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SVIZZERA | LUGANO | MASI – Palazzo Reali | 18 aprile – 5 settembre 2021

Intervista a CAROLE HAENSLER di Matteo Galbiati

Dopo aver incontrato l’opera di Luigi Pericle (1916-2001) nella bellissima mostra alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia nel 2019 (vedi l’intervista a Chiara Gatti), ricerca che tornava ad essere esposta in una prima raccolta sistematica di opere grazie al determinante contributo e volontà di Andrea Greta Biasca-Caroni (sono loro ad aver istituito e a gestire l’Archivio Luigi Pericle), ritorniamo a parlare della ricerca dell’artista svizzero in occasione della mostra Luigi Pericle. Ad astra, prima sua grande retrospettiva presentata da un’istituzione culturale in Svizzera.
Approfondiamo i contenuti di questa esposizione con Carole Haensler, direttrice di Bellinzona Musei e curatrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, che ha curato la mostra attualmente in corso presso le sale del MASI | Palazzo Reali a Lugano, scopriamo con lei le opere selezionate per l’occasione:

Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Luigi Pericle, oltre all’anniversario, quali sono le ragioni di questa mostra, so che ci sono diverse circostanze “favorevoli”?
Sì esatto c’è stato un concorso di circostanze perché una delle prime persone contattate dai Biasca-Caroni, quando avevano scoperto le opere nella casa, è stato Tobia Bezzola, direttore del MASI. Il suo è stato uno dei primi pareri positivi sulla qualità dell’opera di Pericle e, mentre si stabilivano le modalità per esporlo a Lugano, era già partito il progetto di Venezia in concomitanza con la Biennale. La preparazione della mostra al MASI è una convergenza di vari fattori: Chiara Gatti aveva fatto il primo lavoro di ricerca e il punto della situazione su Pericle, anche con un catalogo che è un vero e proprio state of the arts sull’artista non solo per quanto riguarda quello che c’è, ma anche su quello che si sarebbe dovuto fare. Tutti i saggi erano punti di partenza, interrogativi aperti rispetto al lavoro che l’Archivio avrebbe dovuto condurre. Mi sono appoggiata al suo lavoro e con lei ho avuto diversi scambi per capire come poter lavorare in modo complementare su aspetti che non si era ancora riusciti a mettere in evidenza e studiare maggiormente. Mi era indispensabile per avere una specifica lettura per la Svizzera, dove l’importanza di questa mostra serve a lanciare un sasso nell’acqua: aiuta l’Archivio nel far emergere quelle opere di Pericle presenti in collezioni che non si conoscono, del resto il lavoro grande che spetta proprio all’Archivio è produrre un catalogo ragionato e, quindi, è fondamentale cercare di portare alla luce tutto quello di cui si è persa traccia. Per esempio la fase figurativa che lui aveva distrutto: di questa, prima della fase astratta, sono state vendute alcune opere, che ora sarebbero utili per ricollocare la sua esperienza e la sua ricerca, per chiarirne anche quegli aspetti meno noti.

Luigi Pericle, Senza titolo, s.d., tecnica mista su masonite, Collezione privata

Queste due retrospettive, al momento, sono le uniche su di lui: quando ha iniziato ad avere un certo successo ha smesso e si è ritirato. Il periodo maturo, degli anni Settanta, è quasi totalmente sconosciuto. Le mostre servono per inserirlo in un contesto grazie alle opere dell’Archivio e a quanto, nel frattempo, è stato recuperato e ricostruito attraverso i documenti studiati. La mostra in Svizzera è proprio fondamentale per questo recupero. Ci sono elementi lacunari e misteriosi che potrebbero emergere anche in modo fortuito.
L’orientamento della mostra e le sue scelte sono legati alle tre figure presenti in catalogo: definendo il progetto, ho incontrato in Archivio Andreas Kilcher che stava studiando come me i documenti e le opere. Ci siamo scambiati le informazioni in modo comparato, per questo le nostre posizioni e visioni risultano complementari. Poi c’è Michele Tavola che ho interpellato perché il suo saggio, nel catalogo di Venezia, era quello con le prospettive più puntuali, quasi fosse già pronto per un’ulteriore mostra su Pericle, soprattutto sui disegni e sull’illustrazione, una parte che noi non avevamo toccato. Sono tre approcci che emergono dalla mostra di Lugano e delineano una convergenza di opinioni, studi e collaborazioni frutto di un lavoro sul campo. Pericle va studiato con una ricerca che deve essere condotta necessariamente in Archivio, non è pensabile lavorare in remoto, le sue analisi sono ancora agli esordi; siamo in una fase molto interessante, le intuizioni di tutti sono utili e vanno confermate a vicenda. Senza contare che possono confluire compiutamente in una mostra. Bezzola ha voluto che fossi io a curare la mostra proprio in funzione del punto in cui ero arrivata nei miei studi sulle chine e al confronto nato prima con Andreas Kilcher e poi con Michele Tavola.

L’istituzione che lei dirige – Bellinzona Musei e il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona – ha costituito un fondo dedicato all’artista. Quale missione avrà e come si relaziona con l’Archivio Luigi Pericle?
Tutto è partito proprio dall’idea di creare un Fondo che ha senso all’interno della nostra collezione e al lavoro che stiamo facendo: negli ultimi cinque anni ho voluto avviare una riflessione sulle questioni legate ai nuovi linguaggi del Secondo Dopoguerra con una ricerca su artisti come Massimo Cavalli, Hans Hartung, Afro, Burri, Fontana, Capogrossi, Albers… Luigi Pericle si colloca benissimo in questo contesto, a metà strada tra i protagonisti e gli eredi. Lui pone le domande essenziali del periodo, una su tutte – che mi ha molto colpito – è quella dell’anti-eurocentrismo, forse addirittura causa del suo ritiro dalla scena dell’arte. Pericle reagiva contro quella dominanza dell’arte europea da cui, in fondo, ancora oggi non siamo usciti e che già altri artisti avevano affrontato. Aveva un interesse per l’arte cinese e giapponese, per la loro cultura legata alla calligrafia, si nutriva dello studio di altri approcci. Questo è un dato davvero interessante nel contesto del Ticino, in relazione alla storia peculiare di Monte Verità, luogo dove si riunivano persone che avevano diversi modi di pensare e abbracciavano idee profondamente e radicalmente diverse. Senza legarlo ad una tendenza, questo polo di riflessioni (anche marginali) indubbiamente ha avuto un’influenza sul suo pensiero.

Luigi Pericle. Ad astra, veduta della mostra, MASI | Palazzo Reali, Lugano (Svizzera)

Pericle aveva scelto ad un certo punto della sua ricerca di interrompere e non dedicarsi più all’arte. Solo per un caso “fortuito” è stato ritrovato il suo archivio e si è potuto salvaguardare la memoria di questo artista dimenticato e, recentemente, riscoperto. Come possiamo collocarlo all’interno delle ricerche del Novecento?
Questa è la grande domanda che richiederà il lavoro maggiore. Ho voluto passare in rassegna tutta la sua biblioteca, tutti i suoi volumi per capire che artisti guardava, cosa aveva inserito: ho scoperto che non ci sono i suoi contemporanei né chi l’aveva preceduto. Ci sono alcune cose su Klee, anche se in prevalenza sono i suoi saggi e testi più che cataloghi con le sue opere. L’unico catalogo trovato è di una mostra di Ben Nicholson del 1968 presso la Galleria Beyeler di Basilea che, tra l’altro, contiene anche una dedica dell’artista a Pericle. In diverse annotazioni nelle sue lettere e in una sua biografia sappiamo che continuava ad andare a vedere le mostre a Basilea dove, anche se non vi abitava più, poteva ammirare tutte le grandi mostre di artisti della seconda Avanguardia. Basilea era il fulcro di un’importante attività espositiva che, per la Guerra, centri come Parigi, Monaco, Berlino avevano interrotto e non ancora pienamente ripreso. Il sospetto forte che Pericle le abbia viste c’è, ma non abbiamo avuto riscontro in tutti i documenti che abbiamo studiato ad oggi. Forse esisteva qualcosa, ma non sappiamo se li ha distrutti, è un’ipotesi che rimane aperta. Lui aveva ordinato bene le cose presenti in casa, quindi, pare difficile che non ci sia proprio testimonianza alcuna di questo. Kilcher ha riscontrato quanto, dalle cancellature e dalle asportazioni o distruzione dei materiali, Pericle fosse determinato nel lasciare una precisa traccia di sé per il futuro. Il sospetto, che qualcosa non l’abbia tenuto, permane. Questa è una ricerca molto impegnativa che va approfondita con complessi incroci di documenti che potranno affiorare nel tempo. Rimangono connessioni visive e storiche aperte, pur non confermate direttamente. Per esempio è innegabile che ci sia un rimando a Dubuffet, non solo possiamo associare delle opere, ma ci è chiaro anche l’interesse per un certo pensiero legato alla liberazione delle culture e al ritorno ad una visione “primitiva” dell’arte. In questo senso ci sono dei sospetti, poi è un fattore speculativo da approfondire, arriverà dai prossimi progetti, è così che le mostre diventano organiche, una nutre l’altra ponendo nuovi quesiti da risolvere. Ogni mostra definisce un campo che poi rimanda alla prossima quegli altri spunti emersi in fieri. Il rapporto con la fisica quantistica, la meccanica e la materia è una parte importante che non siamo riusciti ad esplorare compiutamente nel progetto di Lugano, nonostante fosse una questione che ci siamo posti. Tutto è necessario per inquadrare meglio Luigi Pericle entro i linguaggi del Novecento, non solo artistici.

Luigi Pericle, Il segno della trasformazione (Matri Dei d.d.d.), 1964, tecnica mista su tela, Collezione Dr. iur. M. Caroni, Svizzera

Quale tratto distintivo lo caratterizza? In cosa si distingue la sua riflessione artistica?
Quello che colpisce ogni spettatore è la sua materialità senza materia. L’opera è piatta, eppure lascia intuire strati e strati di pittura. La dimensione della materia, non solo fisica sulla tela ma anche scientifica, in coerente legame con la messa in discussione della concezione di spazio e tempo che si era definita nel Novecento, Pericle la rende iconica nel lavoro. Cerca di tradurla pienamente ed è un elemento di distinzione nel suo essere uomo, artista e pensatore del Novecento.

Quale percorso avete costruito in questa mostra? Come avete scelto e raggruppato le opere presenti?
Forse sono stata un po’ didascalica e didattica nelle scelte, proponendo un percorso cronologico che muove da un’ideale mappa mentale di Pericle, poi si passa al periodo di ricerca più sperimentale degli anni Sessanta cui segue un corridoio di chine, sopraggiungono gli anni Settanta – in cui sviluppa il proprio linguaggio – e si finisce con le ultime tracce del disegno e delle chine a ridosso degli anni Ottanta, quando esaurite le ricerche artistiche, si dedica ad approfondire temi più spirituali attraverso la scrittura e la letteratura. Ci sono aforismi, poesie fin dagli esordi, ha vinto un premio negli anni Settanta con una “seconda” raccolta di novelle, testimonianza di un lavoro parallelo alla pittura. È una parte tutta da studiare ancora, volevo inserirla nel percorso espositivo, ma poi mi sono limitata ad esporre alcuni testi in una vetrinata per lasciare il segno di un’indagine ancora tutta da scoprire, rimandata, come dicevamo, a nuove occasioni espositive.

Luigi Pericle. Ad astra, veduta della mostra, MASI | Palazzo Reali, Lugano (Svizzera)

La presenza delle opere su carta è importante: ho iniziato da qui per studiare il suo lavoro, è parte essenziale per la costituzione del Fondo, permette di capire meglio alcune soluzioni pittoriche. Per questo sono arrivata alla costruzione delle 5 sale come le ho riassunto prima: la sala degli anni Sessanta con i dipinti e le carte di varia tipologia per far capire che in quel periodo Pericle lascia dialogare molto pittura e disegno, mette in risalto proprio le sue continue prove. Cerca forme, soluzioni di luce che poi lo spingono a muoversi sulla tela in una modalità precisa. Bisogna tenere in conto che il disegno non è mai un bozzetto preparatorio, ma è un campo di sperimentazione per acquisire soluzioni utili e autonome, magari poi reperibili anche nella pittura. Negli anni Settanta i dipinti sono totalmente autonomi, sono loro il campo della sperimentazione e, per questa ragione, ho dovuto dividere nettamente le due fasi per far comprendere le differenze di intenti che hanno determinato il suo fare. La pittura aveva ancora il valore del Rinascimento, per lui lo statuto della pittura è quasi a-temporale e difficilmente riesce ad inquadrarlo in un decisa accettazione del suo tempo. La pittura è una, non ha una radice temporale esclusiva: in questo senso, è stato importante inserire a catalogo un documento in cui Pericle dà le direttrici per osservare il lavoro di un artista e di un pittore. Ha una visione storica della pittura. Il rapporto con il disegno negli anni Settanta sembra essere rovesciato: cerca di ottenere con le chine quanto realizzava su tela.

Anche nella mostra di Venezia si leggeva questo viaggio in parallelo tra le due tecniche. Non sono una figlia dell’altra o una prioritaria all’altra. Si confrontano continuamente e da questo nasce il segno distintivo di Pericle: penso che in lui la pittura diventi disegno e il disegno tenda alla pittura, le due tecniche mi sembrano trasgredire la loro stessa natura…
Sì mi piace, è una bella formula! È quello su cui stiamo riflettendo con Michele Tavola e per questo è fondamentale che ci fosse il disegno. In mostra abbiamo fatto una parete di chine per far capire questa transizione. Ho cercato di definire una mappa mentale di Pericle cercando il suo rapporto anche con la calligrafia, con l’alchimia, con la metamorfosi, il rapporto con il linguaggio collettivo primitivo (per esempio nell’opera Primitive calligraphy) con figure che sembrano correlate ai graffiti preistorici. C’è lo studio sui canoni rappresentativi da varie discipline, che per lui sono tutte sullo stesso livello dalla pittura all’architettura, dalla letteratura alla grafica.
L’ultima sala è quella del 1980, sono le ultime opere in cui si ripropone un certo figurativo di carattere simbolico che mira ad una ascesa spirituale. Ritorna anche una china, che era assente negli anni Settanta, come se facesse un tentativo per verificare l’esaurimento definitivo del suo percorso artistico. Sono 10 carte che sanciscono questa fine, quasi volesse una prova consapevole che con l’arte ormai non aveva più nulla da dire. Chiudiamo la mostra proprio con la bozza del manoscritto, qui finisce la sua ricerca pittorica e si apre un capitolo nuovo, quello della dimensione letteraria.

Luigi Pericle. Ad astra
a
cura di Carole Haensler in collaborazione con Laura Pomari
con il supporto di Archivio Luigi Pericle
in collaborazione Museo Villa dei Cedri

18 aprile – 5 settembre 2021 

Museo darte della Svizzera italiana, Lugano 

MASI | Palazzo Reali
Via Canova 10, Lugano (Svizzera)

Info: www.masilugano.ch

MASI Lugano
Il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato come uno dei musei d’arte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il nord delle Alpi. Nelle sue due sedi – quella presso il centro culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali – offre una ricca programmazione espositiva con mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. L’offerta artistica è arricchita dalla collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati – parte del circuito del MASI – interamente dedicata all’arte contemporanea. Il MASI è uno dei musei svizzeri sostenuti dall’Ufficio federale della cultura ed è anche uno degli “Art Museums of Switzerland”, il gruppo di musei selezionati da Svizzera Turismo per promuovere l’immagine culturale del Paese in tutto il mondo.

ARCHIVIO LUIGI PERICLE
L’Archivio Luigi Pericle, costituito nell’anno 2019, è un’associazione senza scopo di lucro che custodisce, conserva e valorizza le opere, la biblioteca e il fondo documentario legato alla vita, agli studi e all’arte di Luigi Pericle (1916-2001). La vasta collezione di opere su tela, su masonite e su carta, è al centro di un costante lavoro di ricerca e promozione. Dal canto suo la biblioteca, recentemente ordinata e catalogata, testimonia la ricchezza degli interessi del maestro e la versatilità dei suoi studi negli ambiti più diversi: teosofia, antroposofia, astronomia, astrologia, cosmologia, egittologia, ufologia, filosofie orientali, omeopatia, agopuntura, esoterismo, zen, buddhismo e spiritualità. Agli oltre 1500 volumi della raccolta si affiancano intere collane di riviste di medicina e religioni orientali.
L’archivio è diviso per generi e contenuti. Si contano 70 taccuini di appunti, per oltre 4000 pagine di annotazioni, schizzi, schemi, glossari; 1500 tavole di oroscopi manoscritti; 800 lettere originali o anastatiche che documentano rapporti di corrispondenza con colleghi, studiosi, galleristi, registi, maestri spirituali, storici e critici dell’arte, fra cui Hans Hess, Herbert Read, Hans Richter, l’editore Macmillan di New York o la galleria londinese Arthur Tooth & Sons; 50 manoscritti, fra cui 4 raccolte di poesie e 2 esemplari (uno manoscritto e un dattiloscritto originali) del romanzo inedito Bis ans Ende der Zeiten – Morgendämmerung und Neuanfang statt Weltuntergang [Fino alla fine dei tempi – Alba e nuovo inizio, invece della fine del mondo], concluso nel 1996, accanto alle copie dell’unico capitolo pubblicato con il titolo Amduat. Si registra infine un vasto numero di testi autografi di vario argomento, fra pagine di diario, appunti, poesie e riflessioni sparse, il tutto catalogato a corpo per un totale di altri 200 esemplari. Una sezione speciale è riservata ai fumetti, alle vignette originali e alle copie delle sue celebri illustrazioni per le strisce della famosa marmotta Max.
L’obiettivo che l’Archivio si pone oggi è quello di mantenere vivo il patrimonio dell’artista attraverso mostre, pubblicazioni, convegni, favorendo anche la consultazione dei documenti da parte di studiosi, ricercatori e laureandi che vengono accolti nei nuovi locali destinati alla biblioteca e agli schedari.
La mostra permanente con 150 opere pittoriche di Luigi Pericle realizzate su tela, masonite e carta si snoda nei locali dell’albergo ed è accessibile al pubblico.

ARCHIVIO LUIGI PERICLE
c/o Hotel Ascona
Via Signore in Croce 1 

6612 Ascona (Svizzera)

Info: +41 (0)79 245 09 65; +41 (0)79 621 23 43
info@luigipericle.org

www.luigipericle.org

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