LOZIO (BS) | Luoghi vari in permanenza | Dal 1 luglio 2021
Intervista a ALICE VANGELISTI di Serena Filippini
falía* Artists in Residence è un progetto ormai giunto alla sua quarta edizione e in particolare durante questi ultimi due anni molto diversi dagli altri sotto svariati punti di vista, il progetto non si è fermato e l’arte resta così di casa a Lozio (BS), piccolo paese incastonato tra le montagne della media Valle Camonica. Qui, con il desiderio di continuare un dialogo nato nel 2018 tra le opere degli artisti, che ogni anno vengono selezionati per partecipare alla residenza, il territorio e la sua gente, l’arte contemporanea raggiunge un luogo al di fuori dei soliti circuiti cittadini ed è accolta in un territorio che ancora tanto ha da dire e offrire.
Da luglio a settembre prende così vita la residenza per gli artisti, i quali dopo aver lavorato alle opere nate da questa esperienza, le lasciano in donazione al paese stesso, andando così a creare una collezione d’arte contemporanea nata da e per il territorio.
Abbiamo incontrato Alice Vangelisti, ideatrice e curatrice del progetto, per farci raccontare la nuova edizione di falía*:
La selezione di quest’anno vede protagonisti artisti che hanno esperienze molto diverse, così come differenti sono i linguaggi che praticano… Ci introduci quali sono i nuovi residenti?
Ogni anno cerchiamo sempre di selezionare artisti che provengono da esperienze molto diverse e che per questo propongono anche i progetti più disparati, ma con sempre una grande attenzione al territorio. Infatti, il legame che si crea con il paese e la comunità ospitanti sono fondamentali per la strutturazione di tutte queste opere site specific che altrimenti potrebbero essere realizzate e installate in qualsiasi altro luogo. Quest’anno, in particolare, con la commissione abbiamo deciso di selezionare una serie di artisti diversi per età, provenienza e soprattutto linguaggio. Così, per la prima volta ospitiamo un’artista che si occupa di ceramica, Martina Cioffi, un artista che lavora con il video, Manuel Esposito – che tra l’altro è anche il più giovane non solo di questa edizione, ma anche delle passate -, ma anche uno street artist, Giovanni Dallospazio, il quale qui lavorerà a un’opera ambientale a metà tra l’estetica della street art applicata però a un’operazione di land art. Ci sono anche artisti che si occupano di installazione intesa in senso ampio, ma legata a tematiche molto diverse tra di loro: Arianna Pace si occuperà di una archiviazione dei materiali caratteristici del luogo, Tiziano Bellomi scolpirà una catalogazione numerica sulle rocce di Lozio, Valeria Codara darà vita a un’opera d’arte relazionale che si tradurrà in un abbecedario del paese, Vera Pravda si confronterà con tematiche sociali e ambientali. Infine, Alessio Barchitta – che non è selezionato in questo caso da bando, ma come Premio Residenza nell’ambito di Arteam Cup 2020 – sta lavorando a più progetti, andando a scavare nelle memorie dimenticate o insolite del luogo.
Cosa ha convinto la commissione della loro presentazione?
Quando la commissione artistica si ritrova per la selezione viene assegnato a ogni artista un punteggio in base al portfolio e al progetto presentato. Per gli artisti scelti per questa edizione, sicuramente è stato fondamentale la qualità della bozza di progetto e le tematiche che ognuno di loro voleva affrontare. Infatti, il più delle volte, quello che ci colpisce maggiormente sono progetti che trattano tematiche particolari e che leggono così il territorio sotto inediti punti di vista.
Come mai, secondo te, è risultata inferiore l’adesione dei fotografi? Nelle scorse edizioni era proprio la fotografia ad accomunare la maggior parte degli artisti presenti…
La fotografia è uno dei linguaggi artistici con i quali mi trovo meglio a lavorare, anche se riconosco il fatto che è difficile affrontare con questo mezzo sempre lo stesso luogo. Infatti, nonostante le esperienze e le tematiche diverse, il territorio di Lozio è sempre lo stesso e si rischia di cadere nel banale e in una saturazione di immagini molto simili per composizione, anche se diverse nell’essenza. Per questo, in questa edizione abbiamo deciso di mettere per un attimo da parte l’aspetto fotografico, anche se non escludo il fatto che in futuro torneremo nuovamente su questo linguaggio, che ha sempre un fascino e un’attrazione particolare, in quanto più di altri lavori ci fa percepire dettagli oggettivi che abbiamo da sempre sotto gli occhi ma che abbiamo sempre ignorato o dato per scontato.
falía* come sta cambiando edizione dopo edizione?
Sicuramente l’essenza originaria è rimasta la stessa, anche se in queste ultime edizioni ho notato una maggiore attenzione non solo a creare un rapporto con la comunità ma anche a far uscire le opere dal museo. In questo modo, l’arte si sta diffondendo sul territorio e permette così di incontrare dei lavori anche per caso, durante una passeggiata nel bosco. L’idea è quindi quella di spingere sempre di più su questo tipo di interventi, in quanto permettono di creare un legame maggiore con il pubblico, il quale non deve più attenersi a degli orari di apertura, ma può fruire in libertà delle opere.
Immutate sono, però, l’accoglienza degli abitanti e l’integrazione immediata nel contesto da parte degli artisti che si ritrovano a “casa”… Qualche aneddoto fresco fresco da raccontarci?
La comunità di Lozio è uno dei punti di forza di questo progetto. Quando ho iniziato la residenza ormai quattro anni fa, mai mi sarei aspettata di ricevere un’accoglienza del genere. Gli artisti sono completamente accolti e integrati all’interno delle logiche proprie del paese e questo rende l’esperienza ancora più preziosa non solo dal punto di vista professionale, ma anche e soprattutto personale. Uno degli aspetti più interessanti è anche vedere come i diversi artisti si relazionano sempre con persone differenti, così che ogni anno il gruppo locale che partecipa attivamente è sempre più ampio. In questo modo si crea quella che io amo definire una comunità mista, in cui l’incontro diversamente impossibile tra persone distanti dà vita a un arricchimento reciproco. Ad esempio, proprio nei giorni scorsi, Valeria Codara ha curiosamente trascorso un “martedì da alpino”. Ha, infatti, accompagnato l’attivo gruppo alpini di Lozio durante la loro solita giornata che si struttura in diversi momenti: partenza all’alba per raggiungere i sentieri da sistemare e tenere puliti, pausa a mezzogiorno con pranzo nella storica trattoria del paese e pomeriggio in compagnia giocando a carte. Si è immersa totalmente in questa realtà che le hanno non solo messo un falcetto in mano per aiutarli, ma le hanno insegnato anche alcuni trucchi per fare coppia con loro nella briscola. Quando questo accade, per me è una vittoria: infatti, l’artista non è più percepito come uno straniero, ma entra a far parte delle logiche proprie della comunità ed è integrato a tal punto che anche finito il periodo di residenza ritorna a Lozio.
Segno importante è anche il crescente interesse degli artisti a intervenire nel territorio, non solo certo nel paese…
Come accennavo già in precedenza, l’interesse per intervenire all’esterno è cresciuto molto in queste ultime edizioni, anche se già in passato c’erano già alcuni casi che hanno fatto da apripista per i nuovi interventi ambientali che realizzeremo quest’anno. Tra questi ricordo ad esempio i lavori più contenuti di Jason Cantoro, Daniele Fabiani, Francesca Iovene e Giulia Zappa nel 2018, oppure quello di Alice Pedroletti nel 2019, per culminare poi con le sculture di Giulia Fumagalli e gli interventi enormi e ambientali di Nicola Ballarini e Aran Ndimurwanko nell’ultima edizione. Ciò negli anni ha creato un maggiore interesse nel pubblico, il quale incontrando tali interventi diffusi sul territorio, sono incuriositi per saperne di più e visitano quindi anche la Casa-Museo, che è una straordinaria raccolta etnografica alla quale abbiamo affiancato negli anni anche le opere d’arte contemporanea, creando così un dialogo tra passato e presente del luogo.
Cosa ci dobbiamo aspettare per l’inaugurazione finale?
Il momento di chiusura è sempre molto particolare: infatti, a partire dall’edizione 2020 – un po’ anche per via delle restrizioni COVID che non ci hanno permesso come nelle scorse edizioni di presentare i lavori e il catalogo appena finito il periodo di residenza – abbiamo deciso di inaugurare le opere in occasione dell’apertura della nuova edizione. In questo modo, gli artisti che hanno già vissuto e lavorato a Lozio, incontrano i primi artisti e diventa così un passaggio di testimone. Inoltre, diventa un momento di incontro per tutti gli artisti che hanno condiviso la stessa edizione: infatti, essendo ospitati in periodi differenti, è difficile che tutti riescano a conoscersi e proprio in occasione delle giornate di inaugurazione si incontrano e possono nascere nuovi legami. In più, la loro presenza in queste giornate, permette anche al pubblico di conoscerli e dialogare direttamente con loro sul lavoro e sull’esperienza. In questo modo, la visita alle opere diventa più dinamica e per certi versi irripetibile, in quanto sarà difficile avere a disposizione ancora tutti gli artisti di ogni edizione per raccontare il proprio lavoro. Infine, visto il crescente numero di opere all’aperto, già da quest’anno abbiamo testato con il pubblico una visita diffusa sul territorio: in questo modo si crea un collegamento tra tutte le opere sparse a Lozio, ma allo stesso tempo si fa conoscere la bellezza di un luogo che può essere attraversato e vissuto appieno percorrendo i suoi innumerevoli sentieri.
Lo sforzo e l’impegno valgono sempre a fronte dei risultati? Non sei ancora “pentita” di questo tuo progetto?
Sicuramente si tratta di un progetto che mi tiene impegnata per molti mesi all’anno, ma l’ho sempre percepito come un’occasione per conoscere sempre nuovi artisti e allo stesso far conoscere il territorio al quale sento di appartenere. Infatti, se all’inizio sono arrivata a Lozio da intrusa, ora mi sento di dire che qui sono finalmente a casa, insieme anche agli artisti che ospitiamo. Non è facile spostare le logiche dell’arte contemporanea in un paese di montagna, ma non è nemmeno impossibile: finché questa sfida continuerà a esistere, anche falía* manterrà accese le sue scintille.
falía* Artists In Residence 2021
a cura di Alice Vangelisti
commissione artistica 2021: Marco Emmanuele, Matteo Galbiati, Alessandro Mancassola, Alice Vangelisti
Artisti: Alessio Barchitta, Tiziano Bellomi, Martina Cioffi, Valeria Codara, Giovanni Dallospazio, Manuel Esposito, Arianna Pace, Vera Pravda
Nuove opere in permanenza dall’autunno 2021 con inaugurazione e presentazione catalogo nel 2022
Luoghi vari
Lozio (BS)
Info: falia.air@gmail.com
falia.associazione@gmail.com
www.falia-air.com