Scusa, sono al cinema #10
A cura di Mila Buarque
Due grandi nomi per i film proiettati oggi a Venezia. Il russo Andrei Konchalovsky e l’americano Andrew Niccol hanno avuto l’onore di chiudere la selezione ufficiale. E subito è cominciato il toto leoni fra critici e addetti ai lavori.
Difficilmente riceverà qualche premio Good Kill di Niccol. Malgrado la presenza di un intenso Ethan Hawke e il tema quanto mai attuale: i droni utilizzati nella lotta al terrorismo. Il maggiore Egan dopo aver partecipato alle guerre in Iraq e Afghanistan viene destinato alla base aerea di Las Vegas. Da qui continuerà ad essere impiegato in missioni non più come pilota di caccia ma come controllore di aerei telecomandati. Dalla sua postazione nel deserto del Nevada uccide i nemici, ma anche civili innocenti, nell’ambito delle cosiddette operazioni mirate, prima di tornare a casa per il barbecue con la famiglia e gli amici. La moralità della guerra svuotata del rischio per la propria incolumità, l’efficacia della politica americana, che adotta sistemi simili a quelli dei terroristi, la differenza di valore della vita di un americano rispetto a quella dei nemici, sono alcuni degli interrogativi che il film pone.
Purtroppo il film si perde nella banalità del triangolo amoroso tra Egan, la moglie e una giovane pilota (Zoë Kravitz) e nello sviluppo poco accurato dei personaggi e delle situazioni che seguono un binario banale e prevedibile. Fino al pessimo finale che suggerisce che alcune uccisioni siano più lecite di altre, anche a distanza.
Tutt’altra atmosfera per Le notti bianche di un postino di Konchalovsky che ha buone possibilità, a nostro parere, di ricevere qualche riconoscimento. Il regista russo nel tentativo di raccontare la vita nei villaggi della campagna russa, luoghi ancora oggi raggiungibili solo via barca o con la motoslitta e rimasti come isolati dal tempo, ha deciso di realizzare una sorta di docufiction. Il postino protagonista è davvero un postino, così come la quasi totalità dei personaggi del film sono interpretati da attori non professionisti. La stessa sceneggiatura è stata costruita passo dopo passo utilizzando le storie e i dialoghi quasi inconsapevoli che avvenivano davanti alla cinepresa. Ne è uscito un film a tratti divertente nel quale, pur nella durezza di alcune situazioni – l’alcolismo, la mancanza di lavoro, la solitudine sono temi ricorrenti – emerge da ogni inquadratura l’affetto del regista verso questa umanità che vive in un mondo rimasto immutato nei secoli.
A questo punto non ci resta che attendere le decisioni della giuria. I nostri personali favori vanno allo splendido Birdman di Alejandro Inarritu che ci è sembrato superiore a tutti gli altri titoli di questa bella edizione della mostra. Speriamo in un riconoscimento per l’iraniano Tales e per i nostri Elio Germano e Alba Rohrwacher, mentre i rumors veneziani pronosticano leoni per il potente documentario The Look of Silence e per il pretenzioso svedese A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence. Non resta che attendere.
Info: www.labiennale.org