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Scusa, sono al cinema #6

A cura di Mila Buarque

Quale è il confine tra storie personali e politica? Se lo chiedono e ce lo chiedono alcuni dei personaggi dei titoli passati oggi in concorso a Venezia. Se lo chiede una delle interpreti del bel Ghesseha (Tales) della regista iraniana Rakhshan Banietemad. Si trova con un gruppo di uomini, su un pulmino diretto verso la fabbrica in cui lavora. Non ricevono lo stipendio da nove mesi e vogliono risposte dalla direzione. Li accompagna un uomo con la sua videocamera, che sta cercando di girare un documentario sull’Iran di oggi.

Ghesseha di Rakhshan Banietemad
Lo abbiamo già incontrato e lo rincontreremo, come altri dei passeggeri, in una delle molte storie che incrociandosi compongono il film. La donna si lamenta e si dispera. Uno dei suoi figli è in carcere, lei non ha i soldi per la cauzione, l’inflazione le sta mangiando i pochi risparmi.Il suo vicino di posto le dice che non si deve parlare di politica alla telecamera. “Ma io non sto parlando di politica”, risponde, “parlo dei problemi della mia vita e della mia famiglia”. E i problemi e le vicende della Teheran contemporanea, tra tossicodipendenti, donne maltrattate, disoccupati e abusi di potere, sono i protagonisti delle vite dei personaggi che la Banietemad ci racconta in questa sua opera la cui gestazione complessa e faticosa è durata ben 8 anni e che ha dovuto aspettare che un nuovo governo, più progressista, venisse eletto, per poter essere proiettato.

The Look of Silence di Joshua Oppenheimer
Se lo chiede, o meglio lo chiede al suo interlocutore, anche il protagonista del potente e asciutto documentario The look of silence, di Joshua Oppenheimer. Sette anni fa il regista americano andò in Indonesia ad intervistare i componenti degli squadroni della morte che nel 1965, all’indomani del colpo di stato militare che portò al potere il Generale Suharto, massacrarono più di un milione di civili accusati di essere comunisti. Il risultato fu The act of killing che, uscito nel 2012, fece incetta di premi e riconoscimenti internazionali. Oggi Oppenheimer è tornato in Indonesia. Questa volta ha cercato la famiglia di una delle vittime e ha accompagnato uno dei suoi componenti, ad incontrare gli assassini del fratello. In uno dei confronti più duri, con uno dei capi di allora, anche lui viene accusato di parlare di politica. “Ma io voglio solo conoscere la verità sulla morte di mio fratello” è la risposta. Una testimonianza scioccante su un paese che ha scelto la rimozione di una delle pagine più nere della storia contemporanea.

La Rancon de la Gloire di Xavier Beauvois
Tutt’altra atmosfera nel terzo film della giornata, il francese La Rançon de la Gloire di Xavier Beauvois. Attraverso il racconto di un macabro fatto di cronaca, il furto perpetuato nel 1977 della salma di Charlie Chaplin da parte di due disperati, Beauvois costruisce un film delicato poetico e, a suo modo, Chapliniano.

Ancora tre film belli e differenti per un’edizione che continua a sorprender per la qualità delle proposte. E siamo solo al secondo giorno.

Info: www.labiennale.org


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