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MILANO | Studio Masiero | Fino al 7 novembre 2022

di MATTEO GALBIATI

Prima la pittura, seguita con una concentrazione tale da rendere immediata la sua direzione minimale e concettuale, pur ravvivata da un dialogo con la materia; poi la scultura che ha focalizzato gli interessi dell’artista verso la dualità di opposti che osservavano come fosse sempre ambigua l’unicità del significato, così le opere accettavano di fessurarsi, spezzarsi e aprirsi in recessi e tagli, finestre e pertugi, per lasciar mostrare un’altra, diversa, identità.

Mara Pepe. Astrazioni ravvicinate, veduta della mostra, Studio Masiero, Milano

Ora Mara Pepe, artista che non si accontenta mai del dato consolidato, ma sempre in cerca della messa in prova di se stessa e del suo lavoro attraverso nuovi strumenti espressivi, ci presenta, nella mostra Astrazioni ravvicinate, allo Studio Masiero di Milano, le sue recentissime opere fotografiche. L’occasione è di quelle importanti: la personale è, infatti, inserita tra gli eventi del Milano Photo Festival e il progetto espositivo vanta la firma curatoriale di Gigliola Foschi (autrice anche del testo critico di presentazione) che, di certo, forte della sua esperienza e della sua ricerca nell’ambito della fotografia – come storica e come critica – non fa sconti rispetto la qualità di quanto osserva. Un doppio riconoscimento che dimostra come queste nuove proposte di Pepe seguano la direttrice puntuale della sua ricerca e non siano una deviazione (peggio una deriva) semplificativa, una scorciatoia modaiola o di circostanza, ma, al contrario, rientrino con assoluto rigore nel novero di quei suoi contenuti nel tempo così tanto affermati e ribaditi con la logica sequenzialità del suo indefesso impegno.

Mara Pepe. Astrazioni ravvicinate, veduta della mostra, Studio Masiero, Milano

Sono lavori, quindi, che non costituiscono affatto un paradosso, non sono un “incidente” imprevisto, quanto sono circostanziata messa in prova, sono sperimentazione che si fa ricerca e che dà seguito a principi e concetti radicati nella sua coscienza artistica. I suoi temi restano gli stessi, si ritrovano tutti solo che, qui, hanno modo per esprimersi attraverso un altro codice espressivo che resta precisamente aderente alla matrice dell’ideale estrico-narrativo che connota l’artista.
Il potere delle immagini porta tutta l’attenzione e la sensibilità tridimensionale con cui Pepe è solita elaborare la sua opera: luce e ombra, la materia espressa con opposte tattilità, dati imprevisti che irrompono e “squarciano” la scena ritornano nella conoscenza della storia pregressa dell’artista, il cui tatto e gesto hanno esplorato la bellezza imprevedibile della concretezza. Questo affiora e si vede in modo nitido e netto anche da queste fotografie che sono momento ritagliato, imprevisto, nascosto nel sottotraccia della quotidianità e che il suo sguardo ha voluto cogliere, non più nella dinamica del fare della scultura, ma direttamente dentro l’esperienza del mondo.

Mara Pepe. Astrazioni ravvicinate, veduta della mostra (dettaglio), Studio Masiero, Milano

La fotografia le è sembrato il mezzo idoneo anche se ha costituito per lei un salto formale e di mezzo particolarmente significativo e importante. Per certi tratti doloroso: affidarsi ad uno “strumento” di cui non si dominano pienamente le tecniche sarebbe potuto essere un rischio, un salto nel vuoto pericoloso, eppure Pepe, rinunciando, abbandonando, sperimentando, togliendo, modificando, ha osservato e ha compreso che la fotografia aveva per lei senso, proprio e solo, se fosse rimasta fedele a se stessa.
L’assidua ricerca e sperimentazione degli ultimi anni è stata per lei sfogo di energie, riconoscimento di una forza caparbia che l’ha guidata in un lungo dialogo e studio con se stessa e con le sue opere, vecchie e nuove, per riunire, alla fine, la potenza dell’assonanza identitaria. Le immagini che vediamo oggi, astratte dal paesaggio della nostra realtà (a volte marginalmente riconoscibile), spingono lo sguardo a osservare ancor di più il dentro e l’oltre: se da sempre Mara Pepe ha impresso questa connotazione dialettica di opposti alle sue sculture – che hanno saputo rinunciare alla loro concretezza e solidità per aprirsi svelando la “diversità” del loro interno, – ora la fotografia le permette di “imbattersi” in quelle diverse vicinanze rilevandole e rivendicandole nell’eccezionalità, spesso inosservata, del paesaggio “quotidiano”.

Mara Pepe. Astrazioni ravvicinate, veduta della mostra, Studio Masiero, Milano

L’allestimento della mostra non si limita a proporre questi ambigui lacerti fotografici, pittorici e scultorei al medesimo tempo, ma li avvicina alle sculture della precedente produzione dell’artista proprio per individuare il peso effettivo di uno sconfinamento che non disperde risorse e suggestioni, ma le vivifica in una coralità davvero intensa nell’effetto finale. A tal punto organica da percepire le sculture non più come oggetto, ma come immagini.
La dichiarazione ultima, quindi, perfettamente allinea le differenti esperienze di Mara Pepe che, nella maturità dei traguardi fin qui raggiunti, integrandoli e amalgamandoli, sa acquisire lo spazio e il tempo di un rinnovamento che ritrova sempre il proprio sé poetico ed estetico.

Mara Pepe. Astrazioni ravvicinate
a cura di Gigliola Foschi
mostra nell’ambito di Milano Photo Festival 2022

Fino al 7 novembre 2022 

Studio Masiero
via Villoresi 28 (secondo cortile), Milano

Orari: da martedì a venerdì 16.00-19.00; altri giorni o orari su appuntamento

Info: +39 335 8455470
info@monicamasiero.it
www.monicamasiero.it

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