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MILANO | Officine dell’Immagine | 27 novembre 2014 – 7 febbraio 2015

di MATTEO GALBIATI

Bisogna sempre tenere in gran conto, quando si osservano linguaggi che ci paiono scontati e immediati, la loro “originarietà” – intesa proprio come luogo d’origine – per assaporarne la profondità complessa ed articolata che, lontana da estetizzazioni convincenti, affonda il proprio senso nella complessa realtà e verità delle esperienze che l’artista vive. Occorre spostarsi nel vicino oriente, in quella Turchia che aspira a sentirsi parte dell’Europa, ma il cui processo di avvicinamento sembra rallentato dalla sua stessa storia di paese di “confine” tra l’Occidente e l’Oriente, per incontrare un artista come Servet Kocyigit (1971) che nelle sue opere concede tutta quella tensione al margine dell’attualità del proprio tempo.

Servet Kocyigit, Night shift, 2012, C-print, 120x180 cm, edizione di 5 Courtesy dell'artista e Officine dell'Immagine, Milano

In lui il contesto particolarmente attivo e sensibile del suo ambiente condiziona e orienta le scelte e le immagini che non solo risentono di una storia e una tradizione assai radicata, ma anche si fanno interpreti di una contingenza rispetto al proprio vissuto quotidiano.
La storia culturale, politica, sociale di un paese complicato ed articolato come quello del giovane artista turco, che è assai attento a queste visioni, non può che influenzare l’esito della sua ricerca e orientarla in modo significativo nei contenuti e nell’immaginario. Non si tratta, quindi, di opere semplici e ovvie quelle che si ammirano nella mostra da Officine dell”immagine di Milano che, per la prima volta in Italia, presenta il lavoro di Kocyigit in una mostra i cui contenuti superano le attese iniziali. I diversi cicli di lavori, che coprono un arco temporale degli ultimi dieci anni di attività, ci presentano un artista che, lontano dall’essere scontato, propone visioni che offrono la sincera lettura di storie esemplari e, al limite del loro paradosso, trovano tutta la forza della propria fantasiosa e spontanea autenticità.

Servet Kocyigit, Mountain zebra, 2008, C-print, 95x120 cm, edizione di 5 Courtesy dell'artista e Officine dell'Immagine, Milano

Questi lavori sono la testimonianza efficace di chi vive quotidianamente in un contesto in cui la verità resta precaria e, troppo spesso, imposta mentre la libertà diviene un concetto il cui parametro deve essere osservato e interpretato. Lo stesso artista ha affermato di aver compreso davvero cosa fosse la libertà solo dopo aver iniziato a lavorare attraverso l’arte. Una poesia, quella di Servet Kocyigit che non necessita di sofisticazioni.
Chi visita questa mostra riesce, concedendosi un “giusto” sguardo, di cogliere la piena profondità del messaggio celato nella poesia, a volte struggente a volte paradossale, di Kocyigit.

Servet Kocyigit, 99 years, 2014, video HD a canale singolo con sonoro, edizione di 5 Courtesy dell'artista e Officine dell'Immagine, Milano (particolare)

Emblematici, oltre a tutte le serie fotografiche e l’installazione Semetimes, sono i lavori 99 years e Orbit che, presentati in anteprima assoluta per l’Italia appositamente per questa mostra, sembrano raccontare, rispettivamente in un video e in una installazione coinvolgenti e di grande valore allegorico-simbolico, la storia di un mondo che va oltre la stessa Turchia e deve ancora essere generato. Ma questa, forse, è tutta un’altra storia. Ancora da scrivere…

Servet Kocyigit. Truth serum
a cura di Silvia Cirelli
catalogo Vanillaedizioni

27 novembre 2014 – 7 febbraio 2015

Officine dell’Immagine
via Atto Vannucci 13, Milano 

Orari: martedì a venerdì 15.00-19.00; sabato 11.00-19.00; lunedì e giorni festivi su appuntamento

Info: +39 02 91638758
info@officinedellimmagine.com
www.officinedellimmagine.com

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