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Reload. Prototipo d’intervento culturale urbano

di Daniela Trincia


Di fronte a progetti come quello inaugurato il 10 gennaio nelle ex officine automobilistiche di via Ghisleri a Roma, nel vivace quartiere del Pigneto, la sintesi per spiegare Reload si potrebbe rivelare riduttiva e penalizzante. Perché, riassumendo,Reload è un intervento culturale che riutilizza temporaneamente degli spazi vuoti.
È attraverso un huysmaniano percorso, tenendo cioè ben presenti le premesse, che si riesce a delineare ciò che Reload rappresenta. I presupposti sono tutti racchiusi nell’analisi effettuata dal suo ideatore e curatore Gian Maria Tosatti (al secolo artista) dello stato attuale del panorama culturale romano e non solo, ma anche di quello economico globale. Un’analisi che ha condotto Tosatti alla constatazione della mancanza di una project room museale nella capitale, dell’assenza di spazi deputati ad un attivo e continuativo confronto di artisti, curatori e critici, e delle gravi difficoltà che le associazioni no-profit si trovano quotidianamente ad affrontare per sopravvivere, nonostante la loro indiscutibile importanza nell’attività di promozione artistico-culturale. L’esempio ispiratore è sopraggiunto dalla personale conoscenza di Tosatti di alcuni interventi artistici nella vitale New York. È proprio nella Grande Mela che, a seguito della crisi, molti artisti hanno voluto ricaricare (da qui l’utilizzo dell’inglese “reload”), quegli spazi rimasti inutilizzati, con una nuova energia creativa. Il proficuo incontro dell’artista Tosatti con Edoardo Rosati, appartenente alla famiglia proprietaria delle ex officine automobilistiche, ha fatto nascere l’idea. Anziché fare una mostra in un luogo inusuale (tra l’altro pratica che rischia di trasformarsi in prassi), Tosatti ha infatti pensato di mettere i 3mila mq delle ex officine a disposizione di curatori, associazioni no-profit e performer.
Così, per due mesi, cioè fino al 5 marzo, con una cadenza settimanale si alterneranno le proposte di nove curatori invitati dallo stesso Tosatti a presentare dei progetti da realizzare nel Tunnel, cioè un corridoio di 50x5m; mentre con una scadenza quindicinale, saranno i quattro perfomer e le quattro no-profit a presentare i propri progetti nello Share e nel Perform. Infine, a due tavole rotonde è affidato il delicato compito di confronto fra le istituzioni e gli operatori nell’arte, per gettare luce su cosa può essere fatto per risolvere alcune difficoltà e eliminare le assenze avvertite nella capitale.

Daniela Trincia: Perché hai avvertito l’esigenza di costruire il prototipo di Reload?
Gian Maria Tosatti: Vivendo nella capitale e per alcuni periodi a New York, ho appurato che nonostante il fermento che da diversi anni caratterizza Roma, suggellato dall’apertura del MAXXI e dall’ampliamento del MACRO, sono nate delle urgenze nuove e precise, come la crisi delle no-profit e la mancanza di una project room museale. A Roma esistono tantissimi immobili, privati e non, che, per motivi diversi, restano vuoti, anche per lunghi periodi. Situazione similare, esiste anche a New York ma il loro riutilizzo temporaneo, attraverso operazioni artistiche, genera una duplice opportunità: per i proprietari dell’immobile quella di non lasciare vuoti gli ambienti e la possibilità che siano notati da nuovi locatari; per gli artisti la disponibilità di uno spazio flessibile; per gli operatori quella di confrontarsi.

Quindi, cos’è Reload?
Reload è un esempio da poter osservare come esperimento da condividere con la città. Non vuole risolvere i problemi, ma proporre altre soluzioni, verificandone, contemporaneamente, la loro percorribilità.

Come si articola?
Gli spazi delle ex officine automobilistiche sono stati organizzati per lo svolgimento delle attività degli attori invitati, cioè dei progetti delle no-profit 26CC, Condotto C, 1:1 projects e Opera Rebis (Share), dei curatori (Tunnel), dei performer (Perform) e delle due tavole rotonde “tecniche” (Windows).

Chi interverrà alle due tavole rotonde e quali saranno i temi affrontati?
Ovviamente si mira a far partecipare i principali protagonisti del sistema dell’arte nelle sue diverse realtà, dai direttori museali, agli assessori comunali, nonché giornalisti, curatori, critici d’arte, fondazioni, collezionisti, col tentativo di sensibilizzare anche gli immobiliaristi, che potrebbero rivelarsi un importante e fondamentale supporto per il ripetersi dell’iniziativa. Le due tavole rotonde sono piuttosto un incontro tecnico che analizzi le problematiche e proponga ipotesi di soluzioni ai problemi di sopravvivenza delle no-profit che, finora, non sono state collocate nel fondamentale ruolo che ricoprono, quello cioè di riempire un vuoto artistico-culturale-strutturale. Inoltre, l’ambizioso tentativo di sensibilizzare le istituzioni affinché, anche a livello legislativo, siano emanate delle norme (come una buona politica di detrazioni fiscali per i contributi alla cultura) capaci di agevolare il supporto che può venire da parte dei privati.

Scorrendo i nomi dei curatori, si nota una certa predominanza di quelli attivi soprattutto a Roma…
Ad eccezione di Pietro Gaglianò, infatti, sono tutti curatori attivi nella capitale. Sono giunto a questa scelta radicale anche e soprattutto per motivi di budget. Invitare curatori di fuori, sicuramente avrebbe comportato sobbarcarsi le spese del soggiorno. Perché, ripeto, uno dei fondamentali elementi di Reload è quello di creare un prototipo, piuttosto che una grande mostra.

Il progetto in breve:
Reload. Prototipo d’intervento culturale urbano
Progetto ideato e curato da Gian Maria Tosatti
Ex officine automobilistiche
viale Arcangelo Ghisleri 44, Roma
Info: +39 349 0531868
www.reloadroma.com
Fino al 5 marzo 2011

Scarica il calendario completo

In alto:
Reload, spazio Perform
In centro:
Reload, spazio Tunnel
In basso:
Reload, spazio Share

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