MILANO | LEICA GALERIE | 25 gennaio – 2 aprile 2022
di REBECCA DELMENICO
“Il mondo non ha un centro, il centro è dappertutto. Questo perché il modo in cui il mondo si spiega e ti istruisce è tutto ciò che ti serve per lavorare. A un certo punto capisci che quella è la tua strada, perché il modo che si ha di vedere le cose è tutto ciò che abbiamo, ed è l’unico modo in cui farlo”.
Una mostra imperdibile per gli appassionati di fotografia ma non solo, parliamo di Joel Meyerowitz, uno dei maestri della Street Photography, a cui la milanese Leica Galerie dedica una retrospettiva dal titolo Leica Hall of Fame 2016, curata da Karin Kaufmann con l’adattamento di Denis Curti e Maurizio Beucci, che vede susseguirsi circa cinquanta fotografie che ripercorrono alcune tappe salienti del percorso artistico e di vita di Meyerowitz, partendo dall’amata New York passando per il viaggio in Europa a cavallo tra il 1966 e 1967 e facendo poi ritorno alla “Grande Mela”.
L’infanzia di Joel Meyerowitz, nato nel 1938 a New York, è influenzata dalla vita di strada nel suo quartiere e dalla figura del padre, un pugile ed ex comico che lo educa alla curiosità, racconterà infatti l’artista “Mio padre sapeva che nelle strade succede sempre qualcosa, basta saper aspettare!”.
Inizia a lavorare come direttore artistico agli inizi degli Anni ’60, avvicinandosi alla fotografia di strada dopo l’incontro con Robert Frank, che lo folgorò, non sapeva chi fosse e non aveva mai visto nessuno muoversi come faceva lui usando la macchina fotografica, scattava, con la sua Leica, in modo apparentemente casuale. Dopo quell’incontro nulla sarà più lo stesso, non abbandonerà più la strada e comincerà a portare sempre con sé la fedele macchina fotografica. La visione di Joel Meyerowitz però è diversa dalla maggior parte degli altri fotografi nel momento del boom del fotogiornalismo in bianco e nero: Meyerowitz predilige infatti la pellicola a colori. All’inizio degli Anni ’60, per un certo periodo, girerà con una macchina con pellicola a colori e una con pellicola in bianco e nero, riprendendo la stessa scena per analizzare se quello scatto renda meglio in bianco e nero o a colori.
In una sua dichiarazione affermerà Joel Meyerowitz “Ho caricato la macchina con il rullino a colori perché la vita è a colori. Ho sviluppato in poche ore le immagini scattate poiché volevo vedere subito il risultato. Dovevo vedere cosa avevo fotografato, per constatare se avevo ben catturato quanto avevo visto per strada”.
E saranno le strade di New York ad essere palcoscenico delle sue prime fotografie, in mostra una serie di scatti come quello del 1963, dove vediamo una donna che fa i biglietti all’ingresso di un cinema, ma, e qui si vede l’occhio del grande fotografo, il volto della donna è totalmente nascosto dalla feritoia attraverso cui parlano i clienti. Joel Meyerowitz riesce a mettere in relazione due elementi che non hanno nulla in comune, come farà spesso nelle sue fotografie. Altre immagini mostrano i mille volti della città, dai motociclisti che sfrecciano davanti a un bimbo sul marciapiede, alla donna di colore che si avvicina camminando, immediatamente dietro di lei si scorge un ragazzo seduto, appoggiato a una cassetta della posta, fino alla foto in cui vediamo una bimba piangere, la scorgiamo attraverso la cornice di due portiere aperte. Ma non sappiamo perché stia piangendo, la bambina guarda verso un uomo che le tende la mano. Non sappiano chi sia quell’uomo, né cosa sia successo.
Davanti agli scatti di Meyerowitz lo spettatore è portato a farsi delle domande, la storia non è mai scritta, è anzi aperta a diverse interpretazioni.
Joel Meyerowitz è un osservatore nato, al centro dei suoi scatti niente meno che l’uomo e la vita, che si alternano nell’inquadratura, come spiega l’artista “La creazione di un proprio linguaggio fotografico è fondamentale per dare importanza alle nostre immagini e renderle uniche”.
Nel 1966 Meyerowitz racconta di aver guadagnato a sufficienza per permettersi di andare in Europa a fotografare. Partirà in compagnia della prima moglie, e comincerà un vagabondaggio che lo porterà da Londra, a Parigi, in Spagna, Turchia, est-Europa, Grecia e anche in Italia, da cui poi prenderà un’imbarcazione per tornare in America. Racconterà Joel Meyerowitz “Per un anno intero ho guidato in tutta l’Europa. È stato un anno fantastico, l’anno del mio raggiungimento della maggiore età come artista e come uomo”.
È del 1967, a Parigi, il famoso scatto dove un uomo sviene tra l’indifferenza dei passanti, la folla è quasi indifferente, l’artista descrive così la scena “Un giovane giace sul marciapiede con le braccia tese. Un operaio con martello calpesta casualmente il suo corpo caduto. Una folla sta all’ingresso della metropolitana, stordita dalla curiosità fino all’inerzia. Un ciclista e un pedone si voltano ciascuno sulle spalle per dare un’ultima occhiata, mentre intorno a loro il traffico scorre. Qual è il dramma più grande della vita in città: lo scontro fittizio tra due figure che è implicito o l’indifferenza dell’una rispetto all’altra che è attuale? Una fotografia consente a tali contraddizioni di esistere nella vita di tutti i giorni”.
La fotografia del 1967, scattata in Florida, è molto significativa dal punto di vista compositivo. Joel Meyerowitz usa lo stratagemma di dividere in due la scena, mettere due mondi nella stessa inquadratura: da una parte ci sono delle donne in costume poggiate al porticciolo, dall’altra parte una scena totalmente diversa, un’automobile e la strada. Il quid è la presenza appena accennata di un personaggio all’interno della macchina, col braccio in una postura che fa pensare anche a un certo tipo di sguardo verso i soggetti che ha di fronte, una foto con elementi misteriosi e punti interrogativi, che Meyerowitz innesta nella sua fotografia dal forte potere evocativo.
Un altro scatto molto famoso è quello del 1967, a Parigi, dove il fotografo ritrae l’andirivieni di alcune donne dalle scale, mentre sono sorprese da una folata di vento: vediamo una donna vestita di giallo reggersi il copricapo, dalle scale sale un’altra donna vestita di rosa, ma vediamo rotolare un cappello, chissà chi lo ha perso? Sullo sfondo una folla intenta ad assistere alla scena, che suscita ironia e curiosità fra i passanti.
Sarà agli inizi degli anni settanta che Joel Meyerowitz abbandonerà del tutto la fotografia in bianco e nero per concentrarsi su quella a colori: per l’artista il colore ha più potere descrittivo. Joel Meyerowitz è stato uno dei primi a rompere le convenzioni e a riconoscere il valore della fotografia a colori, vista ancora con molta diffidenza, una tecnica più complessa da padroneggiare, ma il colore, secondo l’artista, conferisce più ricchezza ai dettagli e ai contenuti. Questa scelta lo porterà anche a un cambiamento tecnico, si troverà a lavorare da 6 metri indietro, dove tutto sembra diverso e nel frame si vede l’intero campo, infatti il fotografo chiamerà questi scatti “Field Photographs”, scatti descrittivi. Allora decide di mettersi vicino agli angoli dove si incrociano le strade per vedere cosa avrebbe potuto ottenere.
Sarà ancora new York la sua fonte di ispirazione, una volta tornato in America. Nella foto di New York del 1974 la scena è occupata da tanti protagonisti, ma alcuni risaltano: da un lato, un uomo in cappotto guarda in alto, ma non sappiamo verso cosa, dall’altro lato una donna con occhiali coordinati al cordino è intenta a camminare, porta una borsa blu sotto cui spunta una gamba con protesi di un’altra donna, di cui si percepisce un’ombra e una cuffia rossa. Da un edificio sventola, sullo sfondo, la bandiera americana.
Sempre a New York, nel 1974, un’altra fotografia che vede la scena divisa in due, a destra, sullo sfondo di una parete che sembra dorata, una donna, di cui non vediamo il volto, regge un ampio cappello bianco, che evidentemente col vento rischia di volare via, dall’altro lato un uomo osserva, ma non sappiamo cosa, e dietro di lui una donna cammina di spalle indossando un abito verde. C’è quasi un richiamo tra la fantasia della gonna marrone indossata dalla donna con cappello e quella della donna che procede di spalle.
Joel Meyerowitz è un esploratore, un cacciatore con un innato istinto per catturare le umane vicende, gli stati d’animo, un artista che ha saputo cambiare direzione diverse volte nella sua carriera, anche andando contro le convenzioni, seguendo l’intuito alla ricerca della libertà espressiva, Joel Meyerowitz ha saputo rivoluzionare il concetto stesso di Street Photography.
Joel Meyerowitz. Leica Hall of fame 2016
a cura di Karin Rehn Kaufmann, con l’adattamento di Denis Curti e Maurizio Beucci
25 gennaio – 2 aprile 2022
LEICA GALERIE MILANO
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