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ROMA ǀ NELLO STUDIO DI SABRINA CASADEI

di MATTIA LAPPERIER

Lo studio nasce, cresce e si sviluppa di pari passo con l’artista. Ne riflette la personalità nel modo più autentico. È testimone silenzioso delle sperimentazioni più ardite, del perfezionamento di tecniche affinate negli anni e custodite gelosamente. È anche il luogo delle infinite prove, delle notti insonni, delle cocenti insoddisfazioni, che tuttavia possono sfociare talvolta in successi inaspettati. #TheVisit ha lo scopo di aprire le porte a tali realtà che per loro stessa natura sono poco accessibili, spazi che in tempi di pandemia hanno rappresentato pure una delle rare occasioni di confronto diretto con l’arte contemporanea.

Veduta dello studio romano di Sabrina Casadei, la tana

In seguito a un’esperienza di studio condiviso, in zona Tiburtina, funzionale alla preparazione delle prime mostre personali, Sabrina Casadei, dal 2018, stabilisce lo studio in un piccolo e accogliente edificio, sempre nel centro di Roma. Se si esclude l’ulteriore spazio dedicato alla pittura che per un paio d’anni ha mantenuto a Reggio Emilia, lo studio romano rappresenta una delle più irriducibili costanti della vita dell’artista. Si tratta di un ambiente raccolto, stipato di carte, tele e tessuti, oltre agli strumenti necessari a dipingere. È un luogo estremamente personale e privato, dove l’artista è solita ospitare poche persone, dove piuttosto ama ritirarsi per trovare rifugio dal frastuono della città. In tale spazio la vita contemplativa va di pari passo con quella attiva, scandita quest’ultima dalla pratica pittorica. È un posto speciale in cui fare ritorno, magari dopo periodi di lunga assenza da Roma. Come a sottolinearne ulteriormente la destinazione d’uso, nonché il modo in cui lei stessa percepisce il proprio studio, Sabrina Casadei lo chiama affettuosamente “la sua tana”.

Sabrina Casadei, Wanderlust, 2022, tecnica mista su tela, 150×120 cm, ph. Sebastiano Luciano

Alla necessità di contare su di uno spazio intriso di valore affettivo, fa da contrappunto lo spirito nomade dell’artista che spesso la induce a riporre lo stretto necessario in valigia e a partire. Sin dai propri esordi, ella ha infatti avvertito il bisogno impellente di prendere parte a residenze d’artista in Italia e soprattutto all’estero. Dalla Francia, alla Norvegia, dalla Germania, a svariate esperienze vissute in alcune regioni italiane, sino alla tanto agognata Islanda. Per Sabrina Casadei cambiare luogo rappresenta un’autentica spinta vitale, capace di nutrire ed espandere i confini (sia fisici che concettuali) della propria pittura. I nuovi contatti umani e professionali, il paesaggio totalmente diverso da quello a cui è abituata e in generale la fitta rete di relazioni e stimoli a cui è sottoposta, in particolar modo quando si trova in viaggio, sono tutti elementi di primaria importanza nella definizione del suo linguaggio artistico. Anche nel caso in cui non vi fossero residenze disponibili, l’urgenza di dipingere in posti diversi e quindi di confrontarsi con nuovi spazi, la muove a sperimentare persino gli studi di altri artisti, magari a loro volta temporaneamente fuori città. Non solo, l’artista lavora abitualmente anche all’aria aperta, anche esposta alle intemperie e immersa appieno in quel paesaggio che poi filtra attraverso la propria sensibilità e, infine, restituisce sulla tela.

Sabrina Casadei nello studio di Cametti- Aruta, Roma, ph. Sebastiano Luciano

Particolarmente significativo tanto per la ridefinizione del rapporto con lo spazio, quanto per lo sviluppo del proprio linguaggio pittorico è stato il contatto con il paesaggio nordico. Le esperienze maturate sulla costa occidentale della Norvegia nel 2016 e a Skagaströnd, località sulla costa settentrionale dell’Islanda, tre anni più tardi, hanno infatti contribuito in modo decisivo a consolidare la ricerca di Sabrina Casadei. In entrambe le occasioni ha avuto la possibilità di confrontarsi con un paesaggio estremo, quasi indifferente alla presenza umana, ha inoltre fatto uso di materiali e supporti per la pittura ridotti all’essenziale e in condizioni climatiche e luministiche precarie. Quando l’apparizione della luce del sole, in pieno inverno, rappresenta un evento, quasi un momento epifanico, l’artista ha avuto modo di apprezzarne – e registrare sulla tela – le più labili variazioni. Allo stesso tempo, come diretta conseguenza delle differenti latitudini, ha raffreddato la palette cromatica ma soprattutto ha radicalmente rinnovato il rapporto con il paesaggio. Anche suggestionata dall’incontro con il maestro norvegese Arvid Pattersen, conosciuto in occasione della menzionata residenza del 2016, Sabrina Casadei ha preso a guardare al paesaggio da punti di vista plurimi, gradualmente emancipandosi da quello prettamente antropocentrico, in direzione di un approccio maggiormente consapevole dell’ambiente naturale, in tutte le sue manifestazioni. Tentare di scorgere cosa ci sia dietro al paesaggio, alla conquista dell’infinitamente grande (o dell’infinitamente piccolo); esplorare condizioni di isolamento, in luoghi remoti e pressoché inaccessibili; ricercare con infaticabile impegno la preziosa luce del Nord; attribuire alla materia pittorica un potere trasformativo, sono alcune tra le più significative sfide che la pittura di Sabrina Casadei si propone costantemente di affrontare.

Residenza di Sabrina Casadei a Dale, sulla costa occidentale della Norvegia

Per l’artista

“lo studio è l’insieme delle domande che l’artista si porta dentro, le cui risposte si trovano nei luoghi che esplora”.

La residenza pertanto assume per lei una dimensione esistenziale. È un periodo di lavoro condotto all’interno di una bolla di tempo, dove può focalizzarsi unicamente sull’obbiettivo e sul proprio mondo interiore, al riparo da ogni contingenza. Il bisogno di allacciare un dialogo di reciprocità con lo spazio che la circonda, che si tratti della sua tana, di uno studio temporaneo, condiviso, preso a prestito o di un ambiente naturale, non solo rappresenta una prassi abituale per l’artista, si configura piuttosto come una condizione imprescindibile di crescita e autoriflessione sulla propria ricerca.

Ritratto di Sabrina Casadei in Islanda

Sabrina Casadei nasce a Roma il 16 novembre 1985. Vive e lavora tra Reggio Emilia e Roma. Dopo il diploma in Pittura conseguito presso l’Accademia di belle arti di Roma nel 2009, partecipa a numerose residenze artistiche in Italia e all’estero: Le CouveNt Artist in Residence, Le CouveNt, Auzits (Francia, 2014); NKD / Nordic Artists’ Centre Dale, Dale (Norvegia, 2016); Rotes Haus, Artist in residence, Kunstsommer Moritzburg (Germania, 2017); Lithographic Edition Project, Temple University (Roma, 2017); Innaturalia, Roseto della Sorpresa (Asti, 2017); Benaco Arte Residency, Sirmione (Lago di Garda, 2018); NES Artist Residency, Skagaströnd (Islanda, 2019). Tra le più recenti mostre personali si segnalano: Tessere l’invisibile, Francesca Antonini Arte Contemporanea, curata da Maria Chiara Valacchi, Roma, 2021; Montefantasma, Nicola Pedana Arte Contemporanea, curata da Chiara Pirozzi, Caserta, 2019; No old thing under the sun, Eduardo Secci Contemporary, curata da Micol di Veroli, Firenze, 2018; Terre Emerse, Francesca Antonini Arte Contemporanea, Roma, 2017; A Thousand Miles Away – Residenze #2 (Solo), Albumarte, curata da Paola Ugolini, testi di Wonderlustrome, Arild H. Eriksen, Roma, 2016; Bølge (Solo), NKD, Dale Sunnfjord, Norvegia, 2016. sabrinacasadei.com

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