BOLOGNA | Teatro Anatomico | 14 novembre 2015 – 1 febbraio 2016
Intervista a NICOLA SAMORÌ di Silvia Conta
Gare du Sud è la mostra di Nicola Samorì, a cura di Chiara Ianeselli, che inaugura venerdì 13 novembre al Teatro Anatomico dell’Archiginnasio di Bologna, come secondo appuntamento del progetto Les Gares, che «si propone – scrive la curatrice – di sviluppare in maniera continuativa uno studio storico-artistico dei teatri anatomici in cui si insedia temporaneamente, con particolare attenzione ai diversi contesti sociali in cui le dissezioni anatomiche si sono svolte».
Primo appuntamento di Les Gares è stata, nei mesi scorsi, la collettiva Gare du Nord presso il Teatro Anatomico di Amsterdam, a cui hanno partecipato, assieme a Samorì, gli artisti Sonja Bäumel e Laurent-David Garnier, e realizzata con il contributo del Museo Vrolik, il museo di anatomia del capoluogo olandese, che ha concesso in prestito alcuni lavori.
Gare du Sud è una mostra destinata a suscitare un grande pathos nello spettatore attraverso un’interpretazione del luogo nella sua funzione originaria, riletta attraverso la potenza di scultura e pittura che si fanno alchimia tra storia e presente.
A pochi giorni dall’opening è Nicola Samorì a presentarci, in anteprima, il progetto bolognese…
Quale via hai percorso per far nascere un dialogo tra scultura e pittura e un luogo storicamente connotato in modo così forte come un teatro anatomico?
Cercando di abitare i vuoti causati dall’assenza dei rituali: quello che il corpo ha lasciato dopo la sua sparizione dal tavolo e quello lasciato dal lettore nella cattedra. Ogni antico teatro anatomico è del resto una scatola orfana della sua funzione, dove si deambula, ad Amsterdam come a Bologna, intorno a una sottrazione. L’anfiteatro bolognese è, inoltre, un corpo di legno suturato, del quale solo pochi frammenti sono sopravvissuti dopo il bombardamento del 1944; schegge pazientemente raccolte e riordinate, poi innestate a protesi continue che hanno ridonato alla stanza l’illusione della completezza attraverso una seconda pelle, quasi una pratica di chirurgia lignea come quella curiosamente annunciata dalla mano di Gaspare Tagliacozzi che regge un naso (scultura a figura intera conservata nel Teatro stesso). Porsi di fronte, oggi, a questa decorazione e ricomporla a partire da isole o da piccoli arcipelaghi, non è dissimile dallo sforzo che molti miei lavori domandano, fondati come sono sull’estetica di un residuale che dona levando.
Come sarà strutturato il lavoro che presenterai a Bologna?
Occupare temporaneamente questo spazio induce a riaffermare la presenza del corpo, con il simulacro in marmo bianco di Carrara deposto sul piano della stessa materia – quasi fosse un’espulsione spontanea del minerale – e con la cattedra del lettore, esaltata dagli scorticati lignei di Ercole Lelli, che incorniciano un silenzio nel quale trova spazio una pala temporanea, incisione a olio che con il bulino apre l’aperto, ripercorrendo una anatomia finissima di una donna gravida incisa per il “De formato foetu liber singularis” di Julius Casserius. Ma nella pala il volume del ventre resta un vuoto uterino, un ammanco che reclama la pietra ovoidale incastonata nella pelle marmorea posata sul tavolo settorio. Una fertilità che si ricompone solo di scorcio, quando la testa del curioso si allinea con il corpo di marmo e l’occhio s’indirizza verso il lettore.
Quale rapporto c’è tra Gare du Sud a Bologna e il progetto Gare du Nord svoltosi ad Amsterdam nei mesi scorsi?
Gare du Nord era una mostra collettiva, mentre a Bologna è una personale. Come scrive Chiara Ianeselli, curatrice del progetto, «se ad Amsterdam la funzione anatomica doveva ancora iniziare dato che la figura di Nicola Samorì collocata al centro del teatro era, infatti, stante, criminale e chirurgo contemporaneamente, a Bologna arriviamo quando l’operazione è in uno stadio avanzato. Nella “Sala per la funzione dell’Anatomia”, “sede per il controllo della verità e per la contemplazione aperta di ogni segreto” l’artista ha effettuato i primi tagli, levando i primi organi in disfacimento dalla figura deposta sul tavolo settorio».
Magnete di entrambe le mostre continua, dunque, ad essere il corpo come massa occupante il centro delle stanze, anche se nel passaggio da un ambiente all’altro questo fulcro sembra essersi liberato dalle ossa e dalle cartilagini per diventare un sacco marmoreo che avvolge una forma compatta, un grosso sasso di fiume (cuore, testa e ossa al tempo stesso). Si sostituisce così il transeunte con lo stabile, quasi si volesse far rivivere i segreti del “pietrificatore” Girolamo Segato, disinfettando la forma dagli umori della decomposizione.
La scelta del marmo assume qui un valore particolarmente intenso…
Quel che vediamo in mostra è il fossile di un corpo sottoposto all’esercizio dell’anatomista, un insaccato barocco che affida il fastidio del rivoltante alle cure dello scalpello. Non conosco materia più adatta per compiere questa traslazione: ogni marmo, anche quello che racconta la peggiore delle infezioni, ne annienta il fastidio. E questa sublimazione è tanto più leggibile quanto più il calco della rovina organica si fa esplicito; un sesto giorno sul tavolo che solo la mineralizzazione può consegnarci intatto.
Nicola Samorì
. Gare du Sud
a cura di Chiara Ianeselli
la mostra è realizzata in collaborazione con Istituzione Biblioteche Bologna e l’Archiginnasio e rientra nella programmazione di ART CITY Bologna 2016 in occasione di ARTE FIERA
14 novembre 2015 – 1 febbraio 2016
Inaugurazione venerdì 13 novembre 2015 alle ore 16.30
Aula dello Stabat Mater Teatro Anatomico, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
Piazza Galvani, 1, Bologna
Teatro Anatomico dell’Archiginnasio
Piazza Galvani 1, Bologna
Orari: lunedì – venerdì 10.00 – 18.00
sabato 10.00 – 19.00
domenica e festivi 10.00 – 14.00
Info: +39 051 276811
archiginnasio@comune.bologna.it
www.archiginnasio.it