BRESCIA | E3 Arte Contemporanea | Fino al 31 agosto 2019
di PIETRO BAZZOLI
Doppia luce, doppio sguardo. Un misto di visioni e gradazioni che superano il tempo e fanno dialogare le opere recenti e degli anni Ottanta di Bruno Ceccobelli (1952) all’interno delle sale di E3 Arte Contemporanea di Brescia. Si mischiano, dunque, le prospettive, si fondono, divengono un unico colpo d’occhio atto a ricondurre al medesimo destinatario un percorso vissuto lungo i decenni.
Figlio della Nuova Scuola Romana, allievo di Toti Scialoja, erede silente del materialismo di Alberto Burri, Ceccobelli si è sempre posto come eterno dissidente dell’arte contemporanea, artista perennemente proiettato nella difesa del proprio modo di fare arte ancor prima di essere suddito dei dettami imposti. “Artista del nulla”, per cui il “niente” è fonte eternatrice di spazi sconfinati; mai autoreferenziale, bensì quasi isolato e incapace di qualsiasi comunicazione se non attraverso la propria cifra stilistica. Artista-alchimista, sciamano di un mondo altro che si avviluppa all’idea stessa di opera d’arte, da cui trae forza e giovamento, comunione e via di fuga, per restituire un messaggio denso di metafore e immagini personali. Ceccobelli muta, attraverso un perpetuo istinto di trasformazione, dove è l’opera la risultante ultima del suo processo di identità metamorfica: ecco che compaiono simboli, calligrafie di un linguaggio inedito, in un rituale propiziatorio ad altri se non a se stesso, che vive di meccanismi compositivi non convenzionali.
Scrive Alberto Fiz curatore della mostra:
“Un’alchimia che passa attraverso l’uso di diversi materiali come piombo, cenere, zolfo, cera. Ma anche fibra di carbonio, cartone, malta, tessuti o pennelli colorati. Da tutto ciò nasce un articolato e ambiguo intervento in cui l’artista combina gli strumenti della sua ricerca, in cui diventa un complice. Il dipinto frastagliato, ferito, contaminato non passa solo da un materiale all’altro, ma poggia su ogni possibile tridimensionale supporto, spesso somigliante ad un objet trouvé, come nel caso di icone o retabli con cerniere a vista, tirate fuori da qualche cantina o disposte piuttosto con noncuranza”.
Si dischiude, allora, un profondo quesito in merito all’opera d’arte in quanto tale, alla sua riconoscibilità, alle leggi terrene che dettano i movimenti di ciò che, di terreno, materiale, spendibile non dovrebbe aver nulla. Si palese il carattere fomentatore di rivoluzioni di Ceccobelli, dunque, attraverso il messo da lui prediletto, ossia l’opera, che comunica con l’intimo essere dell’osservatore, toccandone le corde più vive, palesando domande sottese e conducendolo verso una strada spoglia di orpelli oggettivamente convenzionali, studiati, artificiosi e artificiali. Solo il vero permane, frutto dell’immaginario personale – collettivo e atavico verrebbe da domandarsi – dove ognuno dovrebbe essere accompagnato; un pozzo in-visibile al cui interno l’invisibile stesso si mostra in tutta la sua tormentosa permanenza.
L’inatteso si fa presenza, distruggendo equilibri, quotidiane apparizioni di pacata serenità, per scuotere le fondamenta stesse della coscienza in una nuova formazione, come se fosse davvero possibile plasmare il proprio Io in concomitanza della verità. E, probabilmente, è così: Ceccobelli è profeta di sensazioni, gioca sulla sottile linea tra evanescenza e permanenza, usando tonalità che, nelle sfumature più cupe, risplendono di luce propria.
L’artista celebra il nero, da sempre punto focale della sua ricerca espressiva, matrice oscura dell’anima, donandovi una forte luminosità, capace di ospitare l’universo e occupare lo spazio.
Bruno Ceccobelli. Doppia Luce
a cura di Alberto Fiz
catalogo vanillaedizioni
Fino al 31 agosto 2019 (solo su appuntamento)
E3 Arte Contemporanea
Via Trieste 30, Brescia
Info: Walter De Rossi +39 339 4822908
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