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VIENNA (AUSTRIA) | Marx Halle | 27-30 settembre 2018

di Lucia Longhi

È iniziata ieri Viennacontemporary, la giovane fiera che fin dalla prima edizione ha saputo brillare di luce propria, scalzando la genitrice Vienna Fair da cui nel 2015 si è staccata come costola secessionista, per usare un termine viennese. La fiera, alla quarta edizione, è emblema di una scena artistica che cresce rapidamente: accanto alla regale città dei musei e caffè ottocenteschi, pulsa infatti una ricerca sempre più variegata. Nuove giovani gallerie e molti artisti si stabiliscono qui, soprattutto dall’est, per portare la carriera all’agognato “step successivo”, spesso riuscendoci. Nella luminosa Marx Halle, cuore della city viennese, fervono i soliti vivaci andirivieni del primo giorno di fiera. Abbiamo intervistato la direttrice Christina Steinbrecher-Pfandt e il managing director Renger van den Heuvel per un’impressione a caldo e qualche considerazione sulle nostre gallerie italiane.

Veduta di Viennacontemporary 2018

È giusto continuare a chiamare Viennacontemporary un fiera “nuova”?
RVH
: Non molto, in effetti. Vienna Contemporary è recente, ma abbiamo origine da Vienna Fair quindi il nostro brand esiste da 14 anni. Tuttavia rappresentiamo un’evoluzione. Il mercato sta cambiando e ci sono sempre più fiere, un elemento su cui abbiamo puntato molto sono le gallerie dei Paesi dell’Est Europa, perché quello con l’Est è un legame storico per l’Austria.

Renger van den Heuvel (c) viennacontemporary_Elsa_Okazaki

Quali altri elementi vi contraddistinguono dalle altre fiere?
RVH
: Sono due principalmente. Dedichiamo un’attenzione altissima ai nostri ospiti, soprattutto ai collezionisti. Ci sono molti servizi nella VIP card e c’è una cura personale nei rapporti. Il secondo punto è che abbiamo un nucleo crescente di giovani gallerie che, esponendo accanto a quelle più storiche, riescono ad esserne influenzate positivamente, e viceversa. Questo è bello, si influenzano a vicenda. Vienna sta diventando sempre più contemporanea. Le giovani gallerie che partecipano sono davvero emblematiche della nuova scena artistica.
Inoltre offriamo un programma intorno alla fiera e in città che è sempre più ricco. Un fatto curioso è che ci siamo accorti che anche altri eventi nascono in questa settimana, autonomi dalla fiera. È un segnale molto positivo, vuol dire che abbiamo creato un sistema forte, che si allarga sempre più, e che portiamo effetti positivi sulla vita artistica della città.
Molti ospiti internazionali stanno iniziando a riconoscere Vienna come fiera importante anche per questo, talvolta si stupiscono di quanto succede qui. Vienna è questo, un frutto nascosto nel cuore dell’Europa.

C. Steinbrecher-Pfandt © A. Murashkin

CSP: Vienna Contemporary ha una consapevolezza socio-politica molto forte. Dialoga con la Russia, ma anche con Belgio, Svizzera, Inghilterra e Turchia. Ha un’attenzione particolare ai Paesi dell’Est che sono in crescita. Da un punto di vista artistico, questi hanno un’arte molto diversa tra loro e vogliamo dare visibilità a questa varietà. L’anno scorso il focus era sull’Ungheria, che ha una scena artistica stabile e forte. Quest’anno è l’Armenia. Lì ad esempio non c’è ancora un sistema di gallerie forti e di successo, stanno crescendo, ed è questo lo scopo: motivare, catturare l’attenzione del collezionismo e della critica su quel Paese e il suo mercato. Il nostro obbiettivo è avere una visione estesa. Inoltre puntiamo a educare e prenderci cura del pubblico offrendo un programma di approfondimenti molto definiti.

Veduta di Viennacontemporary 2018 – Focus Armenia

Un focus sulle gallerie italiane: su 117 gallerie (da 27 Paesi) 4 italiane. Per essere vicini di casa, non sono moltissime. Credete ci sarà più partecipazione in futuro? Com’è la connessione con l’Italia e il mercato italiano?
RVH
: Le gallerie sono quattro: Michela Rizzo, Private View, Doris Ghetta e Alessandro Casciaro. Negli ultimi anni il numero delle gallerie italiane è stato basso ma, allo stesso tempo, essendo i nostri vicini di casa, sono convinto che c’è spazio per una crescita potenziale. Ce ne sono due di nuove, quindi c’è già stato un aumento, è un segnale positivo.

Veduta dello stand di Alessandro Casciaro Art Gallery, Bolzano a Viennacontemporary: con opere di Giovanni Castell e Antonello Viola in dialogo con quelle di tre artisti appartenenti all’Avanguardia italiana degli anni Sessanta/Settanta, Carla Accardi, Turi Simeti e Agostino Bonalumi.

CSP: Noi cerchiamo di crescere ed espanderci partendo dai nostri vicini, la connessione con l’Italia è quindi naturale, logica. Sì le gallerie sono poche, ma il rapporto con esse è forte e curato. Ad esempio, la Galleria Doris Ghetta partecipa da tre anni, porta nuovi collezionisti a Vienna e, allo stesso tempo, ne incontra di nuovi ogni anno. Il rapporto con le gallerie è come un albero, cresce un po’ alla volta, si ramifica e si estende. Le gallerie spargono la voce e si confrontano, è un processo lento e naturale, che funziona. Io spero che le 4 gallerie italiane estendano il loro pubblico e tornino.
Gli austriaci amano molto l’Italia e la visitano molto, sia per le vacanze che per le fiere, è un rapporto che c’è sempre stato e sta crescendo.

Stand Galleria Michela Rizzo, Venezia a Viennacontemporary

Cosa attrae qui le gallerie italiane?
RVH
: Ogni galleria straniera è attratta da nuovi mercati, le gallerie capiscono che a Vienna c’è qualcosa di nuovo.
Alcuni tornano perché hanno visto il potenziale. Le nuove vengono perché vogliono continuare a esplorare il mercato. Grazie alla nostra reputazione che cresce, stiamo attraendo sempre più mercato a Vienna e le gallerie se ne accorgono.
Il mercato italiano e quello austriaco comunicano da sempre, moltissimi collezionisti austriaci vanno in Italia per appuntamenti fissi come Artissima, Miart e Art Verona.
Per la partecipazione delle gallerie alle fiere c’è un potenziale da scoprire, le gallerie spargeranno la voce. Di solito ci vogliono almeno 3 anni perché una galleria sviluppi un nuovo mercato in un nuovo Paese, ci vuole pazienza. In generale le gallerie che partecipano a Vienna Contemporary sono giovani, questo è un elemento che attrae. La gente non viene qui per vedere le gallerie che vede a Basel, devi portare qualcosa di nuovo.

CSP: Il nostro potenziale è proprio il fatto di essere una fiera di dimensioni piccole. Le gallerie capiscono che funziona per questo: è una dimensione giusta per riuscire ad emergere con il tuo programma, non sei schiacciato dalle altre gallerie. Hai davvero la possibilità di farti notare. Inoltre ci prendiamo molto cura del pubblico, dei collezionisti. Può diventare davvero la tua fiera.

Veduta di Viennacontemporary 2018

Vienna Contemporary. 4° edizione
27-30 settembre 2018
Marx Halle
Karl-Farkas-Gasse 19, 1030 Vienna
www.viennacontemporary.at

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