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ZURIGO | 11 giugno – 18 settembre 2016

Intervista a HEDWIG FIJEN di Francesca Di Giorgio

Hedwig Fijen, Fondatrice di Manifesta e Direttore di Manifesta 11. Foto: Livio Baumgartner

Hedwig Fijen, Fondatrice di Manifesta e Direttore di Manifesta 11. Foto: Livio Baumgartner

Dopo Rotterdam, Lussemburgo, Lubiana, Francoforte, Donostia/San Sebastian, Trentino Alto Adige, Murcia e Cartagena, Genk e San Pietroburgo… Ora è la volta di Zurigo. La biennale Manifesta, l’undicesima, quest’anno entra ufficialmente nella sua seconda decade facendo tappa in Svizzera. Nel giugno dello scorso anno si presentava al pubblico con una serata a Palazzo Trevisan degli Ulivi, a Venezia, non a caso sede del Salon Suisse la cui programmazione segue il movimento Dada, nato in Svizzera ormai cento anni fa. Il legame con le celebrazioni per il centenario è inevitabile ma, come da progetto itinerante, Manifesta ci ha abituato a continui rimandi e connessioni dentro e fuori i confini dei luoghi toccati riflettendo le dinamiche culturali, politiche e sociali di tutta Europa.

Il tema di Manifesta 11 ruota attorno ad una affermazione che diventa interrogativo lanciato dall’artista tedesco Christian Jankowski, guest curator di questa edizione: What People Do For Money – some join-venture. Il lavoro è al centro del discorso più che mai e le chiavi di lettura sono in mano alle join-venture ovvero agli incontri e dialoghi che hanno visto collaborare gli artisti con professionisti locali: a partire dal “nostro” Maurizio Cattelan che ha collaborato con un atleta paraolimpionico, Teresa Margolles che ha dialogato con un transessuale, Carles Congost che ha lavorato con i vigili del fuoco per la realizzazione del film Simply the best. Dallo scrittore, poeta, saggista, filmmaker francese Michel Houellebecq in coppia con un medico svizzero, al giovane artista russo Evgeny Antufiev con un “pastore”, Santiago Sierra con un consulente per la sicurezza. Solo per citarne alcuni….

Tutte le opere, site specific, del concept Join Venture, oltre ad una sede istituzionale e una satellite, sono per così dire “inquadrate” in versione cinematografica nel Pavilion of Reflections, un’isola fluttuante con cinema all’aperto e piscina, che è anche un po’ il simbolo/quartier generale di Manifesta 11.
Tra le sedi principali (in tutto quattro) dislocate per la città di Zurigo: Löwenbräukunst-Areal (Migros Museum für Gegenwartskunst), Cabaret Voltaire, Helmhaus.
Senza dimenticare gli oltre cento artisti (pochi italiani) coinvolti, nella mostra storica Historical Exhibition: Sites Under Construction a cura di Christian Jankowski e Francesca Gavin.
Per capire la portata di questo evento basta provare ad orientarsi in città oltre gli eventi strettamente targati Manifesta per rischiare di perdersi tra Musei e Gallerie.

Pavillon of Reflections, filmscreening. Foto: © Manifesta 11 / Wolfgang Traeger

Pavillon of Reflections, filmscreening. Foto: © Manifesta 11 / Wolfgang Traeger

Abbiamo lasciato ai report su internet ed ai passa parola questo arduo compito e abbiamo parlato con Hedwig Fijen, fondatore e direttore di Manifesta per contestualizzare meglio questa edizione anticipando anche la prossima prevista a Palermo nel 2018.

Ci spiega l’interesse nel fare tappa a Zurigo in questo preciso momento storico?
Durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale Zurigo era rifugio di artisti, pacifisti, attivisti e scrittori, le cui strade si sono incrociate in un piccolo centro della città formando legami tra gruppi d’avanguardia in tutto il mondo. Zurigo è la città dove il movimento Dada è nato nel 1916. Oggi, nel centenario della nascita del movimento, Manifesta 11 è ospite di una città con l’interessante riferimento alle celebrazioni e alla neutralità di tutta la Svizzera.
Attraverso il XX secolo la Svizzera ha negoziato una posizione neutrale sia a livello politico sia finanziario che ha portato ad una profusione di contraddizioni all’interno della Zurigo di oggi. Queste contraddizioni si trovano al centro di Manifesta 11, intitolata What People Do For Money – some join-venture. Il fatto di aver scelto un artista come curatore ha permesso di mettere in relazione reale le persone con la scena locale.

Mike Bouchet, The Zurich Load. Foto: © Manifesta 11 / Camilo Brau

Mike Bouchet, The Zurich Load. Foto: © Manifesta 11 / Camilo Brau

Quali interazioni sono state create all’interno del ricco tessuto culturale della città?
Certo, Manifesta è collegata all’anniversario dei 100 anni di Dada ma il nostro progetto cerca un legame diretto anche con le questioni cruciali di oggi: “To work or not to work”.
Nel prossimo decennio ci sarà ancora lavoro per tutti? Come reagiranno le persone al fatto che la loro identità sia basata sul lavoro? Sappiamo che a causa dell’automazione, digitalizzazione e robotizzazione il nostro lavoro così come la nostra identità subiranno un mutamento. Non solo in Svizzera ma in tutto il mondo.

Manifesta 11 ha inaugurato nel week-end successivo ad Art Basel, tempio del mercato dell’arte internazionale che mantiene indirettamente una connessione ai soldi citati nel titolo del progetto di Christian Jankowski: What people do for money? Quali chiavi di lettura può darci collegando questi due eventi dalla portata internazionale?
Manifesta 11 ha inaugurato nel week-end precedente Art Basel. Manifesta è un evento d’arte pubblica che commissiona nuove opere agli artisti che potranno poi essere vendute sul mercato. Abbiamo mantenuto il mercato in qualche modo al di fuori dei nostri processi professionali e ci siamo concentrati sull’implementare strategie artistiche imparando e riflettendo. Naturalmente il titolo della Biennale è molto suggestivo anche nei confronti della pratica artistica in quanto pone una riflessione critica su ciò che le persone fanno per soldi nel mondo dell’arte e come gli artisti riescono a sopravvivere. Sollevando altri interrogativi. Qual è il ruolo dei collezionisti? Cosa si fa con o senza soldi? Manifesta agisce come una start up. Una start up europea e in questo senso siamo di nuovo vicini al mercato, dal momento che dobbiamo ri-avviare il progetto da zero ogni due anni.

Maurizio Cattelan, performance con Edith Wolf-Hunkeler. Foto: © Manifesta11 / Eduard Meltzer

Maurizio Cattelan, performance con Edith Wolf-Hunkeler. Foto: © Manifesta11 / Eduard Meltzer

La città di Zurigo vive di radicate tradizioni agricole ma nel contesto più ampio della Svizzera è riconosciuta come centro internazionale della finanza e dei servizi. Come emergono questi due poli nel concept curatoriale di Jankowski?
Come in molte città europee, in particolare di montagna, esistono grandi contraddizioni tra la campagna e le città cosmopolite come Zurigo e Basilea. Il riflesso di questo si può vedere nel Zunfthauser le case delle corporazioni e la trasformazione del Cabaret Voltaire al n. 27 del Zunfthaus fuer Kunstler. Nel rapporto tra il banchiere Julius Bär e l’artista greca Georgia Sagri e, dall’altro lato, tra il costruttore della barca e Jorinde Voigt. Agli artisti è stata lasciata libertà di scegliere il professionista con cui collaborare facendo emergere anche storia e valori della città: il pastore Zwingerlian e l’artista russo Antufiev, accanto ad un orologiaio e Jon Kessler. Si mette in evidenza il valore della lavorazione artigianale opposto al concetto di pratica artistica. La contraddizione non sta nella bipolarità ma nella reciprocità.

Negli anni avete avuto modo di osservare quali sono le ripercussioni all’interno del contesto culturale in cui ha agito il progetto Manifesta?
Sì, naturalmente, sia a breve e sia a lungo termine, si studiano i benefici di ogni Manifesta in collaborazione con una università locale e pensiamo a nuovi sviluppi, all’apprendimento e al trasferimento di conoscenze. In qualità di start up agiamo da catalizzatore per ulteriori sviluppi.

Evgeny Antufiev, Eternal Garden, Wasserkirche. Foto: © Manifesta11 / Wolfgang Traeger

Evgeny Antufiev, Eternal Garden, Wasserkirche. Foto: © Manifesta11 / Wolfgang Traeger

È già stata annunciata la prossima sede di Manifesta e sarà in Italia, a Palermo. Può anticiparci qualcosa in merito ai temi al centro del progetto e alla relazione che volete instaurare con la città?
Manifesta 12 a Palermo nel 2018 avrà due temi centrali: il cambiamento climatico e le migrazioni. La questione centrale che solleverà è “Di chi è la città di Palermo?” e “Come riaverla indietro?”. Manifesta 12 indagherà quanto può essere grande il ruolo svolto da un intervento culturale per permettere ai cittadini palermitani di riappropiarsi della loro città. Che tipo di impatto a lungo termine potrebbero avere? Come le città cambieranno a causa di cambiamenti climatici e migrazione? La biennale a Palermo fungerà da incubatore erba-radice atto a sostenere le comunità locali con interventi culturali: questo aiuterà a ripensare la città nella sua struttura socio-economica e culturale e utilizzerà il profilo informale esistente della città per agire come una piattaforma per il cambiamento sociale. Ora sono alla ricerca di mediatori creativi che possano impiegare le loro competenze a livello urbano e architettonico. La città di Palermo è una straordinaria città per la sua storia, la sua struttura, la sua informalità ma in qualche modo ha voltato le spalle all’Europa e al suo mare.

Intervista tratta da Espoarte #93 (trim. n.3 2016).

Manifesta 11
sedi varie, Zurigo (Svizzera)

11 giugno – 18 settembre 2016

www.manifesta11.org
www.manifesta.org

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