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TORINO | Pinacoteca Agnelli | Fino al 25 maggio 2025

di NICOLETTA BIGLIETTI

Un artista controcorrente, erudito e visionario. Un pittore, ma ancor prima un uomo, centro di una marginalità apparente che lo ha portato – rifiutando le tendenze dominanti – a tracciare nuovi e inediti sentieri.
Perché Salvo – o meglio Salvatore Mangione – questo è stato ed è: un artista che ha saputo riscrivere le regole dell’arte lasciando una traccia stratificata, indelebile e terribilmente “Viva”.
In concomitanza con l’ultima edizione dell’Art Week torinese, negli spazi della Pinacoteca Agnelli, ha inaugurato la più completa retrospettiva mai dedicata a Salvo dal titolo Arrivare in tempo, curata da Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, la mostra offre una panoramica inedita sull’intera parabola artistica del Maestro, in un progetto che si estende per tutti e tre i piani della Pinacoteca, giungendo anche a instaurare un dialogo con la collezione permanente.

Salvo. Arrivare in tempo, installation view, Pinacoteca Agnelli Torino, 2024, Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

Siculo di origini, ma torinese “d’adozione”, Salvo ha incarnato un’eccezionale indipendenza creativa, sfidando con coerenza le convenzioni artistiche degli anni Sessanta e Settanta. Ribelle alle tendenze dominanti, ha tracciato un percorso personale che, pur dialogando con le avanguardie, si è sempre mantenuto fedele alla propria visione.
Dopo un breve soggiorno parigino nel 1968, infatti, poco più che ventenne, rientrò a Torino iniziando a relazionarsi con gli esponenti dell’Arte Povera, come l’amico Boetti – con cui condivise lo studio – Merz, Pistoletto e Paolini, senza tuttavia lasciarsi imprigionare dalle dinamiche di gruppo o dai linguaggi codificati del movimento.

Salvo. Arrivare in tempo, installation view, Pinacoteca Agnelli Torino, 2024, Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

La sua opera, pertanto, si distingue sì per un’evoluzione audace e “propria”, ma partendo sempre da una base ancorata alla tradizione pittorica e al ritratto, per approdare così a un linguaggio denso di stratificazioni concettuali; sono celebri, ad esempio, i suoi autoritratti, ironici e metatestuali – tra cui Autoritratto (come Raffaello) e 12 autoritratti – nei quali l’artista manipola il proprio volto per riflettere sul tema dell’identità e della memoria collettiva.
Nello stesso periodo, Salvo introduce anche l’iconico concetto della lapide, simbolo marmoreo di eternità e tabula per frasi, concetti e parole dalla straordinaria forza evocativa; ed è così che su un supporto sia materialmente che concettualmente “impegnativo”, epitaffi poetici si addizionano ad elenchi storici e provocazioni apparentemente narcisistiche – come Salvo è vivo o Io sono il migliore – fino a giungere alla lapidaria e definitiva affermazione di sé da parte dell’artista con la scritta Salvo. Dei lavori che – tra ironia e solennità – vedono l’intrecciarsi di una memoria personale e collettiva che trasforma un oggetto funerario – come la lapide – in una celebrazione della presenza artistica, capace, inoltre, di fare metter nuovamente in discussione il rapporto tra temporalità e permanenza. Tra finito e infinito.

Salvo. Arrivare in tempo, installation view, Pinacoteca Agnelli Torino, 2024, Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

Percorrendo così la vita di Salvo, nel 1973, verso i suoi 26 anni, in aperta controtendenza rispetto all’egemonia concettuale del periodo, l’artista ritorna alla pittura con un gesto rivoluzionario; un atto di “resurrezione” del medium tradizionale che si carica di nuova consapevolezza, trasformandosi in una riflessione profonda non solo sulla storia dell’arte, ma anche sulla letteratura e la mitologia.
Perché la pittura di Salvo diventa – oltre che una forma di “resistenza” – anche un’affermazione personale e senza tempo, in grado di dialogare con i maestri del passato e riaffermare il potere perenne dell’arte di sfidare ogni dogma.

Salvo. Arrivare in tempo, installation view, Pinacoteca Agnelli Torino, 2024, Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

Ed è proprio come in un itinerario ideale che lambisce le tappe della carriera di Salvo che si snoda il percorso allestitivo: a partire dal cuore del suo studio – da quella dimensione intima, pura e personale – infatti, il fruitore è guidato verso la vastità dell’esterno. Quello esterno popolato da bar, paesaggi urbani e tramonti che caratterizzano il primo piano della mostra, per giungere fino ai capricci e alle Ottomane; approdando poi al terzo ed ultimo piano della mostra si scorge una riflessione sopra lo spazio e sopra il tempo, in cui il ciclo pittorico de San Giorgio e il Drago realizzato Salvo si inserisce in un dialogo ideale con la tradizione artistica incarnata dalla Collezione Permanente della Pinacoteca, a testimonianza del costante intento dell’artista di confrontarsi e interagire con la storia dell’arte.

Monica Bonvicini, Come Run With Me, 2024, installation view, Pinacoteca Agnelli Torino, 2024 Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

Un vero è proprio viaggio, dunque, attraverso le sperimentazioni più radicali di Salvo che si addizionano alle sue opere pittoriche più liriche, tutte ospitate nell’iconico complesso del Lingotto di Torino, istituzione che intreccia storia e modernità in un dialogo senza tempo.
Un aspetto quest’ultimo che è testimoniano anche dalle due installazioni site-specific poste sulla Pista 500 del Lingotto: la prima opera è di Monica Bonvicini (1965) – la cui pratica indaga il rapporto tra architettura e strutture di potere, spesso interrogando l’ambiguità del linguaggio – e s’intitola Come run with me, mentre la seconda, My Mother Was My First Country, è di Chalisée Naamani (1995) – vincitrice della prima edizione del Premio Pista 500 –, un’artista che intreccia tra loro riferimenti ispirati ai brand, alla pubblicità, alla storia dell’arte alla moda e all’ambiente che la circonda, presentando un’opera che si confronta con la funzione del billboard come spazio per la comunicazione pubblica.

Chalisée Naamani, My Mother Was My First Country, 2024, installation view, Pinacoteca Agnelli Torino, 2024 Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

Un connubio tra ambito pittorico, installativo e comunicativo che – ognuno con le proprie profonde e liriche specificità – permette una lettura dinamica e attuale del presente. Quel presente che sembra esso stesso il centro di una marginalità apparente, ma che, in realtà, è in grado di tracciare nuovi e indelebili sentieri.

Salvo. Arrivare in tempo
a cura di Sarah Cosulich, Lucrezia Calabrò Visconti

catalogo JRP | Editions italiano e inglese con testi di Lucrezia Calabrò Visconti, Sarah Cosulich, Valérie Da Costa, Giorgio di Domenico, Alison Gingeras, Mario Garcia Torres, Norma Mangione, Cristina Tuarivoli

1 novembre 2024 – 25 maggio 2025

Pinacoteca Agnelli e Pista 500
Lingotto
via Nizza 230-103, Torino

Orari: da martedì a domenica 10.00-18.00
Pinacoteca Agnelli + Pista 500 intero €12.70 (inclusa prevendita); ridotto €8.50 (inclusa prevendita) 13-25 anni, over 65, gruppi (min 8 pax); Scuole €4.20 (inclusa prevendita); gratuito (senza possibilità di acquisto/prenotazione online) minori di anni 12, persone con disabilità e loro accompagnatore, possessori di tessere, Abbonamento Musei, Torino+Piemonte card, Passaporto culturale e Passaporto culturale per la mamma.
Pinacoteca Agnelli intero €10.60 (inclusa prevendita); ridotto €8.50 (inclusa prevendita)
La Pista 500 intero €4.20 (inclusa prevendita); ridotto €2.10 (inclusa prevendita)

Info: +39 011.0925011
info@pinacoteca-agnelli.it
www.pinacoteca-agnelli.it

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