VENEZIA | Palazzo Cavanis | 9 maggio – 24 novembre 2019
Intervista a ROBERTO LACARBONARA ed ANTONIO FRUGIS di Tommaso Evangelista*
In occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia curata da Ralph Rugoff la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare ha presentato Pino Pascali. Dall’Immagine alla Forma, una mostra che, a cinquant’anni dalla scomparsa dell’artista tra i massimi protagonisti della Pop Art e dell’Arte Povera italiana, propone una lettura inedita e singolare della sua produzione, accostando l’indagine fotografica a quella scultorea e filmica. La mostra ospitata presso Palazzo Cavanis, Fondamenta delle Zattere, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, con la direzione artistica di Rosalba Branà, è inserita nel programma degli Eventi Collaterali della Biennale e rimarrà fruibile fino al 24 novembre 2019.
In seguito alla recente scoperta di un prezioso corpus fotografico di oltre 160 scatti realizzati e stampati tra il 1964 e 1965 e grazie all’acquisizione da parte della Fondazione del Fondo fotografico e del Fondo del Video Pubblicitario, la mostra rivela, con uno sguardo totalmente inedito, la centralità della progettazione e dello studio formale da parte dell’artista, soprattutto attraverso l’assiduo ricorso al disegno e agli appunti fotografici. Non mancano alcune delle più rilevanti opere scultoree e ambientali quali Attrezzi Agricoli (1968), Contropelo (1968), La ricostruzione della Balena (1966), 9 mq di Pozzanghere (1967) e Botole ovvero Lavori in corso (1968). Abbiamo posto alcune domande ai curatori per entrare nelle dinamiche di una mostra complessa e sfaccettata, capace di mostrare un ritratto completo e organico dell’artista pugliese.
Iniziamo con Roberto Lacarbonara…
In cosa consiste in Pascali questa continua tensione dall’immagine alla forma che poi dà il titolo anche alla mostra veneziana?
Si tratta della vera e propria evoluzione di un pensiero visivo verso un principio di scultura, laddove le immagini fotografiche servono all’artista per indagare da vicino i dettagli geometrici o compositivi di alcuni elementi, anche molto marginali, ma decisamente utili per arrivare ad una configurazione tridimensionale successiva.
Come viene intesa da Pascali la fotografia che tanto spazio occupa in questa retrospettiva? Si ritrova negli scatti la sua tipica componente anarchica e ironica oppure si rinvengono altre e nuove istanze espressive?
L’esperienza fotografica di Pascali è duplice. Da un lato orientata ad una indagine sociale, antropologica e visuale del luogo, in un contesto molto specifico ovvero quello del sud, del Mediterraneo e, in particolar modo, di Napoli con le sue maschere, le sue strade, l’autenticità della vita legata al mare, dei mestieri. Dall’altro, questa narrazione diventa puramente funzionale all’acquisizione di indizi ed appunti che daranno vita a forme autonome e processi differenti.
Questa mostra in Biennale segna la conclusione dell’intenso anno di attività per Pascali50 durante il quale la Fondazione e il Museo sono cresciuti molto come offerta espositiva e didattica. Quali sono i prossimi progetti in cantiere?
Una delle tappe successive dell’operazione Biennale è sicuramente l’importante Premio Pascali che chiude la celebrazione del cinquantenario della scomparsa di Pascali. Il Premio 2019 sarà attribuito all’artista cinese Zhang Huan come annunciato già durante l’opening della Biennale e sarà un’altra occasione per orientare l’attività della Fondazione in senso internazionale, verso una ricerca radicale e complessa.
Ed ora con l’altro curatore Antonio Frugis…
In mostra compaiono molte opere scultoree e installazioni a tema. Quale è stato il rapporto di Pascali con l’acqua intesa sia come elemento formale sia come oggetto simbolico?
Quello di Pascali con l’elemento acqua è un rapporto totale, antropologico e sintattico formale; l’acqua è vera e al contempo mitologica, organica e antropica. Pino stesso ricorda di esserci nato, dove c’è l’acqua e il mare, e di trascorrere molto tempo a contatto. L’acqua ha forza rigenerativa e di catarsi, offre all’artista un’infinità di possibilità, intento a capire fino a che punto è capace di controllarla prima che sia il fluido a esercitare pressione sull’artista. L’acqua è il liquido amniotico che ha più volte ri-generato Pino Pascali.
Il “metodo pascaliano” legato al lavoro pubblicitario riserva molte sorprese. Le scenografie teatrali e televisive sembrano mostrare un Pascali parallelo in perenne trasformazione e ridefinizione dell’immagine. Ci puoi parlare di questo aspetto?
In tal senso credo si possa parlare di sistema maieutico pascaliano, una personale elaborazione di dati che l’artista confronta costantemente con tutto quello che lo circonda e lo attrae; la pubblicità e la grafica sono stati un territorio di fertile sperimentazione per l’artista e scenografo, un modo diverso ma parallelo di riversare tutta la sua genialità, nota soprattutto nella plastica scultorea.
Ci puoi sintetizzare in poche righe questo anno di attività della Fondazione e i risultati conseguiti soprattutto nella scoperta di tanti aspetti inediti dell’artista?
L’anno è stato assolutamente prolifico, si pensi non solo alle attività prodotte ma anche alle acquisizioni del gruppo scultoreo “Cinque bachi da setola e un bozzolo” oltre che dell’ormai noto corpus fotografico e video dei Caroselli. Il carattere inedito di questa ricerca ha portato all’attenzione del grande pubblico, specialmente nell’occasione della mostra in corso alla Biennale di Venezia, aspetti poco conosciuti della pratica e della ricerca dell’artista, scoprendo una costante ridondanza dei temi affrontati nel più noto ambito scultoreo, seppur espressi con una grammatica differente. Pascali afferma che “l’arte è un sistema per cambiare”, Pino lo dimostra costantemente, anche solo utilizzando uno strumento, di volta in volta, differente.
* Intervista tratta da Espoarte Digital – Speciale Venezia
58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Evento Collaterale
Pino Pascali. Dall’Immagine alla Forma
cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara
Direzione artistica: Rosalba Branà
9 maggio – 24 novembre 2019
Orari: Tutti i giorni, dalle 11 alle 18. Chiuso il lunedì
Ingresso gratuito
Palazzo Cavanis
Fondamenta delle Zattere, Venezia
Info: info@museopinopascali.it
www.museopinopascali.it