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MILANO | TRIENNALE MILANO | 17 ottobre 2020 – 18 aprile 2021

di ALICE VANGELISTI

È il 1957 quando Danese mette in commercio 16 animali, che si declinò successivamente anche nella versione dei 16 pesci, un puzzle tridimensionale e componibile progettato da Enzo Mari (1932-2020) l’anno precedente. Dopo più di 60 anni, questo “gioco” è ancora prodotto dall’azienda milanese di arredamento e design, a testimonianza di come il lavoro del grande maestro sia senza tempo. 16 pezzi che raffigurano in maniera semplice ed efficace altrettanti animali, riuniti in un’unica tavola rettangolare di legno dove si incastrano l’un l’altro alla perfezione, dando vita a un’armoniosa struttura minimale, originale e innovativa per l’epoca in cui era stata pensata e che ancora oggi non smette di destare il suo fascino.

Nanda Vigo, Lo zoo di Enzo, 2020, veduta della mostra Foto Gianluca Di Ioia Courtesy Triennale, Milano

Ed è proprio guardando a questo progetto che Nanda Vigo si è ispirata per la creazione di Lo zoo di Enzo (2019), un’immensa, colorata e luminosa opera inedita che, sospesa a mezz’aria nell’Atrio della Triennale di Milano, apre la grande retrospettiva, eclettica ed enciclopedica, messa in scena da Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli nel tempio del design meneghino per rendere omaggio agli oltre 60 anni di carriera di Enzo Mari, venuto a mancare pochi giorni dopo l’inaugurazione. Si configura, così, come una mostra-tributo che, però, dopo la sua scomparsa, diventa il più profondo e intenso epitaffio che si potesse pensare per onorare il genio di un grande maestro che ha lasciato il segno nella storia del design italiano, e non solo.
Prendendo spunto dal costante scambio e dialogo che negli anni lo stesso Mari ha sostenuto con Obrist, la sua anima transdisciplinare ed eclettica è raccontata attraverso una serie di progetti, modelli e disegni che si suddividono in grandi macroaree: partendo dalla Sezione Storica, si passa attraverso la Piattaforma di Ricerca e la Serie di video e interviste, il tutto arricchito da contributi di artisti e progettisti internazionali, i quali su invito dello stesso Obrist hanno reso omaggio a Mari con progetti site-specific volti a cogliere la contemporaneità del suo lavoro poliedrico, caratterizzato da un fascino non soggetto alle mode e per questo destinato a durare nel tempo. Ciò che colpisce maggiormente delle sue creazioni è, infatti, la loro resistenza al passare del tempo: sempre innovativi e contemporanei, sostenibili sia nei materiali che nell’estetica, i suoi progetti erano destinati ad essere accessibili al pubblico e questa retrospettiva diventa così anche l’occasione per rivedere il suo lavoro in relazione a questi temi resi palesi attraverso le sue creazioni, che sono – e resteranno – eterne. Oltre a ciò si enfatizza anche la sua personale idea di realtà, in cui un oggetto che viene realizzato deve avere un suo spazio preciso e utile nel mondo – altrimenti sarebbe da considerarsi completamente superfluo.

Enzo Mari, veduta della mostra Foto Gianluca Di Ioia Courtesy Triennale, Milano

Attraverso questo lungo e intenso percorso immersivo all’interno del suo lavoro, i riferimenti, però, vanno anche oltre la sua figura eclettica, delineando come il suo pensiero abbia potuto gettare le basi per il design che è venuto dopo di lui, perché, sia condividendole sia osteggiandole, le sue idee sono oggi un passaggio imprescindibile per chi lavora in questo ambito – e non solo. Nel corso della sua ricerca, Mari ha infatti sperimentato l’utilizzo dei materiali più disparati, realizzando una varietà straordinaria di opere trasversali: passando dalla carta al legno, dal vetro alla ceramica, dal ferro all’acciaio ha saputo, con una semplicità formale ed estetica, contaminare e coniugare man mano le diverse discipline affrontate, spaziando dal design alla grafica, dall’editoria all’arte, dall’architettura alla didattica.
La Sezione Storica si sviluppa a partire dal riallestimento del più grande progetto espositivo da lui realizzato: Enzo Mari. L’arte del design è la mostra che ha avuto luogo alla GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino nel 2008-2009, di cui lo stesso Mari aveva seguito la curatela, l’allestimento e il catalogo. Questa presentava un corpus di progetti differenti, che testimoniavano l’eclettismo della sua grande produzione. In Triennale, si ripropone, così, in un labirintico ordine cronologico una serie di circa 250 differenti materiali, alcuni dei quali presenti già nella mostra di Torino: a partire dalle pitture degli anni Cinquanta e dalle strutture realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, passando – tra i molti altri esposti – per Putrella (1958), i multipli tratti da La Serie della Natura (1961-1976), 44 valutazioni (1976-2008), Allegoria della dignità (1988), le Lezioni di disegno (2007-2008), fino ad arrivare alle tavole della rubrica Qualche puntino sulle i (2011-2012) pubblicate qualche anno fa sulla rivista Wired.

Enzo Mari, Contenitori di ferro profilato, Serie putrella, modello A, 1958, vassoio in ferro naturale, 46x13x8 cm Danese, Milano Foto Fabio e Sergio Grazzani

Una piccola selezione se si pensa ai ben 2.000 materiali presenti all’interno dell’Archivio Mari, recentemente donato dal maestro al Comune di Milano con una sola clausola. La decisione di Mari, infatti, noto per le sue critiche feroci, irriverenti e polemiche rivolte al mondo del design contemporaneo – per lui troppo rivolto alla commercializzazione e di conseguenza poco accessibile al pubblico – diventa emblematica in questo suo atto di donazione, in cui vieta l’accesso al suo archivio per i quarant’anni successivi a questa retrospettiva, la quale si configura, quindi, come un’occasione per il momento unica per poter accedere a una ricca selezione di questi materiali. Una richiesta naturalmente sempre in linea con la sua critica alla contemporaneità, ma rivolgendo anche uno sguardo di speranza all’avvenire per leggere con gli occhi futuri di una società nuova e differente la profondità del suo pensiero. Significativo è in questo senso anche un altro tributo contemporaneo in mostra, realizzato da Mimmo Jodice, il quale nella serie fotografica Studio Enzo Mari (2020) racchiude nei suoi scatti l’essenza di questo archivio strepitoso, fatto di storie e memorie in grado di raccontare il lavoro del maestro.
Così, la mostra diventa un assaggio attivatore di idee e riflessioni per i contemporanei che accedono momentaneamente al suo immenso archivio, entrando all’interno del suo pensiero eclettico e transdisciplinare, carico di idee e pensieri tesi alla creazione di un lavoro essenziale e senza tempo, in cui lo sconfinamento tra arte e design si delinea come una delle caratteristiche fondamentali che segnano tutta la sua sapiente pratica. Sempre tenendo presente questa sua continua contaminazione, diventa significativa anche la strutturazione del percorso storico in mostra: i materiali seguono, infatti, un ordine cronologico, ma non sono sottoposti ad alcuna distinzione tra discipline, tecniche o tipologie di ricerca. Così, ogni oggetto e progetto esposto acquisisce un valore non in base alla categoria di appartenenza, bensì in base alla poetica e all’espressività del maestro.

Mimmo Jodice, Studio Enzo Mari, #001, #002, #003, 2020, veduta della mostra Foto Gianluca Di Ioia Courtesy Triennale, Milano

Parallelamente alla “linea del tempo” dettata dalla Sezione Storica, si struttura Piattaforme di Ricerca, una macroarea ideata appositamente per questa esposizione al fine di presentare approfondimenti su altri progetti realizzati da Mari e dai quali emergono altrettante tematiche centrali nella sua attività: le prime indagini sulle ambiguità percettive, le ricerche sulla produzione sperimentale, quelle sulla produzione di serie e il tema della standard sono solo alcune delle molteplici sfaccettature del suo lavoro che si affiancano all’analisi di altre sue mostre e dei suoi ultimi lavori successivi all’esposizione di Torino, tra i quali lo scenografico progetto dell’allestimento di Vodun, African Voodoo, disegnato per la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi nel 2010 e di cui è riproposto un ambiente caratterizzato da una serie di grandi statue totemiche inserite armoniosamente all’interno di un spazio semplice e minimale.
Completa poi questo percorso immersivo nella sapiente pratica creativa di Mari una serie di video interviste realizzate dal curatore Hans Ulrich Obrist che testimoniano la sua costante tensione etica, la sua profondità teorica e la sua straordinaria capacità progettuale di dare forma all’essenziale. Viene restituita così la sensibilità e l’attualità del suo pensiero, che si manifesta anche attraverso gli omaggi pensati su misura dai diversi artisti coinvolti dallo stesso Obrist.

Adrian Paci, Pensare a un Dio, 2020, veduta della mostra Foto Gianluca Di Ioia Courtesy Triennale, Milano

Così come la mostra si apre con un tributo, si chiude con un altro omaggio, Pensare a un Dio (2020), ideato in questo caso da Adrian Paci: non le sue creazioni, bensì il volto di Mari, avvolto dal fumo di un toscano, appare sullo schermo, interrogando il visitatore e mostrando ancora una volta l’arguta provocazione di un maestro che ha fatto del suo lavoro la sua filosofia di vita. Il suo volto, la sua voce, le sue parole: bastano queste per delinearne una personale interpretazione della sua figura, facendoci accedere in punta di piedi nel suo mondo, rievocato attraverso solamente una semplice domanda e la sua altrettanto semplice risposta.
E in fondo, alla fine della mostra, l’immagine che resta delle sue magistrali creazioni è quella di una semplicità, di un’eleganza e di un’efficienza della forma che hanno dato vita a oggetti senza tempo, animati da una concezione di utilità ed essenzialità che ha permeato anche tutta la sua intera esistenza.

Enzo Mari
a cura di Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli
contributi di artisti e progettisti internazionali in mostra a cura di Hans Ulrich Obrist: Adelita Husani-Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez- Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kau, Adrian Paci, Barbara Stauffacher Solomon, Rirkrit Tiravanija, Danh Vo, Nanda Vigo, Virgil Abloh per il progetto di merchandising

17 ottobre 2020 – 18 aprile 2021

Triennale Milano
viale Alemagna 6, Milano

Orari: martedì-domenica dalle 12.00 alle 20.00

Nel rispetto del DPCM del 3 novembre 2020, Triennale Milano è chiusa al pubblico fino al 3 dicembre 2020. La programmazione online continua con Triennale Upside Down: video, podcast, dirette, approfondimenti sul Magazine e tanti altri contenuti che saranno pubblicati sul sito web e sui canali social

APPUNTAMENTO ogni martedì con il format Enzo Mari is Enzo Mari sul canale Instagram dell’istituzione curatori, progettisti, artisti e designer, creando occasioni di dialogo e approfondimento a partire dalla mostra Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli, attualmente chiusa al pubblico nel rispetto del DPCM del 3 novembre 2020.

Enzo Mari is Enzo Mari sarà trasmesso in diretta sul canale Instagram di Triennale. Tutti i martedì alle 17.30.

Info: www.triennale.org

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