Non sei registrato? Registrati.

Dalla Franciacorta all’Alto Adige, avvistamenti tra cantine e vigneti
a cura di Livia Savorelli

Alois Lageder 1823

tratto da Espoarte Contemporary Art Magazine #73 – Artrip

Intervista a Alois Lageder, proprietario, amministratore delegato, enologo

L’arte entra nel mondo Alois Lageder, in occasione dell’annessione agli storici edifici ottocenteschi della nuova tenuta TòrLöwengang. Sono gli anni 1995/1996. Grazie alla collaborazione con Massimo De Carlo, Alois Lageder apre le porte della sua cantina ad artisti del calibro di Mario Airò, Massimo Bartolini, Maurizio Cattelan, Thomas Grünfeld, Irene Fortuyn-O’Brien, Carsten Höller, Eva Marisaldi, Thom Merrick, Christian Philipp Müller, Matt Mullican, Ettore Spalletti, Rudolf Stingel, Rosemarie Trockel, Franz West. Tutti invitati a trascorrere una giornata nella cantina, per coglierne gli elementi essenziali e elaborare progetti site-specific, attraverso i quali esprimere i i valori dell’azienda in una particolare fase di rinnovamento… Ripercorriamo con Alois Lageder, quegli anni e come le arti visive siano elementi fortemente radicati nella storia della famiglia…

Livia Savorelli: La vostra azienda si contraddistingue per qualità, originalità e ricercatezza del prodotto. Ogni vino Alois Lageder possiede una forte personalità, racconta una storia. Mantenete saldo il rapporto con la tradizione – pur sempre rinnovandovi per stare al passo con la modernità – contrapponendovi a una globalizzazione che investe inesorabilmente anche il gusto…
Nel rapporto Arte/Vino quali caratteristiche sono a suo parere comuni? Perché avete scelto di legare il vostro marchio all’arte contemporanea?

Alois Lageder: Sicuramente la continua ricerca di qualità, di innovazione, il rispetto verso la tradizione. L’arte, e la cultura in particolare, sono sempre state una grande passione per noi. Dal 2008 abbiamo anche realizzato un progetto musicale, VIN-o-TON: ogni anno invitiamo un giovane compositore di musica classica contemporanea, checompone un’opera poi esibita in prima assoluta in tenuta. Ad oggi abbiamo realizzato 4 concerti di musica classica contemporanea.

Cosa ha portato all’incontro con Massimo De Carlo e come sono state poste le basi del progetto Ansitz Löwengang?
Mia moglie Veronika ed io eravamo sempre molto interessati all’Arte contemporanea, dal 2000 al 2010 sono anche stato presidente di Museion.
Abbiamo conosciuto Massimo De Carlo agli inizi degli anni Novanta e l’abbiamo contattato per il nostro primo progetto site-specific, perché ne stimavamo la conoscenza del mercato artistico. Assieme a De Carlo abbiamo scelto artisti nazionali e internazionali e li abbiamo invitati a visitare la tenuta, a fermarsi un paio di giorni. In base alla loro esperienza in azienda hanno sviluppato diverse idee artistiche, quattro delle quali sono state poi realizzate. Per primo
l’alveare degli artisti tedeschi Rosemarie Trockel e Carsten Höller, che sotto i rami di un enorme fico nel giardino della tenuta hanno appeso sette sfere variopinte dall’aspetto molto tecnologico. Di primo acchito ricordano dei grandi fiori esotici, ma guardando meglio l’osservatore si rende conto che si tratta di un’opera molto viva, poiché attorno alle sfere ronza un nugolo d’api, beatamente ignare di essere parte integrante di un’opera d’arte. Come in molte altre loro opere, anche qui i due artisti tedeschi si sono ispirati al tema dell’interazione fra l’uomo e la natura, simboleggiata in questo caso dalle api. L’idea di realizzare quest’alveare sperimentale venne loro osservando la torre circolare di vinificazione, il cuore pulsante della produzione vinicola alla tenuta Löwengang, dove le uve scendono da un piano all’altro sfruttando la sola forza di gravità, senza bisogno di pompe.

Ciò che invece ispirò maggiormente Christian Philipp Müller, svizzero trapiantato a New York, fu la mia affermazione secondo cui il vino non si fa in cantina, ma prima di tutto nel vigneto. L’artista decise di salire di persona nei vigneti per conoscere questi luoghi da cui, a quanto si diceva, tutto trarrebbe origine. La sua installazione intitolata Il desiderio di vivere in armonia con la naturaè un omaggio alla madre terra che dispensa i propri doni con tanta generosità. Si tratta di tre parallelepipedi di vetro riempiti di terra prelevata nei migliori vigneti della tenuta: calcare e ciottoli di Magrè dove crescono le uve per il Löwengang Chardonnay e Cabernet, calcare e argilla di Römigberg (sopra il lago di Caldaro) dove si produce il Cor Römigberg, e il Loess del vigneto Lindenburg, nella conca di Bolzano, patria del Lagrein. Sul lato superiore dei parallelepipedi crescono erba, ortiche e altre piante, proprio come accade nella realtà. L’opera porta letteralmente un pezzo di natura all’interno dell’azienda.
Quando il vento spira sull’abitato di Magrè fa risuonare una ninna nanna molto speciale per le barrique
conservate nelle nostre cantine. Mario Airò ha pensato di installare sul tetto un mulino a vento in grado di azionare un riproduttore di CD. Per l’artista era importante che a dirigere la sua installazione videosonora – intitolata Ninna-nanna per barriques e archi – fosse esclusivamente la natura, e volutamente la sua installazione crea un collegamento fra l’interno e l’esterno, tra le forze della natura da un lato, e l’affinamento del vino ad opera dell’uomo dall’altro.

Per finire con Matt Mullican, esponente dell’arte concettuale americana, che nelle sue opere affronta il tema del rapporto fra l’uomo, la Terra e l’Universo, ma anche il tentativo di tutte le culture di spiegare i fenomeni cosmici ricorrendo alla parola, ai numeri e al disegno. Negli angoli più disparati della tenuta Löwengang, Mullican ha piazzato 53 tavole granitiche nere, e in ciascuna di esse ha scolpito con raggio laser delle stellari carte celesti realizzate con grande precisione. Le tavole sono numerate, suggerendo così un percorso ideale attraverso tutto il processo della produzione vinicola.

Può raccontarci qualche aneddotto riguardante i rapporti con gli artisti coinvolti. Chi di essi l’ha maggiormente colpita, come personalità e proposta?
Con alcuni ci lega tutt’ora un’amicizia, come con Mario Airò. La sua opera
Ninna-nanna per barriques e archi continua a stupirci, inoltre l’artista ha anche fatto parte del secondo progetto artistico e ha collaborato con mia moglie Veronika Riz, coreografa di danza contemporanea. Ammiro molto anche il lavoro di Carsten Höller con il quale siamo ancora in contatto. Christian Philip Müller ci ha fatto visita due anni fa, per vedere di persona come la sua opera si sia evoluta nell’arco di 12 anni.

Cosa ha portato all’idea di trasferire l’arte sull’etichette dei vostri vini della linea Classici? Ci racconti gli inizi e gli sviluppi del “Progetto Etichette”… Quali sono state le reazioni dei consumatori a questo progetto, che ricordiamo non è consistito in una tiratura limitata ma in un intervento sull’intera produzione?
Il Progetto etichette è nato dall’idea di dare un’immagine contemporanea alle nostre etichette dei cosiddetti vini classici. Assieme a Letizia Ragaglia, direttrice e curatrice di Museion, abbiamo invitato 14 giovani artisti italiani che per tre giorni hanno reso visita all’azienda, conoscendone l’architettura, il vino. Delle 14 proposte artistiche ne abbiamo scelte 5 che rispecchiano molto bene il nostro lavoro: la terra, la vite, l’uva, l’uomo e la luce. Con l’aiuto dello studio grafico SGA abbiamo applicato le idee artistiche alle etichette che dall’annata 2006 vestono 14 dei nostri vini. La reazione del pubblico e degli amanti del vino è stata molto positiva, hanno accolto con interesse e curiosità il cambiamento di vestizione, soprattutto la forma dell’etichetta (riporta la forma della nostra torre di vinificazione in cantina), ha reso ancora più innovativa l’immagine delle bottiglie.

L’azienda in breve:

La tenuta Alois Lageder – si trova lungo la Strada del Vino a Magrè, circa 30 km a sud di Bolzano. Questa è la quinta generazione che si succede alla guida dell’azienda che risale al 1823.
L’arte fa il suo ingresso in occasione della nascita della nuova tenuta Löwengang e del trasferimento dell’azienda a Magrè. In un dialogo costante tra presente e passato, tecnologia e tradizione, natura e artificiale, la tenuta sorge coniugando funzionalità e bellezza, nel rispetto dei più severi criteri ecologici e bioedili.

www.aloislageder.eu

VAI ALLA PRIMA PARTE DI “QUANDO IL VINO È UN FATTO D’ARTE”
Intervista a Maurizio Zanella

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •