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Una mostra con tre artisti attorno ai temi del dolore e della sofferenza, indagati nella componente iconografica della visione contemporanea che non si arrende e palpita. Artisti tra loro diversi con una comune sensibilità per la costruzione dellʼimmagine densa, stratificata nello status aperto che la contraddistingue per radici e metodi. Assieme viaggiano trasversalmente nel dolore dellʼumanità e dei suoi manufatti, tra le piccole e grandi sofferenze che affliggono il mondo reale, le storie personali, i feticci e gli oggetti di una complessa umanità in azione.

Marco Agostinelli e l’immagine elettronica: con le sue trasformazioni solide.
Svetlana Ostapovici e l’immagine fotografica: con le sue trasformazioni solide.
Gianni Politi e l’immagine pittorica: con le sue trasformazioni solide.

Metabolizzare il dolore privato, la sofferenza del corpo, le pressioni emotive e psicanalitiche…
dialogare profondamente con la zona di guerra interiore, con il teatro vivente della battaglia eccezionale…
costruire racconti visuali attraverso l’esperienza autografa che trasforma l’evento in avvenimento universale, oggetto di condivisioni silenziose che solo l’arte visiva rinnova in forma di archetipo.
Partire da un codice linguistico per trasformarlo in un linguaggio meticcio. Disegnare parabole iconografiche che trasformano il linguaggio in una lingua. Costruire visioni che appaiono senza dissolversi, diventando solco profondo. Frammenti di nature scivolano sui nostri occhi, simili ad un bisturi dentro il ghiaccio: la ferita esiste ma non scorre sangue, diventiamo gli spettatori muti di un dolore ipnotizzato oltre lo spazio del contingente…

Marco Agostinelli lavora chirurgicamente su immagini elettroniche. Ridefinisce il codice epidermico del frammento, dando alla singola inquadratura una formulazione ibrida che asciuga il valore tecnologico entro parametri ascetici ma elettrici, mai statici per approccio e addizione. Amigdala oltre la norma quotidiana. Sistema nervoso in allarme rosso. Sinapsi in stallo. Arterie e vene con carichi straordinari di lavoro circolatorio. Sistema immunitario in deficit.

Svetlana Ostapovici lavora sul dialogo/contrasto tra natura e cultura. Indaga le zone liminali in cui la materia solida (vita, consumo, rifiuto, riciclo) incontra la materia liquida (pensiero, idee, azioni morali) e inventa visioni senza dogma. Le sue fotografie abilitano la tridimensionalità al peso specifico del simbolo. La visione come fuoriuscita dal normale. La visione come patologia necessaria.
La visione come sfida e nascita.

Gianni Politi lavora sul filo sospeso del pericolo dietro le forme reali. Volti, corpi, oggetti e nature pulsano negli spazi che l’artista reinventa con spostamenti domati. I codici formali incarnano l’allarme vivo, la virulenza sottotraccia, la paura dietro una ferita aperta. Il pathos alimenta lo sguardo sul reale. Immagini con l’impatto atomico di un’amigdala indomita. Immagini senza stallo. Immagini che circolano, sangue vivo e denso. Immagini in una feroce lotta batterica. Sofferenza… in attesa di infinitesimali attimi di gioia percepibile… Gioia… mentre la sofferenza si placa e ci rende partecipi della sua pace… Non esiste epilogo nell’opera d’arte ma solo passaggio in avanti, sguardo dentro la ferita, scandaglio nel profondo del rimosso. L’arte visiva si conferma una ferita nell’occhio andaluso, un taglio doloroso che pulsa di continuo. Le immagini come attimi intensi che vivono la natura doppia del cemento: prima morbido e malleabile, poi solido e resistente ma elastico nella sua natura interiore. Attimi: lunghissimi, profondi, come sottili visioni che raggiungono vertici e fondali.

PAIN… THING volume 2
Soggetti e oggetti. Il dolore dell’umano. Catarsi oltre il visivo

Marco Agostinelli
Svetlana Ostapovici
Gianni Politi

Inaugurazione giovedi 8 settembre, ore 18.00
8 settembre – 27 novembre 2011

Un progetto a cura di Gianluca Marziani

Palazzo Zenobio degli Armeni
Fondamenta del Soccorso
Dorsoduro 2596 – Venezia
Orario : 10.00-18.00, chiuso il lunedi
Info: +39 041 5228770
www.collegioarmeno.com

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