Bolzano | Museion | 18 maggio – 15 settembre 2019
di GABRIELE SALVATERRA
Tra gli artisti della sua generazione Haim Steinbach (Rehovot, Israele, 1944) è stato uno di quelli che, dopo l’ondata Pop degli Anni ’60, hanno reagito con maggiore radicalità ai quesiti posti dalla presenza soverchiante delle merci nella vita quotidiana delle persone e che hanno affrontato con più decisione il loro carico spettacolare, ostensivo, feticista e anche kitsch. A partire dagli Anni ’70 e, in modo più identificativo negli ’80, la sua pratica si è caratterizzata per la semplice raccolta, selezione e messa in mostra su scaffalature o mensole di banali oggetti appartenenti alla propria collezione personale. Procedura da ready-made duchampiano che negli anni del Postmodernismo assume nuovi significati, strizzando l’occhio al citazionismo ironico, a un coloratissimo neo-pop e a una pratica di taglia-e-incolla che non ha più le caratteristiche espressive del collage cubista ma che pare anticipare il mix di elementi disparati del web e del digitale.
In every single day, la mostra in corso a Museion, sono presenti fotografie degli Anni ’70 che documentano i primi esperimenti di messa in mostra di oggetti su ripiani presso case di amici e conoscenti, come anche un lavoro a mensola del 2012 dal forte impatto. Ma non di sole scaffalature vive Steinbach e la personale bolzanina dà conto di tutta una serie di pratiche in cui è il quotidiano a emergere come cifra costante della ricerca dell’autore.
Every single day rimanda proprio a questa dimensione ed è così che nella mostra, oltre a oggetti isolati dal flusso del vissuto, entrano anche frasi o parole, decontestualizzate con lo stesso procedimento; intere pareti con “pantoni” dai nomi polisemici; fotografie private che accompagnano la crescita del figlio, scandendone i compleanni. È poi lo stesso dispositivo museale ad essere “aperto” mostrando il dietro le quinte, la struttura delle pareti che di solito viene scientemente occultata al pubblico, come a suggerire che, in realtà, la mostra è ancora un work in progress, qualcosa di vitale e ordinario che deve essere ancora portato a compimento (consumato) dal pubblico.
In tutto questo emerge anche l’intento sottilmente parodistico di Steinbach rispetto al museo e all’intero mondo dell’arte; sistemi che, come lui stesso, non fanno altro che selezionare e mettere in mostra oggetti; azioni che tra l’altro rischiano di assomigliare preoccupantemente ai paradigmi del supermercato e del centro commerciale (e qui si può sentire un lontano campanello d’allarme). Steinbach sembra volere dire che l’azione artistica, come quella del curatore, per poter creare nuove dimensioni di senso, può basarsi sulla selezione, disposizione ed esposizione di qualcosa che già esiste. Ma gli oggetti, si sa, sono comunque merci, e sta alla responsabilità di ciascuno comprendere se la loro esibizione risponda più alle procedure dell’artista, del curatore, dell’arredatore o del commesso di supermercato.
Haim Steinbach
every single day
a cura di Susanne Figner, Letizia Ragaglia
co-produzione con il Museo Kurhaus Kleve. Con il gentile sostegno del Castello Englar, Appiano
FONDAZIONE MUSEION. Museo di arte moderna e contemporanea
Piazza Piero Siena 1, Bolzano
Info: + 39 0471 22 34 13
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