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BRESCIA | Museo di Santa Giulia | 8 marzo – 28 luglio 2024

di ILARIA BIGNOTTI

Due le motivazioni per giustificare, se mai ce ne fosse bisogno, la fondamentale importanza di questo Brescia Foto Festival, giunto nel 2024 alla sua VII edizione, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana e co-prodotto con Skira Arte; e due le motivazioni alla base del dovere di darne voce: in primis, l’appuntamento ormai consueto della grande fotografia italiana e internazionale nella Città di Brescia, quest’anno celebra il novantesimo compleanno del Maestro modenese Franco Fontana, indiscusso pioniere della fotografia a colori, attraverso una muscolare mostra monografica che presenta 122 opere, realizzate tra il 1961 e il 2017.

FRANCO FONTANA. Colore, installation view, ph. Alberto Mancini

Ma questa edizione del Brescia Foto Festival segna anche un altro anniversario, tragico: sono infatti trascorsi cinquant’anni dalla strage di piazza della Loggia a Brescia. Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista, un ordigno, posizionato all’interno di un cestino portarifiuti, deflagrò provocando la morte di otto persone e ferendone altre centodue.
Da questo terribile fatto scaturisce l’altra mostra, toccante e non scontata, che attraverso lo sguardo plasmante di Maurizio Galimberti ci racconta Brescia, Piazza Loggia 1974.

Non a caso allora questa edizione del Brescia Foto Festival si intitola Testimoni, ed è infatti dedicata alla capacità dell’artista, attraverso il mezzo fotografico, di portare alla luce fatti, luoghi, persone, storie che gli occhi, e l’obiettivo, sono stati capaci di rendere opera d’arte, immagine e icona destinata a trascendere l’epoca e l’istante in cui sono accaduti, e a diventare monumento bidimensionale, potentissimo ed eterno, donato all’umanità.

FRANCO FONTANA. Colore, installation view, ph. Alberto Mancini

Franco Fontana (Modena, 1933) dagli anni Cinquanta ha scelto di raccontare ciò che vede attraverso l’uso, libero e spregiudicato, della fotografia a colori. Tra anni Sessanta e Settanta, quando la conceptual, la narrative e la performance art chiedevano alla fotografia di farsi documento in bianco e nero di un’idea, di un concetto, di un’azione e di un processo linguistico, Fontana, letteralmente, se ne fregava, e girava in tutto il mondo, trovando orizzonti, scovando architetture, cogliendo anche la banalità quotidiana e insopprimibile della vita.
Ne derivano oltre 120 fotografie, magistralmente allestite in mostra dallo studio Top Tag, raccolte in quattro sezioni che dimostrano la coerenza e la solidità del magistrale uso del colore e della composizione dell’artista modenese.
Risultato di un complesso lavoro di indagine e restauro sulle opere dell’artista, analogiche e digitali, questa monografica di Franco Fontana fa gridare la vita attraverso il colore, la vita che è quella di un ragazzo che ha dovuto, non solo voluto, come egli stesso ha raccontato, vivere la sua chiamata alla fotografia, il suo bisogno di guardare e di comporre un paesaggio interiore che diventa assoluto, orizzonte e campitura, cielo e terra, eternità e istante.

FRANCO FONTANA. Colore, installation view, ph. Alberto Mancini

Il visitatore entra ed esce in quattro ambienti, inondati dai colori purissimi e dedicati a quattro sezioni: People, Paesaggi urbani, Asfalto e Paesaggi. In People si parte con le fotografie di spiagge affollate, processioni di persone tra le dune, e poi la serie straordinaria del Frammenti dove, come in un gioco strutturalista, dettagli di persone, scarpe, gambe, mani, gonne, bocche diventano elementi autonomi e astratti di un linguaggio esplosivo e metamorfico; poi ci sono le Piscine, distese di acqua azzurrissima e oggetti e corpi che diventano elementi di una composizione metafisica e sospesa: non riesco a non vedere la grande pittura americana, quella di David Hockney, e poi trovare qualcosa di Peter Halley nelle serie eclatanti dei Paesaggi urbani, di Los Angeles, San Francisco, dei reticoli di vita, da Rabat a New York. Vita, vita che sgorga da ogni fotografia, vita che si staglia gialla, bruna, verde e blu nei Paesaggi, vita incisa nel nero denso della serie degli Asfalti, con quell’avanguardia segnica che tanti fotografi ha ispirato, poi, l’arte di Franco Fontana.

FRANCO FONTANA. Colore, installation view, ph. Alberto Mancini

E poi c’è l’asfalto bagnato di una piazza di corpi maciullati, di grida strozzate, di vite interrotte. Una piazza di annunci e di volti, di memoria e di rabbia, di silenzio assurdo e di rancore insepolto. È l’asfalto sul quale calcava i piedi Renato Corsini, curatore della mostra di Maurizio Galimberti, agitatore e fondatore della fotografia a Brescia, quando prese in mano, il 28 maggio 1974, la macchina fotografica di un collega, dove dentro c’erano ancora sedici scatti da fare. Renato Corsini riuscì ad avere il coraggio di vedere attraverso quell’obiettivo: le sue sedici fotografie, alle quali si sono aggiunti manifesti, carte d’identità, articoli di giornale, disegni di bambini, sono state poste nelle mani e davanti agli occhi di Maurizio Galimberti, tra i più importanti fotografi della contemporaneità. Il risultato è una installazione di 40 fotocollage di grande formato e di sei Polaroid 50×60, ottenute attraverso la trasposizione dell’immagine su lastra e sviluppo a strappo da negativo.

MAURIZIO GALIMBERTI. Brescia, Piazza Loggia 1974, installation view, ph. Alberto Mancini

Nel suo modo, famelico e magmatico, eppure così delicato e rispettoso del pudore davanti alla violenza, Galimberti ha raccontato una storia di quell’attentato, una storia densa di poesia tragica e di elegia arrabbiatissima, una storia di volti elaborati e ingranditi, e di miriadi di immagini a scomporre e fare da cassa di risonanza a un fatto mostruoso e disumano.

MAURIZIO GALIMBERTI. Brescia, Piazza Loggia 1974, installation view, ph. Alberto Mancini

Due mostre da guardare, e tornare a guardare, due mostre che te le porti a casa, in tasca, negli occhi, addosso, e non vuoi lasciar evaporare la mattina dopo. Due mostre che ci insegnano a credere, ancora una volta, nella grande magia della fotografia.

MAURIZIO GALIMBERTI. Brescia, Piazza Loggia 1974, installation view, ph. Alberto Mancini

FRANCO FONTANA. Colore
a cura di Studio Fontana
Catalogo Skira Arte, con una prefazione di Nicolas Ballario e un testo critico di Caterina Mestrovich

8 marzo – 28 luglio 2024

Museo di Santa Giulia
via dei Musei 81/b, Brescia

Orari 8 marzo – 31 maggio: martedì – domenica, 10 – 18 (ultimo ingresso ore 17.15)
1 giugno – 30 settembre: martedì – domenica, 10 – 19 (ultimo ingresso ore 18.15)
aperto 1° aprile 2024: lunedì dell’Angelo (Pasquetta)

 

MAURIZIO GALIMBERTI. Brescia, Piazza Loggia 1974
a cura di Renato Corsini, da un’idea di Paolo Lodovici e Maurizio Galimberti
Catalogo Skira Arte

8 marzo – 28 luglio 2024

Museo di Santa Giulia
via dei Musei 81/b, Brescia

Orari: 8 marzo – 31 maggio: martedì – domenica, 10 – 18 (ultimo ingresso ore 17.15)
1 giugno – 30 settembre: martedì – domenica, 10 – 19 (ultimo ingresso ore 18.15)
aperto 1° aprile 2024: lunedì dell’Angelo (Pasquetta)

Info: Fondazione Brescia Musei
+39 030.2977833 – 834
cup@bresciamusei.com
https://www.bresciamusei.com/

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