BOLOGNA | MAMbo – Sala delle Ciminiere | 6 febbraio – 7 settembre 2025
di VALERIA CARNEVALI
Giustamente ritenuta una delle mostre collettive più importanti attualmente in corso sul territorio nazionale, torniamo a parlarne ora che è arrivata all’incirca a metà del suo corso, smaltita l’ebbrezza dei giorni di Art City, in cui è stata inaugurata tra una foltissima presenza di pubblico, per fruirne con tutta la lentezza che merita. A dispetto del titolo, che rovescia azzeccatamente l’umorismo anche su se stessa, conferendole sarcasticamente una pretestuosità che non ha, Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo non è una mostra da percorrere in modo superficiale, anche se si lascia leggere fin tra le righe: è complessa, ma non complicata, attrattiva ma non banale, profonda ma non ermetica, e per questo riesce a far bene il lavoro di una grande istituzione museale attenta al proprio ruolo, quello di parlare ad un pubblico di massa appassionandolo, ma senza scendere a compromessi con l’intrattenimento. “Difendere l’allegria come una trincea”, scriveva il poeta uruguayano Mario Benedetti, e questa mostra, grande, ricca e fortemente identitaria, a ben vedere, lo fa.

Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo
Foto di Carlo Favero © Archivio Gino De Dominicis, Foligno, by Siae 2025
È una mostra molto morbida: allettante sin dalla locandina (un’azione performativa del 2000 di Piero Golia) permette subito di entrare in una comfort-zone grazie al preludio costituito dalla celebre Mozzarella in carrozza di Gino De Dominicis (1968-70), opera arcinota e dalla presenza sorprendente, ideale sipario che annuncia un’esperienza di gioco e autorevolezza, per far poi spaziare lo sguardo su un ambiente grande e densamente popolato, variopinto, appagante sin dal primo accesso.
Lo scenografico allestimento globale nutre la curiosità e regala il genuino entusiasmo di quando da ragazzini si varcava l’entrata del parco di divertimenti, di quando nella scoperta di ogni attrazione c’era la voglia di sperimentare il gioco seguente, nell’imbarazzo della scelta di non saper da dove iniziare a sfamare la curiosità: da lì cento anni di arte italiana iniziano a scherzare e a giocare tra dipinti, installazioni, sculture, grafica, audiovisivi sperimentali e contenuti multimediali, documentazioni di performance del passato e del presente, attraverso i linguaggi declinati da settanta autori tra epoche e correnti… Un secolo esatto è l’età del manichino di Giorgio De Chirico, in progress è il momento attuale della ricerca che Valentina Tanni porta avanti sui meme, e tra l’uno e l’altra, scorrono firme storicizzate del Novecento e nomi consolidati del nuovo millennio, dalla a di Carla Accardi alla z di Italo Zuffi.

Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo. Foto di Carlo Favero © Francesco Vezzoli, by Siae 2025; © Antonio Donghi, by Siae 2025; © Giorgio De Chirico, by Siae2025, © Antonio Donghi, by Siae 2025, © Antonio Donghi, by Siae 2025
Ampio è lo spazio tributato a Bruno Munari e alla sua capacità unica nel dar letteralmente forma all’ironia, e quasi doveroso è il posto d’onore conferito sulla plateale rampa a quell’arte concettuale che affonda i piedi nella dichiarazione visuale, Giuseppe Chiari su tutti; in merito all’attitudine di comunicare contenuti politici attraverso la trovata umoristica propria, una corposa sezione è dedicata alle produzioni legate al movimento femminista, soprattutto con la poesia visiva delle donne del Gruppo 70, anche se la scena è tutta per l’installazione site-specific già del 1976 di Tomaso Binga e per la autorappresentazioni di Chiara Fumai, voce non spenta dei primi Duemila.
Bologna stessa, evocata e rappresentata, non è solo uno sfondo, ma agisce come protagonista, talvolta esplicita (come non ricordare il situazionismo degli anni Settanta?), ma più spesso in un sottotesto fluido e costante, ricordandoci come nello spazio a cavallo tra i due secoli nel laboratorio atavico della città felsinea macinavano idee e davano corpo ad una estetica del tutto peculiare alcune importanti presenze come quelle del DAMS e della Galleria Neon, con tutto ciò che ruotava loro attorno. Non diamo quindi per scontata la presenza di Maurizio Cattelan e dei suoi piccioni visti alla Biennale di Venezia del 2011, che cambiano titolo (ora sono Ghosts) ma non la molesta incombenza dall’alto: il ruolo che ha egli avuto, come mente geniale e prodotto della Bologna degli anni Novanta li rende di diritto antologici.

Veduta della mostra
Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo
Foto di Carlo Favero
Il curatore Lorenzo Balbi, che, da direttore, assieme alla curatrice residente Caterina Molteni, ha concepito questo progetto per celebrare i cinquant’anni della Galleria d’Arte Moderna, cita come fondanti alcune esperienze di ricerca e valorizzazione dell’arte italiana del passato svolte precedentemente dalla GAM (tra le altre, Spazio Aperto, a cura di Dede Auregli) e poi dal MAMbo (Focus on Contemporary Italian Art, a cura di Gianfranco Maraniello) ponendo Facile ironia come una risultante a cui la città, instancabile centro di produzione culturale ed artistica, è giunta grazie a un ricerca feconda ed incessante.
Un omaggio alla città è anche l’allestimento stesso, programmaticamente concepito da Filippo Bisagni come una matrioska di cui la sala al pianoterra, tradizionalmente riservata alle esposizioni temporanee, è la bambolina più piccola, chiusa nel ventre dell’edificio museale progettato da Aldo Rossi come ristrutturazione dell’ex Forno del Pane, che a sua volta riecheggia al suo interno la struttura urbana della città che gli si espande attorno.
Significativo è che Lorenzo Balbi concluda il proprio testo introduttivo in catalogo citando l’opera in mostra di Maurizio Mercuri Il preventivo (2022), in cui l’artista fa calcolare ai tecnici professionisti il costo di una eventuale demolizione dell’immobile del MAMbo: l’edificio è mezzo e messaggio, Facile Ironia e l’arte di cui essa si fa portatrice esiste in virtù del suo contesto e non sarebbe la stessa proseguendo altrove, in qualsiasi altro contenitore ed in qualsiasi altra città.
Facile ironia è un organismo che nasce dal genius loci, non replicabile e impossibile da rendere itinerante. Se essa esiste, fino a fine estate, vive come emanazione della sua città, abituata, nel suo carico di storia, memoria, creatività ed anticonformismo, a “difendere l’allegria” come forza propulsiva e categoria identitaria della propria esistenza.
Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo
a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni
mostra realizzata all’interno del programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025 realizzato in occasione di Arte Fiera
Artiste e artisti in mostra:
Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Enrico Baj, Nanni Balestrini, Riccardo Baruzzi, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Luther Blissett, Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Marcella Campagnano, Maurizio Cattelan, Guendalina Cerruti, Giuseppe Chiari, Daniela Comani, Roberto Cuoghi, Giorgio De Chirico, Giuseppe De Mattia, Gino De Dominicis, Antonio Donghi, Donne/Immagine/Creatività, Lia Drei, Pablo Echaurren, Roberto Fassone, Lara Favaretto, Giosetta Fioroni, Chiara Fumai, Alberto Garutti, Aldo Giannotti, Piero Gilardi, Piero Golia, Gruppo XX, Ketty La Rocca, Sergio Lombardo, Arrigo Lora Totino, Lina Mangiacapre, Piero Manzoni, Lucia Marcucci, Eva Marisaldi, Eva & Franco Mattes, Fabio Mauri, Maurizio Mercuri, Marisa Merz, Aldo Mondino, Liliana Moro, Bruno Munari, Giulia Niccolai, Valerio Nicolai, Giancarlo Norese, Luigi Ontani, Rosa Panaro, Clemen Parrocchetti, Pino Pascali, Diego Perrone, Cesare Pietroiusti, Marinella Pirelli, Michelangelo Pistoletto, Paola Pivi, Lisa Ponti, Emilio Prini, Carol Rama, Silvia Rosi, Cinzia Ruggeri, Salvo, Alberto Savinio, Greta Schödl, Lorenzo Scotto di Luzio, Enrico Scuro, Davide Sgambaro, Adriano Spatola, Aldo Spoldi, Alessandra Spranzi, Valentina Tanni, Federico Tosi, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli, Patrizia Vicinelli, Italo Zuffi.
6 febbraio – 7 settembre 2025
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Sala delle Ciminiere
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna
Info: +390516496611
https://www.museibologna.it/mambo/