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Intervista a Chiara Canali di Elena Baldelli

La scorsa settimana abbiamo incontrato Tiziana Manca, direttore artistico di AAM, ora è la volta di Chiara Canali, head curator dell’evento che apre il prossimo 7 aprile a Milano. Come promesso vi accompagniamo all’opening e approfondiamo con lei gli aspetti curatoriali del progetto, in attesa di sentire tutti i curatori coinvolti nel focus speciale Arte Accessibile del 5 aprile…

Elena Baldelli: Nel contesto dell’arte contemporanea, perché assume importanza una manifestazione come AAM?
Chiara Canali:
Oggi il concetto di un’arte contemporanea difficile, complicata e criptica, troppo colta e filosofica, è sorpassato a favore di un’arte diretta, comprensibile e di facile lettura. L’accessibilità deve essere intesa prima di tutto come modalità intellettuale, etica e sociale di un’arte che può e deve essere usufruita da tutti, in una manifestazione gratuita e all’insegna del dialogo con gli artisti e del rapporto diretto con il pubblico.
Non esistono altre tipologie di evento simili a queste: Arte Accessibile è qualcosa di più di una semplice fiera d’arte. Abbiamo inteso restituire la facilità e la gratuità dell’accesso e della visione della rete in una sede reale, concreta, allestita – lo Spazio Eventiquattro progettato da Renzo Piano – in un percorso senza barriere e a più livelli, al di fuori degli spazi consueti di fruizione dell’arte.

Uno degli aspetti caratterizzanti di AAM è l’apporto curatoriale. Tu sei l’head curator di questa edizione… In cosa consiste il tuo ruolo?
Il mio ruolo è stato quello di coordinare e gestire il team di curatori affinché fossimo noi i garanti delle scelte rivolte alle gallerie e agli artisti. A differenza di una fiera tradizionale, in cui di solito c’è un application form da compilare che viene successivamente valutato dal comitato, qui il punto di partenza è stato una selezione curatoriale di gallerie e artisti che tenesse conto delle relazioni abituali del curatore e del suo lavoro critico sul campo. In questo modo si è, da un lato, potuto garantire la qualità delle proposte e dall’altro si è mantenuto fede al peculiare percorso che il curatore ha svolto negli ultimi anni. Le differenze artistiche e stilistiche di ciascuno non hanno fatto altro che arricchire e diversificare la proposta artistica complessiva.
Ciascuno dei curatori ha inizialmente fornito una sua lista di nomi da contattare che è stata confrontata e approvata da tutti durante incontri a scadenza fissa. Credo che la fiducia accordata dalle gallerie al progetto sia, per la maggior parte, stata assicurata proprio dalla stima nei confronti del curatore che si è fatto tramite del progetto e che ha accompagnato il gallerista nella scelta degli artisti da esporre.

Il concetto di accessibilità può essere declinato in diverse accezioni… Nel contesto di AAM, in che modo l’accessibilità si concretizza nel rapporto tra le varie entità del sistema economico dell’arte (in particolar modo curatori, artisti, galleristi, fruitori)?
L’accessibilità è oggi uno dei grandi temi della contemporaneità: si parla di accessibilità alle comunicazioni, di accessibilità ai cittadini stranieri e alle multiculturalità, di accessibilità per i disabili, di accessibilità e usabilità del web. Nell’era dell’accesso globale, anche l’Arte deve essere Accessibile, deve veicolare nuovi valori basati sulla cultura e l’informazione. Come già affermava Arthur Danto nel suo saggio Artworld del 1964, il modello attuale del sistema dell’arte è il libero mercato e non la gerarchia dei saperi. Il garante del funzionamento e del successo di questo modello è il consenso del pubblico, la “dittatura dello spettatore”, il quale si riflette sugli acquisti, siano essi quelli dei collezionisti o quelli delle istituzioni. Credo che artista, gallerista e curatore debbano allearsi al fine di studiare le modalità più corrette per proporre al pubblico una lettura logica e comprensibile dell’opera, introducendo il visitatore attraverso un percorso espositivo chiaro e di facile decifrazione, in una prospettiva di piena accessibilità e interazione. AAM, privilegiando le mostre personali e i percorsi dei curatori, si pone su questa strada.

Sempre parlando di accessibilità hai sottolineato il fatto che oggi l’arte è “prêt à porter”… Cosa intendi per “arte a portata di mano”? Sino a che punto si può estendere oggigiorno questa possibilità? E, a tuo parere, quali sono gli aspetti positivi e negativi di questa fruizione globale dell’arte?
Credo che una delle difficoltà maggiori per un potenziale appassionato d’arte, ma non addetto ai lavori, sia il fatto di trovarsi spesso di fronte ad un sistema chiuso, ad una casta che funziona mediante rituali circolari e autoreferenziali: le preview e le inaugurazioni in galleria, a cui si accede mediante invito, le mostre museali a pagamento, le fiere dirette ai collezionisti, ecc… Se qualche profano si trova direttamente coinvolto in uno dei circuiti, fa fatica ad interagire per caso con questo sistema. L’obiettivo di AAM è abbattere queste barriere permettendo all’arte di essere “a portata di mano” senza biglietto d’ingresso o invito per l’accesso, all’interno di un luogo pubblico e già conosciuto a Milano senza essere adibito a museo, con un percorso di mostre personali e di proposte facilmente recepibili da parte del pubblico, e in un ambiente amichevole e dinamico, dove si può gustare una tazza di thè mentre si guarda una performance. La fruizione globale dell’arte è sicuramente un fattore positivo, come dimostrano i paesi anglosassoni dove i musei e le gallerie, per la maggior parte ad ingresso gratuito, diventano un luogo di ritrovo per giovani e famiglie. L’importante è non abbassare gli stand di qualità e il livello delle proposte culturali da parte di chi organizza gli eventi, ma questo rimane un compito dei critici, curatori, galleristi, direttori di musei.

L’evento in breve:
AAM – ARTE ACCESSIBILE MILANO 2011

Spazio Eventiquattro e PricewaterhouseCoopers
Via Monte Rosa 91, Milano
Info: www.arteaccessibile.com
7 – 10 aprile 2011
Inaugurazione giovedì 7 aprile dalle ore 20.30 alle ore 24.00
Ingresso libero

In alto, da sinistra:
Fabiano Parisi, “Il mondo che non vedo 13”, 2010, fotografia e resina su legno, cm 100×135, courtesy Galleria Glauco Cavaciuti
Paolo Ceribelli, “Molotov”, 2010, tecnica mista, cm 10x10x20, courtesy Galleria Glauco Cavaciuti
In basso, da sinistra:
Pietro D’Angelo, “La ventiquattrore”, assemblaggio metallico e graffette, 2011, cm 50x50x172, courtesy Ermanno Tedeschi Gallery
Iva Kontic, “APlaceof…”, 2010, acrilico e collage su tela, cm 95×115

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