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TORINO | Torino Esposizioni | 3 – 6 novembre 2022

Intervista LORENZO BRUNI di Matteo Galbiati*

A Torino torna anche l’undicesima edizione di The Others, dal 3 al 6 novembre, negli spazi di Torino Esposizioni. Per questa edizione The Others si trasforma in un crocevia di artisti di generazioni differenti per riflettere sulla relazione tra Uomo e Nuove Tecnologie, sul rapporto tra Oriente e Occidente, sul potere del linguaggio e sulle nuove sperimentazioni artistiche.
Un labirinto come è stato definito anche dal Direttore artistico Lorenzo Bruni: «Creare un display a labirinto vuol dire fuoriuscire dalla logica di inizio e fine di un percorso, per facilitare il concetto dello stare, del condividere, del vivere un’esperienza». Lo abbiamo raggiunto per questa intervista in anteprima:

Dopo il difficile periodo degli ultimi anni e la crisi generale attuale, quale destino si profila per le fiere? Come possono tornare ad essere di stimolo al mercato, motore culturale, occasione di scambio e incontro anche per un pubblico più allargato? Come evolvono?
The Others Art Fair a fronte delle varie crisi economiche, politiche, sociali e di sistema ha deciso di evolversi puntando sulla coerenza dei suoi intenti. L’idea di The Others è quella da una parte di lavorare fuori dal white cube, facendo convergere l’esigenza di “site specific” con la necessità di dare un segnale sociale importante riattivando, anche se temporaneamente, spazi industriali abbandonati come ex carceri, ex ospedali e ex caserme. Dall’altra parte si tratta di puntare sulla necessità di sperimentazione delle nuove creatività giovanili, senza cadere nella banale ricerca di una nuova fetta di mercato, bensì puntando a far convivere spazi normalmente considerati non ideologicamente compatibili fra loro come le “gallerie commerciali e gli spazi non profit”. In una nuova economia dei servizi e non più di soli prodotti con cui ci confrontiamo oggi, è necessario creare un cross over tra ruoli e identità che fino a pochi decenni prima apparivano in opposizione.

Elizabeth Aro, Just Me, 2015, stampa fotografica bianco nero e dicano con filo d’oro, 24x30cm, courtesy Gagliardi e Domke, Torino

Questi intenti negli ultimi anni sono stati toccati più assiduamente anche dalle altre fiere che iniziano a rivolgersi agli spazi alternativi del sistema e non più soltanto alle gallerie tradizionali, ma anche a progetti site specific. Mentre The Others, dal canto suo, ha deciso di indagare ancora con più spirito critico questa strada per mezzo del coinvolgimento delle accademie sul territorio italiano, dei festival esistenti sul territorio piemontese, della web tv, del journal sul sito web, dei curatori che partecipano al board curatoriale e, soprattutto, decidendo di abolire il sistema delle sezioni come strumento di identificazione tra galleria giovane e storica, di non profit e spazio commerciale, inteso come limite per un vero dialogo tra queste differenti realtà. Ciò che il board curatoriale di The Others sceglie non è la galleria in sé, bensì la qualità del progetto proposto, che deve testimoniare lo sforzo da parte dell’organizzazione proponente di uscire dalla propria comfort zone progettuale. Questo ci è apparso l’unico modo per definire uno spazio democratico per una nuova comunità dell’arte, capace di interagire realmente al suo interno e in grado di ripensare al ruolo dell’arte e del pubblico in questa nuova società iper-connessa, ma sempre più solipsistica.

Alla luce di questo, che ruolo spetta al direttore/curatore della fiera? Con quale impostazione  e/o visione “personale” vuole definire il suo mandato?
Da quando ho assunto l’incarico di direttore artistico quattro anni fa, The Others Art Fair si è trovata a riflettere sulla sua identità e sulle nuove strade e sfide da affrontare. Per ogni edizione abbiamo individuato differenti focus che sono serviti da timone per le diverse strade percorse. Nel 2019 si trattava della necessità di interrogarsi su cosa significasse, nel mondo globale e digitale, “essere indipendenti” – dagli spazi d’arte ai curatori – in un mondo iper-connesso e in cui tutti potevano finalmente esprimere la propria opinione e avere visibilità per mezzo dei social media. Nell’edizione del 2021 si è avuto come focus il concetto degli “altri” e come possiamo identificarli in un mondo sempre più parcellizzato da tante realtà. Riflessione che ha portato ad estendere l’invito non esclusivamente alle giovani gallerie d’arte e agli spazi non profit, ma anche a gallerie storiche con la volontà di lavorare con giovani artisti, artist run space, case editrici, residenze di artisti e gallerie che indagano il confine tra design e arte. L’obiettivo di The Others art fair 2022 consiste nel proporre un dialogo e uno scambio di idee, di progettualità e di esperienze concrete tra addetti ai lavori e un pubblico più ampio, tra artisti di differenti generazioni, gallerie e non profit.

Riccardo Bandiera, Nantes Lubricis Pelagi #6818, 2021, 14×24 cm ed 2/5, courtesy Febo & Dafne, Torino

Cosa caratterizza l’identità della Fiera che dirige/cura? Quali sono i suoi punti di forza?
L’edizione di The Others Art Fair del 2022 è all’insegna della sperimentazione dei linguaggi e della proposta di un dibattito sempre più inclusivo tra generazioni differenti di artisti e punti di vista sociali e culturali apparentemente distanti. Questa è la stessa modalità che ha portato The Others a dialogare direttamente con le gallerie commerciali e gli spazi non profit più interessanti, spingendo così la manifestazione a trasformarsi sempre di più in una fiera a invito. In quest’ottica di interdisciplinarietà rientra anche il contributo fondamentale di un comitato curatoriale volutamente trasversale per  interessi personali e modalità di riflessione. Daniela Grabosch, artista tedesca attiva a Vienna, è particolarmente attenta alla cultura performativa. Nel periodo della pandemia ha dato vita a un progetto culturale sul web con lo scopo di mettere in dialogo nuove realtà legate alla sperimentazione artistica con particolare attenzione all’uso del site specific al tempo del virtuale e delle nuove tecnologie; Lydia Pribisova è curatrice alla Kunsthalle di Bratislava e redattrice per l’edizione dell’Est Europa di Flash art. Recentemente si è interessata al rapporto tra arte e natura all’interno dello spazio urbano, mentre in passato ha lavorato in Italia, dove ha scritto un libro sulla storia della Quadriennale di Roma. Marta Orsola Sironi vive a Londra, anche se è impegnata sia nella programmazione di uno spazio non profit a Milano, sia in progetti nomadici di riqualificazione di palazzi antichi, anche legati ad un nuovo approccio di art advisor. The Others 2022 è quindi tanto il frutto dell’esperienza maturata in dodici anni, quanto degli interessi, del network e soprattutto della curiosità di scoprire l’inatteso da parte del nuovo board curatoriale. Quest’ultimo ha impostato la nuova edizione all’insegna del crossover tra linguaggi, ma anche rispetto alla necessità di non fermarsi a delle etichette superficiali e di dare voce a modalità innovative oltre ad indagare i temi come la stretta relazione tra giustizia ambientale e sociale e il femminismo intersezionale.

Giulia Agostini, Ragazza che guarda l’orizzonte, 2015, courtesy Podbielski Contemporary, Milano

The Others inizia il secondo nuovo decennio di attività, le ambizioni sono sempre state quelle di ampliare le connessioni internazionali e insistere sulla volontà di fare rete: come si traduce nell’edizione 2022 questo desiderio di apertura? Cosa ci aspetta?
Il confronto tra generazioni di artisti differenti, osservato dal punto di vista della creatività giovanile, rappresenta l’identità della prossima edizione di The Others art fair 2022. Il focus quindi assunto quest’anno è il tema del “dialogo”; questa modalità progettuale sarà riscontrata dal pubblico in ogni singolo progetto esposto. Le giovani gallerie europee che hanno adottato la sperimentazione (anche se sono presenti anche delle eccezioni come gallerie dal Cile e dal Giappone ma anche dall’Inghilterra), i non profit, le gallerie storiche che vogliono lavorare con i giovani artisti e le gallerie che indagano il confine tra arte architettura e design, come quelle tra immagine fotografica ed NFT sono associati all’interno del display non per mezzo della loro identità, bensì dei temi affrontati dal progetto specifico ed inedito presentato. Associazioni che permetteranno di far emergere diverse tematiche, affini e ricorrenti. Inoltre l’edizione del 2022 ha assunto un altro aspetto che non è tanto un focus, quanto un invito al pubblico e ai partecipanti. Invito suggerito dal display che caratterizzata fortemente la visita di quest’anno e che è a forma di “labirinto”. L’invito è quello di uscire da un periodo di perdita di riferimenti dopo la pandemia, la guerra e altre crisi in agguato. Tale approccio ci ricorda che questa manifestazione, oltre ad essere una fiera che permette agli spazi selezionati di incrementare la propria autonomia finanziaria e di far conoscere gli artisti con cui lavorano a un pubblico ampio, è soprattutto una piattaforma di incontro e di scambio in merito a quelle che sono le priorità del sistema attuale dell’arte. Priorità che siamo tutti chiamati a intercettare e a sviluppare in un dibattito collettivo nei giorni della fiera e anche dopo per mezzo della web tv e di The Others journal, visibile online sul nuovo website della fiera.

Lorenzo Bruni, foto: Gianni Melotti

Intervista tratta da Espoarte #119 “L’autunno caldo delle fiere. Parola ai Direttori” all’interno della Speciale Fiere, a cura di Matteo Galbiati.
Acquista la tua copia qui: https://www.espoarte.net/shop/shop/espoarte-119/

 

THE OTHERS. XI edizione 
3 – 6 novembre 2022

Padiglione 3 – Torino Esposizioni
Via Petrarca 39 b

Orari: 3 novembre  dalle 16.00 alle 23.00
4 novembre  dalle 16.00 alle 23.00
5 novembre dalle 11.00 alle 23.00
6 novembre  dalle 11.00 alle 20.00

Info: www.theothersartfair.com

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