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Fotografia: il problema è proteggerla per domani

Intervista ad Alvise di Canossa, Presidente Art Defender, e ad Annalisa Lusuardi, Responsabile dell’impianto Art Defender in Emilia Romagna e del progetto di conservazione dei materiali fotografici

di Luisa Castellini

Il caveau con le opere d’arte esiste davvero e si chiama Art Defender. Dove da oggi saranno custoditi anche i negativi su pellicola del ’900 della Fondazione Alinari. Nasce così una collaborazione dove l’aspetto logistico e il tema sicurezza si legano al problema conservativo, che per la fotografia ha sempre il carattere dell’urgenza. Ne abbiamo parlato con Alvise di Canossa, presidente di Art Defender, rete di impianti di sicurezza per beni di pregio, e Annalisa Lusuardi, responsabile del progetto dedicato alla fotografia.

Impianto Bologna

Come nasce Art Defender e a quali realtà si ispira?
Alvise di Canossa
: Nasce per la consapevolezza che oggi, più che mai, i valori dei beni d’arte o di pregio sono essenziali, spesso storici, d’investimento e di rifugio, degli asset di realtà pubbliche e private. Nel mondo esistono altre realtà che somigliano alle nostre strutture, ma in virtù di alcune nostre specificità nelle misure di sicurezza, conservative e nei servizi, possiamo dire che il nostro modello è abbastanza unico.

Deposito collettivo

Con quale realtà vi confrontate con maggior frequenza?
AdC: I nostri interlocutori sono di diversa estrazione, le esigenze molto diverse e quindi i servizi differiscono in modo sensibile. Ma tutti i nostri atti sono tesi, in un concetto di sicurezza, alla conservazione nel tempo dei valori.

I vostri servizi sono solitamente richiesti per una breve durata, ad esempio in occasione di eventi o di aste, o in via quasi permanente?
AdC: La durata temporale della presenza di beni all’interno degli impianti risponde alle diverse tipologie dei servizi richiesti. Possiamo avere interi corpi museali, a cui sono dedicati periodi di recupero e restauro, o depositi a lungo termine, dovuti a restauri o acostruzioni di nuove residenze, ovvero depositi di beni che non trovano posto in spazi abitativi o rappresentano incrementi di collezioni.

Foto Presidente di CanossaQuale ruolo ha la riservatezza nel vostro lavoro?
AdC: È un punto cardine e imprescindibile del servizio che offriamo. A tal fine sono state studiate procedure e soluzioni che garantiscono il massimo rispetto della privacy.

Come si inseriscono gli altri servizi che offrite, penso ad esempio alla stima, alla catalogazione, ai condition report, nell’ambito della vostra attività?
AdC: Si inseriscono nei servizi che Art Defender può offrire attraverso il contributo di nostri professionisti, ma anche con quello importantissimo dato dai nostri Soci e Partner.

Quali sono state le richieste più complesse alle quali siete stati chiamati a rispondere? Quali sono le linee guida seguite da Art Defender e quali le sue partnership più importanti?
AdC: Per alcune richieste abbiamo fatto studi di fattibilità e studiato con centri di ricerca le soluzioni più adatte, come nel caso della conservazione del materiale fotografico. Per questo collaboriamo con alcuni dei più importanti centri di ricerca come l’Opificio delle Pietre Dure o la Fondazione Alinari. Da tempo stiamo studiando soluzioni per la “marcatura” delle opere, onde evitare possibili copiature, truffe e produzioni di falsi.

Come si configura la collaborazione con la Fondazione Alinari?
AdC: Questa unione di tecnologie e conoscenze conferma la volontà di rispondere alle attuali e future esigenze per la messa in sicurezza del materiale fotografico, anche con iniziative in grado di sviluppare proposte mirate alla promozione di un patrimonio così unico e prezioso. Il progetto, finalizzato alla tutela dei preziosi archivi della Fondazione, ha come obiettivo di salvaguardare e custodire i negativi su pellicola relativi a materiali fotografici del ‘900, implementando soluzioni specifiche e funzionali per impedirne il deperimento.

Servizi accessori-RestauroQuali sono le specificità della conservazione dei materiali fotografici?
Annalisa Lusuardi
: I materiali fotografici sono costituiti da diversi tipi di supporti (rame, ferro, vetro, carta, plastica, ecc.) e caratterizzati da differenti tecniche e sostanze impiegate nei vari processi fotografici, ognuna incline a un determinato tipo di alterazione. Oltre a fattori interni causati da particolari caratteristiche di fabbricazione, sono sensibili alle condizioni ambientali, così come errate manipolazioni e scelte espositive inadeguate possono contribuire ad accelerarne il degrado. Custoditi in locali inadatti, i materiali fotografici sono soggetti a un deperimento continuo, spesso ancora sottovalutato poiché percepibile solo dopo anni.

Quali sono i materiali fotografici che presentano i maggiori problemi conservativi?
AL: Sono quelli prodotti a seguito delle più importanti innovazioni commerciali della fine del XIX e della prima metà del XX secolo. I negativi in pellicola in nitrato e acetato di cellulosa, così come i materiali cromogeni usati per le comuni stampe a colori e per quelli di ripresa a colore (in particolare tra il 1960 e 1980), fino alle più recenti stampe digitali a getto d’inchiostro. Una delle caratteristiche di degrado più evidenti per i materiali in pellicola è la decomposizione del supporto plastico; per quelli cromogeni, invece, è la decolorazione dei coloranti organici contenuti nello strato di immagine. Eccessivi livelli di umidità, temperatura ed esposizione luminosa, oltre agli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, sono tra i fattori ambientali più importanti e all’origine di fenomeni di degrado fisico, chimico e biologico dei materiali fotografici.

Quali sono, allora, le specificità della conservazione dei negativi su pellicola?
AL: Le sperimentazioni sulla velocità di formazione delle alterazioni, condotte dall’Image Permanent Institute, così come gli studi condotti da Henry Wilhelm, uno dei maggiori esperti sulla tutela del materiale fotografico a colori, hanno dimostrato che l’unica garanzia per la conservazione a lungo termine risiede nell’archiviazione a temperature bassissime, comprese cioè fra 0 °C e -18 °C e con un tasso d’umidità relativa non superiore al 40%.

Caveau climatizzato

Art Defender, prima rete d’impianti di sicurezza a livello nazionale, è stata creata a difesa e protezione dei beni di pregio, con lo scopo di offrire ai collezionisti un servizio di eccellenza. Grazie a una rete di impianti ad alta tecnologia e al personale altamente qualificato, Art Defender si pone l’obiettivo di fornire una gamma completa di servizi per la custodia, la conservazione e il restauro di opere d’arte, arredi, auto d’epoca, materiali fotografici e oggetti preziosi.

Info: +39 02 89708080
artdefender@artdefender.it
www.artdefender.it

 

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