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BOLOGNA | Raccolta Lercaro | 25 giugno – 31 luglio 2020

di LEONARDO REGANO

Restano ancora pochi giorni per visitare la mostra Le dimore del pittore alla Raccolta Lercaro, progetto monografico che il museo bolognese ha dedicato a Ettore Frani (Termoli, 1978) a cura di Andrea Dall’Asta SJ. Sviluppatasi in tre atti lungo gli ultimi mesi, da novembre dello scorso anno fino ad oggi, Le dimore del pittore è un racconto visivo intenso che presenta la produzione più recente dell’artista molisano.

Ettore Frani, La dimora, 2020, cm 90×61, olio su tavola laccata – ph. Paola Feraiorni

I dodici olii su tavola che caratterizzano questo ultimo capitolo della mostra costruiscono un percorso in cui ogni pezzo si rivela punctum che attrae lo sguardo e conduce la mente in uno stato contemplativo, quasi metafisico. La pittura di Frani ci racconta di un paesaggio interiore, di un mondo spirituale che si apre all’infinito ricongiungendosi con il sacro e il primordiale. La sua è un’azione radicale, fatta di passaggi cromatici che dal nero intenso e profondo ci conducono a un bianco etereo e luminoso e viceversa, indagando le gradazioni del grigio in un incontro di opposti – scelti come simboliche allusioni al rapporto luce/buio; carne/spirito; interiore/esteriore – che interpretano il mistero stesso dell’esistenza umana. “Ettore Frani riflette sul senso più profondo della genesi creativa”, scrive Dall’Asta per il catalogo che accompagna la mostra.

“Attraverso la sua inconfondibile tecnica ad olio su tavola laccata bianca, totalmente liscia e impermeabile al colore, su cui stende leggere velature di nero, crea universi sospesi in cui il bianco emerge dal fondo. Noi veniamo dalla luce e da essa siamo illuminati, amati. Quella luce è epifania, rivelazione di una dimensione intima che suggerisce profondità infinite e insondabili, è manifestazione di un mistero che sta per accadere… Da quella luce intensa Frani trae ispirazione per il proprio lavoro. In fondo, che cos’è quel bianco se non l’infinito che vive nel cuore dell’opacità del finito?”

Le dimore di cui ci parla il titolo non indicano un luogo fisico ma sintetizzano la pittura stessa, intesa come gesto di autorappresentazione per l’artista, che quindi vuole porci a confronto di dodici autoritratti, scenari intimi e visioni di oggetti che diventano emblemi di rapporti umani e stati d’animo. Il ritmo pausato e l’attenzione al dettaglio, così come le cromie fortemente evocative ed emotive e non la luce, su cui, coerente, si è soffermato il contributo critico di Dall’Asta, creano un impianto scenografico che ha un rimando chiaro alla fotografia e al cinema, un legame incalzato anche dall’iperrealismo che contraddistingue l’arte di Frani.

Ettore Frani, Nella notte, terra nera (dittico), 2020, cm 100×100, tavola superiore, cm 40×100 predella, olio su tavola laccata – ph. Paola Feraiorni

Sono queste opere che “attraggono in maniera gentile, con poesia”, come osserva Francesca Passerini – che di recente ha raccolto il testimone da Andrea Dall’Asta SJ come Direttrice della Raccolta Lercaro – che all’entusiasmo dell’evento sostituiscono un richiamo fatto “con discrezione, senza strepiti”, che ci resta dentro e ci accompagna ben oltre il tempo della visita, lì in quel nostro quotidiano con cui la pittura di Ettore Frani cerca continuo confronto.

Ettore Frani. Le dimore del pittore. Capitolo III
idea e progetto di Ettore Frani e Paola Feraiorni
mostra a cura di Andrea Dall’Asta SJ
con un testo di Roberto Diodato

25 giugno – 31 luglio 2020

Raccolta Lercaro
via Riva di Reno 57, Bologna

Info: +39 051 566210-211
segreteria@raccoltalercaro.it
www.raccoltalercaro.it

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