Rebeca Pak. Terriccio Universale, veduta parziale dell'allestimento, Platea | Palazzo Galeano, Lodi

Rebeca Pak e l’“universalità” della terra

LODI | Platea | Palazzo Galeano | Fino al 2 novembre 2025

di MATTEO GALBIATI

Chi è appassionato di natura sa bene quanta importanza il suolo abbia per ogni genere di pianta o di colture: è la terra, infatti, con le specificità dei suoi nutrienti, a garantire la possibilità per ogni vegetale di crescere e, prosperando, di diventare essenziale per l’ecosistema complessivo del mondo. È la terra che dà i suoi frutti.  Sappiamo poi anche che è largamente diffusa nella pratica del giardinaggio una miscela combinata – il noto terriccio universale – in grado di favorire condizioni ottimali di sviluppo a essenze molto diverse tra loro per provenienza e per adattamento climatico ma, pur avendo esigenze assai differenti, ciascuna ha garantita la possibilità di svilupparsi nel miglior modo possibile. L’universalità, in questo caso, è sinonimo di opportunità date alla pari; è materia utile a tutte e a tutte allo stesso modo. Non è poi un caso che, per una correlazione funzionalmente significante, la cultura e la società umana abbiano attinto molto da questo ambito per sottolineare l’ampio valore metaforico del repertorio offerto da parole come humus, radici e radicamento, terra, fertile e fertilità, substrato e via dicendo.

Rebeca Pak. Terriccio Universale, veduta parziale dell’allestimento, Platea | Palazzo Galeano, Lodi

Seguendo questi concetti solo appena accennati, Rebeca Pak (San Paolo, Brasile, 1992) si presenta da Platea | Palazzo Galeano a Lodi con una progettualità che tiene organicamente in considerazione le sue passate esperienze e, di più, insiste con l’identità specifica che la sua ricerca ha acquisito nel tempo. Per lei, che ha sempre vissuto direttamente l’esperienza del multiculturalismo – di origini asiatiche, nata in Brasile è ora trapiantata in Europa – guardare attraverso i confini geografici, culturali, linguistici, etnografici, sociali, economici diventa un’abitudine naturale, logica e ovvia, di pensare in termini di un orizzonte globale in cui la comunità non può che responsabilizzarsi rispetto quella scheggia di universo in cui viviamo.
La nostra Terra è depositaria di storie e memorie, è ambiente dell’accadere delle cose e deve tornare ad essere elemento condiviso senza sopraffazioni, ma osservando le fatiche dell’altro, ci si deve impegnare, in un silenzioso patto di reciprocità, ad aiutare l’altro a com-partecipare di un piccolo benessere che deve essere, di riflesso, per tutti. Pak agisce con la volontà, preziosa in questi nostri tempi complessi dove le lotte sfociano in derive che erodono i sani e legittimi principi in inutili opposizioni, di recuperare un certo senso di parità e mutualità.
Le sue visioni e i suoi suggerimenti mossi in qualità di artista visiva che ha in se stessa le prove di un’“esistenza in transito”, rivivono così nella proposta data per il terzo episodio di Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry, curato sempre da Gabriella Rebello Kolandra: per lo spazio lodigiano ha voluto sviluppare, infatti, una nuova esperienza della serie di azioni performative intitolate proprio Terriccio Universale, sulle quali lavora da tempo. Iniziata nel 2019, e già proposta in modo differente a Milano, a Roma e a Šiluva in Slovenia, questa riflessione realmente attiva ci spinge a riconsiderare i principi, il senso e il valore della terra, intesa sia come simbolo delle origini individuali di ciascuno, sia sul suo valore umano globale. L’universalità coincide con un momento di pausa e di catarsi per chi ha scelto di aderire spontaneamente all’invito dell’azione proposta dall’artista brasiliana e che si trasferisce anche a chi solo osserva.

Rebeca Pak. Terriccio Universale, veduta parziale dell’allestimento, Platea | Palazzo Galeano, Lodi

È la fisica presenza del corpo dell’artista a catalizzare un’attenzione peculiare che, in un inusuale attraversamento di luoghi antropici, vuole creare – nell’opera finita – un campo di riflessione aperta, mai dogmatica purché sempre predisposta ad accogliere il vero confronto relazionale e di dialogo con l’altro. E in questa maniera prova a evidenziare nuove traiettorie di verità.
Il concetto qui cercato è, come si diceva, quello di terra di origine e appartenenza che, pensando all’esperienza del nonno coreano rientrato dal Brasile per viaggiare in Corea del Sud per omaggiare le sepolture degli avi, mette in luce il valore delle gestualità di un singolo quale specchio dei gesti di una collettività intera. Pak, predisposto un pesante sacco di terra, simulacro del “terriccio universale” primario, ha camminato per le vie di Lodi muovendosi tra la gente che abitualmente vive in questo contesto diverso.
Spostandosi su un percorso spontaneamente definito secondo gli occorsi casuali di ritmi, tempistiche, gesti e scelte del momento, ha chiesto aiuto per trasportare il suo “fardello” e, così, ha stimolato tutti a ripensare simbolicamente al senso di universalità rappresentata da quella terra e alla volontà con cui si è ospitati e si ospita in una certa frazione del nostro spazio-tempo. Le tracce testimoniali che ci lascia sono eroico esempio di una presenza che è stata tangibile tra noi e che, anche provando a manifestarsi in modo insolito, con il suo fare e il suo interpellarci ci obbliga a riconoscere un atto di volontà, sottolineando la necessità dell’aiuto reciproco e la predisposizione a concederlo naturalmente.

Rebeca Pak. Terriccio Universale, veduta parziale dell’allestimento, Platea | Palazzo Galeano, Lodi

Pak ha poi collocato un’installazione site-specific nello spazio della vetrina dell’Associazione lodigiana con la documentazione video di quanto fatto, possibilità ulteriore per continuare, finché è in corso la mostra, nei processi di riflessione innescati con la performance. Anche questo lavoro si innesta nell’ambiente in cui permane la scultura-scala di Margherita Moscardini a ribadire, anche in questo caso, un’attiva e preziosa circostanza di istanti di dialoghi e scambi, relazioni e rispecchiamenti, di connessioni e vicinanza.
Ricordiamo infine che tutto il progetto di Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry, calendarizzato sino a fino a gennaio 2026, si arricchirà nelle prossime ultime due tappe degli interventi di Vashish Soobah (Catania, 1994) e Marvin Gabriele Nwachukwu (Milano, 1996).

Rebeca Pak. Terriccio Universale
terzo episodio di Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry
a cura di Gabriella Rebello Kolandra
con il sostegno della Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus
main partner Ferrari Giovanni Industria Casearia s.p.a., Consorzio di tutela del Grana Padano
partner tecnici Solux Led Lighting Technology, Verspieren Broker di Assicurazione, Galleria Gian Marco Casini
progetto grafico Carolina Incerti

13 settembre – 2 novembre 2025

Platea | Palazzo Galeano
Corso Umberto I 50, Lodi

Info: www.platea.gallery

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