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MENDRISIO (SVIZZERA) | Museo d’arte Mendrisio | Fino al 7 luglio 2024

di MATTEO GALBIATI

Fa sempre una certa impressione riscontrare che, a dispetto di alcuni operatori di settore i quali, con le mode, con le circostanze obbligate, con l’assecondare quanto l’economia del sistema impone, annacquano le loro stesse competenze e conoscenze producendo “eventi” ripetitivi, di scarsissima, se non nulla, rilevanza, ce ne siano altri che, veri e propri “scienziati della cultura”, non solo svolgono con coscienza la propria missione culturale, ma anche – e per noi è cosa degna di nota – riescono a emozionarsi ancora, con sincero sentimento, per gli autori che studiano, che promuovono, che sostengono. Lo fanno per una devozione di intenti, per un’osservazione profonda della loro pratica artistica, fino anche a sentire affinità con la poetica stessa di quei maestri che si sono impegnati ad analizzare e studiare. L’esito sono mostre, magari anche non muscolari, il cui senso è destinato a incidere per erudizione, scientificità e, appunto, sensibilità nella lettura attenta della ricerca dell’autore e per la scelta accurata delle opere.

Enrico Castellani, veduta di una sala (con le seguenti opere, da sinistra verso destra, Superficie rossa, 1963, acrilico su tela, 84 × 99,8 × 9,9 cm Schauwerk Sindelfingen; Superficie rigata bianca e blu, 1963, vinavil su tela, 70,7 × 100 × 7 cm, Enrico Castellani Estate; Dittico rosso, 1963-1964, acrilico su tela, 157 × 152 × 20 cm, Collezione Roberto Casamonti, Firenze), Museo d’arte Mendrisio, Mendrisio (Svizzera)

Capita, quindi, di ammirare progettualità che sono esito di un lavoro intenso non solo per la proposta altissima dei contenuti, ma soprattutto per il respiro di quella rara umanità capace, attraverso le scelte, di filtrare le connessioni, i dialoghi, le corrispondenze, le reciprocità che soddisfano il sapere e che carezzano il sentimento.
Crediamo sia giusto dar riscontro al lettore e al possibile, se non auspicabile, visitatore della mostra di questo aspetto: sottolineare l’etica e la qualità, certamente culturale, ma soprattutto umana, con cui è stata concepita, progettata e realizzata la mostra – un vero e proprio gioiello curatoriale – intitolata semplicemente Enrico Castellani in corso al Museo d’arte Mendrisio (Svizzera).
Ci ha molto colpito come studiosi, di comprovata sapienza, quali Paolo Bolpagni, Ester Coen, Fulvio Irace e gli stessi curatori della mostra Francesca Bernasconi, Barbara Paltenghi Malacrida e Federico Sardella abbiano presentato questo progetto espositivo: tutti hanno voluto omaggiare la risoluta e coerente ricerca di Enrico Castellani (1930-2017) con uno sguardo quasi intimo, di chi percepisce davvero l’importanza della sua testimonianza artistica ed estetica, ma anche umana ed etica. I pensieri si producono allora in una sintonia rilevabile, percepibile visitando l’allestimento davvero puntuale, presente nelle sale del museo ticinese.

Enrico Castellani, Senza titolo, 1959, acrilico su tela, 120 × 100 cm, Collezione privata © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024

La sinergia dei loro confronti si è misurata in un dialogo franco che ha avuto come esito finale quello di produrre, per la prima mostra di così ampia portata in territorio elvetico e promossa da un’istituzione museale svizzera, un’antologica di notevole bellezza e di acuta lettura dell’opera del maestro. Misurato nelle scelte, preciso nella disposizione dei lavori negli ambienti museali, il percorso di questa mostra diventa un viaggio – in taluni casi di vera scoperta di pezzi unici e inediti, di altri recuperati e riconsegnati all’ammirazione del pubblico – attraverso i decenni con cui Castellani ha definito il suo linguaggio, ha incanalato la sua riflessione in quella sua caratteristica scrittura “plastica” con cui ha animato di luci e ombre, di pieni e vuoti, di emersioni e sprofondamenti la superficie del “quadro”.
Da un primo rarissimo dipinto figurativo con un paesaggio fluviale del 1947 – cui era affezionato – fino alle ultime esperienze, sessanta capolavori racchiudono la semplice complessità con cui Castellani ha seguito la sua vocazione, senza abbandoni, senza rinunce, ascoltando in maniera quasi ascetica quell’aspirazione coerente con cui ha illuminato e irradiato tutta la sua carriera.

Enrico Castellani, Superficie bianca, 1964, acrilico su tela, 308 × 396 × 70 cm, Collezione privata © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024

Nella piccola come nella grande dimensione, nella varietà di colori e di soluzioni formali, in interventi ambientali e in complesse disseminazioni, la “pittura” dell’artista si è misurata con lo spazio: ha cercato una dimensione diversa sollecitando nel corpo più profondo dell’opera quelle spinte ed energie che ne hanno plasmato proprio la concretezza fenomenologica.
Senza titolo (1959), Superficie rigata bianca e blu (1963), la monumentale Superficie bianca (1964), ma anche Il muro del tempo (1968), Spartito (1969), Senza titolo (1973), Superficie biangolare cromata (2011-2012) lasciano trasparire quanto la risolutezza formale di Castellani abbia perseguito il fine ultimo della sua ispirazione che ha avuto il sommo merito di essere sempre stata propositiva, forte di un sentimento di fiduciosa positività.

Enrico Castellani, Superficie rossa, 2006, alluminio aeronautico smaltato, 116,5 × 116,5 cm, Collezione privata, courtesy Lévy Gorvy Dayan © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024

Lavorando in una sorta di ritiro intransigente, consapevole e cercato, nel suo eremo, il suo sguardo è rimasto aperto al mondo e la sua pittura, in questo, è esempio fulgido del superamento del suo stesso antico o retorico canone. La sua indagine nei decenni, nonostante le diverse esperienze ed incontri, si è mossa verso quel valico che oltrepassa i limiti di un linguaggio di cui è stato uno dei massimi innovatori. Di chi ha saputo chiarire e definire il potere e il valore di un’immagine oltre la sua stessa “figura”, perché in fondo la superficie pittorica per lui è stata sempre un campo aperto dove recepire e fronteggiare energie e pulsioni opposte, dove tendere i contrari e renderli complementari, dove la “membrana” del quadro – la tela – si è fatta soglia malleabile tra l’umano e una dimensione imperscrutabile.

Enrico Castellani, veduta di una sala (allestita con l’opera Serie blu, 1996, acrilico su tela, 120 × 120 cm ciascun elemento, Enrico Castellani Estate © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024), Museo d’arte Mendrisio, Mendrisio (Svizzera)

Tutta la conoscenza di Castellani traspare in questo progetto espositivo che, senza strumentalizzare la potenza della sua espressione, assolve il dovere del sapere con misura, garbo, rispetto. Il resoconto del lungo lavoro di Castellani qui è stato possibile riassumere, per tornare a quanto detto inizialmente, per la “vera cura” con cui la mostra è stata gestita e trattata e che ha come risultato un avvincente viaggio nell’esistenza di un artista irripetibile. Tutto è offerto in misura di un livello superiore, tutto è affidato (si veda l’importante monografia, pietra miliare negli studi sull’artista) da chi al massimo grado ha saputo approfondirne la dimensione intellettuale, filosofica, estetica, artistica e umana.
Una mostra che non ha bisogno di ingombranti sottotitoli, una mostra di sapienza e di ragione cui basta chiamarsi per nome e cognome: Enrico Castellani.

Enrico Castellani
a cura di Barbara Paltenghi Malacrida, Francesca Bernasconi, Federico Sardella
in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani
con il sostegno della Banca del Sempione
con il contributo della Repubblica e Cantone Ticino, Fondo Swisslos
media partnership di RSI Rete 2

24 marzo – 7 luglio 2024

sabato 6 luglio ore 18.30: Danza per Castellani, performance nell’ambito del Festival “Ticino in Danza”

Museo d’arte Mendrisio
Piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio (Svizzera)

Orari: da martedì a venerdì 10.00-12.00 e 14.00-17.00; sabato, domenica e festivi 10.00-18.00; lunedì chiuso
Ingresso intero CHF12.00; ridotto CHF10.00; gratuito ≤18 anni, AMS, ICOM, ASSSA, Passaporto Musei Svizzeri, Visarte

Info: +41 (0)58 6883350
museo@mendrisio.ch
www.museo.mendrisio.ch

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