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KIDRICEVO – Ptuj (SLO) | FO.VI | FINO AL 18 SETTEMBRE 2022

Intervista a Maruša Štibelj di Francesca Di Giorgio

Siamo abituati a sentir parlare d’arte contemporanea con la sicurezza di chi sa a quale tempo rivolgersi, con la certezza di pensare che l’arte (quella buona) anticipi sempre i tempi: i tempi del cambiamento, tempi coniugati in un presente già al futuro. Una dimensione a cui anche le nuove tecnologie ci hanno abituati da un po’. Ce ne parla Leonardo Caffo nel suo Velocità di fuga da poco pubblicato. Possiamo sottrarci al flusso forsennato della nostra epoca? Possiamo studiare una strategia per vivere il nostro presente in maniera alternativa?
Ecco che la sensazione di essere in ritardo ci accompagna come una “malattia” del presente: sei comunque in ritardo anche se sei arrivato in tempo.
L’arte è, sempre e comunque, una riflessione sul tempo, interiore, esteriore, lineare, ciclico…
Quando ho incontrato Maruša Štibelj – all’ultima edizione del festival sloveno Art Stays che, di fatto, quest’anno con Postproduction medita sul tempo in maniera particolare, in occasione dei 20 anni del progetto si è aperto un ulteriore varco tra i miei pensieri. La mostra personale, Chronically late alla Galerija FO.VI, Kidričevo (Ptuj), a partire dal titolo, riconduce a riflessioni sia interne alle opere, alla tecnica con cui Maruša realizza i suoi lavori, tra collage e mixed media, sia esterne, al tempo, appunto, in cui le sue opere vivono. Un tempo meravigliosamente indefinito e che sembra appartenere ad una surrealtà in cui si è contemporaneamente sempre in tempo e in ritardo cronico (l’immagine dell’orologio torna spesso a ricordarcelo)…

Maruša Štibelj, veduta della mostra Chronically Late, Galerija FO.VI, foto Rok Golob RG, Courtesy Art Stays Festival

Il collage può essere considerato un’ancora di salvezza per i nostri ricordi. Quale significato iconico personale e collettivo gli attribuisci attraverso il tuo lavoro?
Sono sempre stata attratta da oggetti vecchi e trovati, penso che scegliere il collage sia stato in qualche modo naturale per me. Mi piace trovare nuovi modi di pensare a determinate forme, trame e immagini: con il collage è come risolvere uno strano puzzle senza istruzioni.
Probabilmente la mia prima interpretazione di “collage” è arrivata con i miei libri del liceo, che avevano già molti elementi di taglia e incolla e mi erano serviti come diario. Mi è sempre piaciuto, mettere insieme le cose, per meglio dire: mettere insieme i ricordi. Le storie che sono già “stampate” nello spirito dei materiali riciclati sono di solito la mia base per iniziare un collage. Amo quando posso collegare le cose in un modo diverso e creare una “voce” contemporanea per tutte quelle immagini perse e buttate via.
Il collezionismo può essere un modo per fermare il tempo, per cogliere quei ricordi e imparare da essi. Il collage racchiude la possibilità di correggere, reinventare i percorsi del passato e collegare tra loro momenti storici e persone. Prima di realizzare collage cercavo di trovare la mia forma di espressione in fotografia, scrittura, pittura, video… Più tardi mi sono resa conto che la tecnica del collage nella mia pratica artistica poteva combinarle tutte. Uno degli aspetti preferiti della tecnica a collage è il riciclo e il tentativo di utilizzare davvero tutto ciò che il materiale trovato può offrire: in controtendenza a ciò che accade nella società di oggi, dove si assiste all’eccesso di cose che usiamo solo una volta e solo in un modo.

Maruša Štibelj, veduta della mostra Chronically Late, Galerija FO.VI, foto Rok Golob RG, Courtesy Art Stays Festival

Come consideri la tua ricerca artistica in relazione al tema di quest’ultima edizione di Art Stays Festival intitolata Postproduction?
Beh, in un certo senso, penso che il mio lavoro sia molto connesso al tema della postproduzione, poiché la tecnica del collage (almeno nella mia pratica) consiste nel modificare tutto, materiali e ricordi, e farli diventare alla fine un’unica opera d’arte.

Che tipo di narrativa vuoi creare all’interno delle tue opere e quali sono le tue fonti primarie per svilupparla?
Dipende dal tema e dal materiale che scelgo. Di solito cerco di “svelare” alcuni problemi della società e di mettere in discussione le cose. La mia narrativa di solito scaturisce dalle mie interazioni quotidiane con il mondo: momenti e idee si connettono con materiali trovati lungo il fiume di cui non ho idea della provenienza. L’ispirazione è ovunque per me, la difficoltà il problema più grande è quella di trasformare quell’ispirazione in modo che ciò che voglio dire e mettere nel mondo passi attraverso la mia arte.

Maruša Štibelj, veduta della mostra Chronically Late, Galerija FO.VI, foto Rok Golob RG, Courtesy Art Stays Festival

Che rapporto hai con la storia del collage, quali riferimenti hai nel passato e nel presente rispetto a questa tecnica?
Devo ammettere che solo negli ultimi anni sono andata a cercare e ho letto libri su artisti e il collage.
Ho conosciuto il collage all’università durante il corso di pittura mentre si parlava di cubismo, dove si è iniziato a considerare questa tecnica come una forma d’arte autonoma.
Anni dopo, quando ho iniziato a fare collage, è stato come se avessi trovato un pulsante che apre e lascia passare i miei pensieri e i miei sentimenti. Quando ho qualcosa da dire, trovo il modo di dirlo attraverso una tecnica che ha, in un certo senso, le mie stesse caratteristiche. In quel momento non mi stavo guardando molto intorno e in generale ho sempre molta paura a farlo perché penso che se approfondissi troppo il lavoro di altri mi fermerei spaventata e sopraffatta dal grande lavoro di altri artisti. Giusto per citare alcuni nomi: Hannah Höch, John Heartfield, John Stezaker, John Baldessari, Kensuke Koike…

Maruša Štibelj, veduta della mostra Chronically Late, Galerija FO.VI, foto Rok Golob RG, Courtesy Art Stays Festival

A Kranj in Slovenia sei anche la direttrice artistica di un festival dedicato al collage. Come è nata l’idea di creare un festival incentrato su questa tecnica? Qual è stata la tua esperienza fino ad ora?
L’idea di un festival di collage è nata dopo aver partecipato al festival Collagistas a Milano. Per me, quella era la prima volta che mi trovavo in un posto dove tutto, dagli artisti al programma, erano collegati al collage. È stato un vero colpo d’occhio comprendere l’attualità del collage e i suoi continui sviluppi. Tornata a casa, parlando con la responsabile del programma a casa di Layer (Kranj, Slovenia) Zala Orel, abbiamo pensato che l’idea di un festival internazionale di collage contemporaneo fosse qualcosa che avrebbe portato una ventata di freschezza e di inaspettato in ciò che ci circondava. Entrambe in fondo volevamo dare al collage anche un segnale, un riconoscimento come tecnica e la forma del Festival ci è sembrato il modo miglior per farlo.
Quest’anno il festival KAOS si è svolto per la quarta volta e c’erano più di 120 artisti, provenienti da tutto il mondo, che hanno esposto le loro opere. È semplicemente emozionante vedere cosa viene fatto nel mondo del collage e quanto l’arte del collage può essere coinvolgente e stimolante per il pubblico.

Una veduta di KAOS festival v Layerjevi hiši, 2022 foto: Maša Pirc

Tra i due festival sloveni KAOS e Art Stays è nata quest’anno una bella partnership…
Credo fortemente nelle collaborazioni, nelle connessioni di idee e nella costruzione di un “paesaggio” in cui le idee creative possono scaturire e interagire. Ogni anno invito un curatore diverso a far parte del festival KAOS e quest’anno ho invitato Doroteja Kotnik (Ptuj, Slovenia) che fa anche parte del team di Art Stays che quest’anno festeggia i suoi 20 anni. Nello specifico all’ultima edizione di KAOS abbiamo avuto la possibilità di mostrare Conductor dell’artista americana Lynn Book, tra i protagonisti di Art Stays 2022, dato che proprio quest’anno il tema di KAOS era dedicato al Silenzio. Conductor è un’installazione sonora in cui la voce dell’artista diventa un “conduttore” per trasmettere l’agonia di persone che si sono trovate in uno stato turbolento nell’attuale situazione globale. Penso sia stata una bella collaborazione, anche i “frammenti” a volte collegano l’arte e le persone.

 

Maruša Štibelj. Chronically Late

POSTPRODUCTION VIII
FO.VI Gallery
Strnišče 6, Kidričevo – Ptuj (SLO)

Fino al 18 settembre 2022

 

Art Stays Festival 2022. Postproduction
a cura di Jernej Forbici e Marika Vicari
con il supporto della municipalità di Ptuj e del Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia
partners Pokrajinski muzej Ptuj Ormož, Galerija mesta – Ptuj, Zavod za turizem – Ptuj, Dominikanski samostan, Javne službe Ptuj, Knjižnica Ivana Potrča Ptuj, Mestni kino Ptuj – CID Ptuj, Vinarstvo Turčan, Ptujska klet, Grega-JK, Kobal Wines, Hotel Mitra, Hotel Poetovio Admiral, Muzikafe, Alinea, Espoarte, Exibart, Mladina

7 luglio – 18 settembre 2022

Luoghi vari
Ptuj (Slovenia)

Info: Info Point Festival
Galerija Art Stays
Slovenski trg 1, 2250 Ptuj (Slovenia)

KUD Art Stays
Prešernova ulica 1, 2250 Ptuj (Slovenia)
info@artstays.si
www.artstays.si

 


Leggi qui l’intervista ai direttori di Art Stays Festival 2022: https://www.espoarte.net/arte/art-stays-festival-2022-ventanni-di-ricerche-e-sperimentazioni-contemporanee/

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