MILANO | FABBRICA DEL VAPORE | 2 dicembre 2017 – 4 aprile 2018
di FRANCESCA CAPUTO
È possibile mettere in scena l’utopia e raccontare l’idea, fragilissima e potente, di Rivoluzione? Come restituire la freschezza di un immaginario che prese corpo nella seconda metà degli anni Sessanta, capace di sovvertire le strutture di potere in ogni sfera della società?
È l’obiettivo che si propone la mostra Revolution. Musica e ribelli 1966-1970, dai Beatles a Woodstock, alla Fabbrica del Vapore di Milano, fino al 4 aprile 2018, esplorando una manciata di anni, tra i più affascinanti e mitizzati del recente passato, attraverso una miriade di oggetti-testimonianza: immagini, arte, grafica, design, cinema, documenti, filmati, abbigliamento, poster, libri, dischi, fotografie, canzoni; già presentati al Victoria & Albert Museum di Londra.
Il percorso esperienziale si snoda in cinque grandi aree tematiche – Swinging London, Musica e Controcultura, Voci del dissenso, Costumi e Consumi, Summer of Love – approfondendo in un unico afflato di aspirazione condivise i principali luoghi e contesti in cui si produsse un sostanziale cambiamento di prospettiva nella mentalità occidentale.
Dalla Londra di Carnaby Street agli hippy di Haight-Ashbury; dalla moda, ai club, alle droghe, passando per gli spazi espositivi indipendenti che propongono artisti d’avanguardia poliedrici come Yoko Ono, Boyle Family e Jim Dine; da Blow-Up di Antonioni a fotografi del calibro di Terry O’Neill, John Cowan, David Bailey, Terence Donovan e Brian Duffy; dalle immagini psichedeliche dei Beatles realizzate da Richard Avedon sino al poster per il primo Earth Day disegnato da Robert Rauschenberg e i disegni per War Is Over di John Lennon e Yoko Ono; dagli abiti futuristici in PVC e Perspex alla minigonna di Mary Quant; dalla controcultura di San Francisco e la West Coast sino all’innovazione tecnologica della Bay Area.
Dalle battaglie politiche alle manifestazioni per i diritti umani e le proteste di strada (che dagli Stati Uniti approdano in Europa, con il maggio francese fino a coinvolgere università e società italiana) al fervore del boom economico, alla cultura dei Festival, dei raduni rock, delle comunità alternative.
Un viaggio totale entro istanze, sogni e speranze, desiderio di libertà, fiducia nel futuro di un’intera generazione al di là e al di qua dell’Atlantico, capace di restituire lo spirito del tempo anche attraverso molti testi fondamentali, come Utopia di Thomas More, Uomo a una dimensione di Herbert Marcuse, Le porte della percezione di Aldous Huxley, On the Road di Jack Kerouac e il Libro Tibetano dei Morti.
Peccato che la realtà italiana, pur importante e incisiva, sia presente solo con un breve spaccato che comprende alcune foto del Piper di Roma e copertine di album, tra cui il fondamentale Dedicato a… di Mario Schifano.
L’ambiente sonoro immersivo riconduce all’atmosfera dell’epoca. È la musica il vero filo conduttore, accompagnando tra le sale il fruitore con audioguide che diffondono la colonna sonora del tempo: brani dei Jefferson Airplane, Beatles, Dylan, Rolling Stones, Frank Zappa, Grateful Dead. Fino a concludersi nell’ultima stanza con un enorme schermo avvolgente da cui risuona il sound infuocato di Jimi Hendrix, Janis Joplins, gli Who e degli altri protagonisti di Woodstock, proiettando in loop il documentario del Festival del 1969.
Oltre all’esplosione creativa della scena musicale, è la raffinata iconografia dell’Arte Psichedelica a permettere di sintonizzarsi sulle onde rivoluzionarie di quegli anni; giacché insieme alla musica fu un canale principale per la diffusione dei nuovi ideali, privilegiando il curvilineo al rettilineo, la complessità alla semplicità, il femminile al maschile.
Lungo l’intera esposizione a fare da collante a idee e parole ci sono le straordinarie innovazioni grafiche della psichedelia e della stampa controculturale. Una miriade di manifesti, poster e locandine, comix e riviste underground, cover di LP, realizzati da importanti artisti psichedelici – Victor Moscoso, Martin Sharp, Wes Wilson, Stanley Mouse, Rick Griffin, Alton Kelley, Robert Crumb e le illustrazioni originali di Alan Aldridge – che stravolsero layout e canoni tipografici con saturazioni cromatiche, colori acidi e cangianti, illusioni ottiche, metamorfosi vegetali e tratteggi certosini, inchiostrazione arcobaleno e lettering distorto, come parte inscindibile delle immagini; ispirandosi ad artisti come Aubrey Beardsley, Alphonse Mucha, anch’essi presenti in mostra.
Non a caso si è introdotti nell’immaginario psichedelico fin dalla sala d’ingresso che, tra pareti specchianti e luci strobo, accoglie il dipinto Grain of Sand di Mati Klarwein – originariamente costituiva il soffitto dell’Aleph Sanctuary, un tempio portatile dedicato alla “religione del tutto” – in cui si combina l’incontro tra oriente e occidente, cultura pop, religione, sessualità, psichedelia.
Si esce dalla mostra con la consapevolezza che possiamo cercare, non solo immaginare ma costruire, un altro futuro possibile, provando a “vedere il mondo in un granello di sabbia”, facendo nostra l’intuizione che fu già del poeta William Blake.
REVOLUTION. Musica e ribelli 1966-1970. Dai Beatles a Woodstock
A cura di Victoria Broackes – Victoria and Albert Museum di Londra, Geoffrey Marsh – Victoria and Albert Museum di Londra, Fran Tomasi, Clara Tosi Pamphili, Alberto Tonti
Organizzazione: Avatar – Gruppo MondoMostre Skira con Victoria and Albert Museum, Londra
In coproduzione con : Comune di Milano e Fabbrica del Vapore
Fabbrica del Vapore
Via Cesare Procaccini 4, Milano
2 dicembre 2017 – 4 aprile 2018
Orari: Lunedì 15.00 – 20.00; Giovedì 10.00 – 22.00; Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 20.00 (Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)
Info: www.mostrarevolution.it