MILANO | PAC Padiglione d’Arte Contemporanea | Fino all’8 giugno 2025
di MATTEO GALBIATI
Distopica, come dispotico sembra essere diventato il mondo in cui viviamo, ogni giorno sempre più soffocato e distorto da fondamentalismi di natura culturale, religiosa, sociale, economica, politica e psicologica. Così appare la personale antologica Body of Evidence, curata da Diego Sileo e Beatrice Benedetti, allestita al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, che ha per protagonista Shirin Neshat (Qazvin, 1957). Osservando le sue opere, dove a prevalere è il suo bianco-nero così tagliente e schietto nel decifrare le esigenze e le necessità delle sue persone-personaggi ritratti o ripresi, e visitando gli intensi allestimenti qui proposti, si è quasi travolti dalle rivendicazioni intime e profonde delle storie che l’artista sa intagliare con tanta livida emozione efficace.

Shirin Neshat. BODY OF EVIDENCE, veduta parziale della mostra, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano Courtesy PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Milano Foto Nico Covre
Tra voci che gridano incomprensibili proclami o sguardi che si esprimono con un silenzio rumoroso, si accentua così tanto quella sensazione di estraniazione per noi che guardiamo da esserne, alla fine, totalmente coinvolti e travolti e, in definitiva, ci sentiamo completamente implicati in queste storie. Qui si apre un varco per una solitaria esplorazione individuale di quel mondo sconvolto da una realtà che cede il passo a un incubo incipiente. Qui, in questi territori di conflitti e rivendicazioni, di attivismo autenticamente militante, si è sempre mossa con una intensità potente Neshat che con la sua poetica, riverberata in un prolifico, ma sempre coerente, linguaggio espressivo – libero di muoversi e spostarsi di continuo tra video, fotografia, performance, teatro, ecc… come la mostra documenta –, ha voluto dar voce a visioni con cui stimolare proprio le coscienze di chi osserva e conosce le sue opere.

Shirin Neshat, Speechless, dalla serie Women of Allah, 1996, stampa ai sali d’argento e inchiostro Copyright Shirin Neshat Courtesy l’artista e Gladstone Gallery
In questo senso si trova conferma nelle sue stesse parole, quando, durante l’intervista che le feci in occasione di The Home of My Eyes, sua personale al Correr di Venezia nel 2017 (vedi Espoarte #98 o questo link), le chiesi in che modo un singolo artista possa intervenire in un contesto globale tanto complesso e lei mi rispose:
“Penso che l’arte e gli artisti non possano cambiare il mondo, ma possano influenzare il punto di vista del pubblico e lo sollecitino entrambi in termini emotivi e razionali. Di principio sono contro gli artisti che fanno un’arte che è un preconcetto con un ordine del giorno precostituito. È un compito molto difficile per un artista bilanciare un messaggio che sia al contempo significativo e riflessivo rispetto le attuali realtà sociali e politiche, ma che si rifiuta di produrre degli slogan e diventare didattico.”
La mostra lascia, in questo senso, fluire alcune delle sue celeberrime serie di lavori fotografici e alcuni suoi video in cui si percepisce il valore poetico, struggente e intensissimo della sua visione. Temi come identità, trasformazione, potere, religione, razza e relazioni umane si rivolgono a noi con la consapevolezza del dovere di cambiamento. In Body of Evidence la tensione per chi “viaggia” attraverso i cicli di lavori dalle differenti implicazioni è tangibile, palpabile, e non ci si può sentire distaccati. Non possiamo abbandonarci all’indifferenza.

Shirin Neshat. BODY OF EVIDENCE, veduta parziale della mostra, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano Courtesy PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Milano Foto Nico Covre
Il percorso racchiude, del resto, tutte le sue creazioni più iconiche come la serie, indiscutibile capolavoro, di Women of Allah (1993-1997) o Turbulent (1998), opera che le ha fatto vincere il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1999, fino alle prove più recenti quali la bellissima serie di 111 ritratti e un video a due canali Land of Dreams (2019) e The Fury (2023). Tensioni vecchie e nuove dell’umanità hanno sempre spazio di osservazione nel suo lavoro e Neshat non viene mai meno di identificare la sua modalità espressiva motivandola con le necessità dei tempi. La cronaca di donne e uomini del nostro evo si fa implacabile testimonianza che, per metafora o asserzione diretta, viene analizzata nella puntualizzazione che il suo pensiero fa, sottraendola alla retorica della circostanza, e alimentandola anche con la verità della sua stessa storia personale. Le esperienze di vita si incrociano e Neshat, nel corso dei decenni, le adatta e le verifica con una lucida determinazione, restituita dal/nel carattere unico, solido e anche impietoso, di ciascun suo lavoro con cui ricerca le “prove” di una umanità sempre sconvolta e contrapposta da quelle ingiustizie che la stanno spingendo alla soglia del suo esilio definitivo.

Shirin Neshat. BODY OF EVIDENCE, veduta parziale della mostra, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano Courtesy PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Milano Foto Nico Covre
Le storie umane di Shirin Neshat iniziano da un’osservazione interna – in un certo senso il suo orizzonte privato e personale – per poi reinterpretarsi in una dichiarazione di valore universale, secondo un diritto che non esercita confini.
Duro e incisivo, rituale e ossessivo, con una lenta enfasi retorica, che potrebbe apparire talora teatrale, il messaggio di Shirin Neshat rimane sempre spiazzante e teso a determinare un cambiamento e la necessità della sua stessa consapevolezza. In questo modo le luci e le ombre da lei proposte si potranno emancipare in nuovi colori, attraverso questa comprensione delle ragioni dell’altro si può conseguire la libertà del rispetto e della dignità di tutti. L’aspettativa e la missione rimane di far crescere e maturare, ma mai cristallizzare, la nostra coscienza di individui che possono, camminando nel futuro, provare davvero a cambiarlo.
Shirin Neshat. Body of Evidence
a cura di Diego Sileo e Beatrice Benedetti
promossa da Comune di Milano – Cultura
prodotta da PAC e Silvana Editoriale
28 marzo – 8 giugno 2025
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
via Palestro 14, Milano
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00-19.30; giovedì 10.00-22.30; lunedì chiuso; aperto 2 giugno
Ingresso intero €8,00; ridotto da €6,50 a €4,00
Info: +39 02 88446359
info@pacmilano.it
didattica@pacmilano.it (per gruppi e scuole)
www.pacmilano.it