Non sei registrato? Registrati.
MONZA | Arengario | Fino all’8 gennaio 2017 

di MATTEO GALBIATI

L’Arengario di Monza, storico palazzo civico risalente al XIII secolo, nella sua maestosa e scenografica aula unica al primo piano, è tornato ad accogliere la grande fotografia internazionale con una nuova mostra che, come avvenuto in precedenza per quella di Robert Doisneau, sta (meritatamente) raccogliendo un notevole riscontro di pubblico.
Protagonisti di questo nuovo progetto sono oltre 100 intense immagini dell’artista newyorkese Vivian Maier (1926-2009), un talento il suo da poco tempo oggetto di una giusta e approfondita riesamina critica che le ha attribuito – nonostante per vivere lavorasse come tata per le famiglie abbienti della Grande Mela – il ruolo di una delle maggiori esponenti e interpreti della street photography.

Vivian Maier, Self-Portrait, Undated, 40x50 cm © Vivian Maier / Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Vivian Maier, Self-Portrait, Undated, 40×50 cm © Vivian Maier / Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Muovendosi nel percorso espositivo, voluto proprio per celebrare questo ridestato interesse, ritroviamo tutta la spontanea attenzione e sensibilità che la Maier riversava in una fotografia che per lei era diventata un atto quotidiano, imprescindibile, ovvio, cercato e voluto: dopo aver trascorso l’adolescenza in Francia e aver maturato un primo interesse per la fotografia, questa diventa compagna fedele della sua tormentata, instabile e solitaria esistenza quando, nel 1951, torna negli Stati Uniti. Svolgendo per tutta la sua vita la professione di tata, fu costretta a continui spostamenti presso le famiglie ospiti e, senza un luogo fisso dove stare e con introiti che non le garantivano una certa sicurezza, si rifugia nella fotografia come forma di evasione, come passione inesauribile e necessaria.

Vivian Maier, Location unknown, January, 1956, 40x50 cm © Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Vivian Maier, Location unknown, January, 1956, 40×50 cm © Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Tutti i pochi risparmi li spende per materiali, pellicole, attrezzature e, girando per le vie di New York nei momenti liberi o al seguito dei datori di lavoro, non esce mai di casa senza la sua macchina fotografica: Maier ha modo, allora, di scattare la verità spontanea della metropoli americana così come le si presenta, vedendola, cogliendola nel pieno del suo svolgimento, senza eccessi, senza ridondanze, senza retoriche o intellettualismi.
L’estetica che ci restituiscono queste immagini portano lo sguardo di chi osserva a vivere la “straordinaria” banalità dell’ordinario: ci troviamo immersi in visioni che non hanno nulla di sperimentale né costituiscono momenti di particolare ricerca, ma vivono di spettacolare immediatezza. Maier scattava per sé, documentava il suo mondo con un fiume ininterrotto di scatti – tra cui innumerevoli autoritratti – che è fluito per tutta la sua vita senza che fossero mai state mostrate al pubblico.
La compulsività del suo scattare – passata anche attraverso la pellicola a colori e i film in super 8 – ha lasciato un’immensa eredità di cui a Monza si segnala un’ideale selezione che lascia immergere nel pieno degli aspetti più intimi e personali della sua sensibilità che, pur nell’anonimato del suo silenzio in cui sono stati creati, ci dimostra il suo vivissimo interesse nel salvaguardare la realtà delle cose semplici. Non siamo davanti a reportage, non siamo in presenza di un’interpretazione d’autore artisticamente ricercata, ma si presenta a noi il valore di una personalità capace di diventare, con un’originalità raffinata, esclusiva interprete di quello spaccato di vita americana di cui è stata viva comparsa e silente testimone.

Vivian Maier, Armenian woman fighting on East 86th Street, September, 1956. New York, NY © Vivian Maier / Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Vivian Maier, Armenian woman fighting on East 86th Street, September, 1956. New York, NY © Vivian Maier / Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Il suo sguardo che, negli autoscatti, scorre e scruta l’obiettivo riflesso in vetrine, specchi o compare sullo sfondo di luoghi più o meno noti di New York, finalmente oggi ha modo di incontrarsi con un pubblico che, per scelta voluta o costretta, non ha mai avuto modo di apprezzarne il valore. Il mondo di Maier, oggi, si svela in fotografie che superano l’aspettativa e, partendo da una “semplice” street photography, testimoniano il suo lirismo incontenibile, un entusiasmo che nell’anonimato solo ora sta, lentamente, ritrovando la considerazione che merita.

Vivian Maier. Nelle sue mani
a cura di Anne Morin
promossa dal Comune di Monza
prodotta e organizzata da ViDi
in collaborazione con diChroma photography; Howard Greenberg Gallery, New York; John Maloof Collection
consulenza scientifica Piero Pozzi

8 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017

Arengario di Monza
Piazza Roma, Monza 

Orari: da martedì a venerdì 10.00-13.00 e 14.00-19.00; sabato, domenica e festivi 10.00-20.00; lunedì chiuso
Ingresso intero €9.00; ridotto €7.00; scuole €5.00; audioguide incluse nel prezzo 

Info: + 39 039 329541; +39 02 36638600
www.arengariomonzafoto.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •