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TORINO ǀ NELLO STUDIO DI SIMONE STUTO

di MATTIA LAPPERIER

Lo studio nasce, cresce e si sviluppa di pari passo con l’artista. Ne riflette la personalità nel modo più autentico. È testimone silenzioso delle sperimentazioni più ardite, del perfezionamento di tecniche affinate negli anni e custodite gelosamente. È anche il luogo delle infinite prove, delle notti insonni, delle cocenti insoddisfazioni, che tuttavia possono sfociare talvolta in successi inaspettati. #TheVisit ha lo scopo di aprire le porte a tali realtà per loro stessa natura poco accessibili, con il proposito di far luce sulla peculiare relazione che lega l’artista allo studio.

Siciliano di nascita e di formazione, in Piemonte da otto anni, Simone Stuto ha allestito il suo studio a Torino, all’interno della propria abitazione, dal 2022. L’ambiente è caldo e accogliente, curato nei dettagli, vivace e colorato, stipato di oggetti di varia natura, oltreché di opere appese alle pareti, disposte su tavoli o appoggiate a cavalletti.

Sin dai tempi dell’accademia, frequentata a Palermo, ha da sempre individuato nel confronto con altri artisti, anche di altre generazioni, una preziosa occasione di arricchimento. Proprio nel capoluogo siciliano ha avuto l’opportunità di recepire stimoli provenienti da culture diverse, anche molto lontane tra loro. Amante della storia e dell’archeologia, Stuto consulta archivi, si documenta, studia, riconosce le tracce di ciò che di arabo e spagnolo è rimasto nella sua Sicilia, anche attraverso la lettura di romanzi storici come Il Consiglio d’Egitto, a firma del suo conterraneo Leonardo Sciascia.

Veduta dello studio di Simone Stuto, ph. Nicola Morittu

L’amore per l’antico e, più in generale, per le tracce di cultura che emergono dal passato influenzano profondamente tanto la sua ricerca artistica, quanto l’assetto dello studio. Accedendo a quest’ultimo, pare infatti di entrare in una wunderkammer; una di quelle “camere delle meraviglie” che erano diffuse nell’Europa continentale tra XVI e XVIII secolo. Tali stanze segrete, antesignane dei musei moderni, raccoglievano oggetti rari, curiosi o straordinari provenienti da svariati ambiti: fossili, minerali, conchiglie, coralli (naturalia); strumenti scientifici, oggetti tecnologici (scientifica); oggetti d’arte, miniature, curiosità etnografiche (artificialia); reperti esotici o presunti resti di animali mitologici (mirabilia). Nonostante – com’è ovvio che sia – lo studio di Simone Stuto sia privo di una così rigorosa sistematicità nell’ordinamento e nella disposizione dei molti oggetti che lo affollano, esso serba echi di tale antica forma di collezionismo.

Particolare dello studio di Simone Stuto, ph. Nicola Morittu

La sua è una considerevole raccolta di cimeli che manifesta un vero e proprio culto per gli oggetti rari e preziosi. Stampe, libri antichi e cataloghi d’arte sono accostati a resti ossei e conchiglie; statuette devozionali, ex voto e icone, a vasi e scatole cinesi; la statua acefala di una Vergine e un pupo siciliano, a cartoline e foto d’epoca riemerse dalle bancarelle di mercatini delle pulci. La collezione stipa lo studio, travalica i suoi confini, spandendosi per il resto della casa. In studio, essa dialoga con i materiali della pittura e della scultura, a un livello più profondo, penetra nell’immaginario dell’artista, contribuendo persino alla definizione delle sue composizioni, impreziosendole di particolari.

Veduta dello studio di Simone Stuto, ph. Nicola Morittu

Continui sono i rimandi (consapevoli e non) ai maestri del passato. La sinuosità del segno e le accensioni cromatiche dei dipinti di Stuto ricordano le esasperate deformazioni di Francis Bacon. I corpi liquefatti sono invece memori delle sculture più introspettive di Medardo Rosso o Alberto Giacometti. Derivano invece da pittori cinquecenteschi come El Greco, Rosso Fiorentino o Pontormo le alterazioni prospettiche e la persistente tensione onirica che caratterizza gran parte delle opere. I riferimenti iconografici sono liberamente attinti dalla pittura tardogotica, da quella manierista, secessionista, simbolista o contemporanea; frequenti sono inoltre le incursioni nell’arte orientale. Stuto trae abitualmente spunto da una vasta mole di stimoli visivi e intellettuali. Tra gli altri, Il Medioevo fantastico di Jurgis Baltrušaitis gli ha offerto molte suggestioni, come ad esempio la questione relativa alla nuvola chi. Di origine cinese, presente anche nell’arte gotica, si tratta di un antico elemento decorativo da lui recuperato e trasmutato nei piccoli gorghi disseminati qua e là nei suoi dipinti. Osservando da vicino questi ultimi, si nota che le figure sono proiettate in un contesto spaziale irreale e straniante che sembra attraversarle. Spesso esse mantengono gli occhi chiusi, assumendo così un atteggiamento vagamente contemplativo, come accade in molta pittura ottocentesca di matrice intimista o mitologica. In alcuni casi, lo spazio prende il sopravvento sulla figura e diviene un giardino dall’atmosfera sospesa. I colori, marcatamente saturi, sono distribuiti a macchie, in modo da definire i vari piani prospettici. Influenze decorative derivate dai tessuti o dalla ceramica concorrono a una resa ambientale complessa e allo stesso tempo sofisticata.

Simone Stuto, Edipo e la sfinge, 2024, olio su tela, 150×180 cm, ph. Nicola Morittu

Nonostante la sua pittura possa essere ricondotta al vasto ambito della figurazione, l’artista è solito impostare il lavoro per campiture di colore, alla ricerca di un equilibrio nel dinamismo, così come si comporterebbe un pittore astratto. Stuto aggiunge o elimina parti dalla composizione, dando luogo a una vero e proprio intervento di stratificazione che si struttura nel corso del tempo, attraverso l’utilizzo del pennello o della spatola, a seconda degli effetti che intende ottenere. Il processo è decisamente lento, talvolta preceduto da bozzetti propedeutici; in ogni caso l’artista impiega mesi per terminare una singola opera. Per questo motivo, anche al fine di ottimizzare i tempi, è solito lavorare su più progetti contemporaneamente.

Simone Stuto, Ritual spirit, 2024, olio su tela, 75×150 cm, collezione privata, ph. Nicola Morittu

Anche nella scultura il confronto con il passato è costante, sia per quanto riguarda le iconografie che per le tecniche. L’antichità greco-romana da un lato e le statue del ceroplasta settecentesco Gaetano Zumbo dall’altro sono tra i riferimenti più assidui. Che sia ottenuta con la cera, il gesso, la ceramica o il poliuretano espanso, la scultura è dinamica, vibratile, talvolta eccentrica, in ogni caso pare percorsa da un inebriante tremito di sensualità.

Simone Stuto ha un approccio quotidiano allo studio; continuità e concentrazione sono costanti di una pratica artistica densa di riferimenti, eppure contraddistinta da esiti freschi e vivaci. Il suo studio wunderkammer è lo specchio di un artista colto, un intellettuale appassionato di storia, un entusiasta collezionista di cimeli e di stimoli immaginativi.

Ritratto di Simone Stuto, ph. Nicola Morittu

Simone Stuto nasce a Caltanissetta nel 1991. Consegue il diploma in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2016. Attualmente vive e lavora a Torino. Le sue opere risentono di una marcata tradizione iconografica di impianto medievale e rinascimentale, senza mai perdere di vista le peculiarità dell’estetica contemporanea. Esse riconducono ad atmosfere intime legate alla sfera dell’onirico. Lo spazio è saturo di elementi pittorici compositivi astratti che annullano la distanza tra sfondo e figure. Stuto innesca un continuo dualismo fra spirito e materia e fra bellezza e mostruosità. La dimensione del racconto è fortemente accentuata dall’uso preponderante di cromie pure, spesso ottenute attraverso sottili velature o paste pittoriche più consistenti. Dal 2015 partecipa a numerose esposizioni personali e collettive in tutta Italia. Tra le più recenti e significative emerge ATELIER.IT / IV episodio: un viatico nelle pratiche pittoriche (2025), a cura di Andrea Bruciati e Nicola Verlato, presso il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli.

simonestuto.com

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