MILANO | Museo Diocesano di Milano | 12 febbraio – 6 aprile 2014
di MATTEO GALBIATI
Non è facile contaminare utilizzano i linguaggi che l’arte ci ha regalato nel corso dei secoli. Mettere in dialogo arte antica e arte contemporanea risulta spesso un tentativo maldestro di sperimentare qualcosa che resta in bilico tra l’azzardo avventato e la sperimentazione incauta. Il risultato, spesso estremamente deludente, produce come effetto finale quello di dare al pubblico un’accozzaglia disordinata e disorientante di opere.
Per la sua mostra al Diocesano di Milano l’artista Renata Boero riesce, invece, perfettamente nell’impresa: con intelligente attenzione e con scelte mirate e precise, la sua regia efficace orchestra un’esposizione che colloca e dissemina le sue opere accanto ai capolavori che il museo conserva. Per questa qualità alta ci sentiamo di consigliarla vivamente tanto a chi non conoscesse il suo lavoro, perché ha qui modo di scoprirlo in maniera sontuosa, quanto a chi lo apprezza da tempo che lo può riscoprire alla luce di energiche e imprevedibili tensioni.
La sua volontà risulta chiara fin dall’inizio a chi visita le sale del museo milanese: le opere vanno cercate, osservate, scrutate. I lavori di Boero si armonizzano con i capolavori dell’arte del passato come se i suoi stessi interventi ne facessero parte da sempre. I suoi Cromogrammi non si presentano negli ambienti espositivi che accolgono le mostre temporanee, ma direttamente all’interno del percorso permanente. Così questi attuano quella contaminazione, voluta e ottenuta, che era negli intenti da Boero. Partendo da un senso forte di spiritualità le sue opere si compenetrano perfettamente con quelle che si trovano loro accanto in un bivalente legame significante, che salda tutte le presenze che si pongono davanti ad un osservatore pronto a recepirne, in tal modo, istintivamente il significato profondo. Tutto scorre secondo una logica che pare innata e secondo dialoghi e rispondenze che appartengono naturalmente a questa corrispondenza.
Non occorrono a Boero sovrastrutture ridondanti o complesse alchimie, perché la matrice stessa del suo fare predispone a questo dialogo: i suoi colori, esternati in forme e alfabetizzazioni cromatiche complesse e, al contempo, tanto immediate, si palesano quali intrinseci ponti tra finito e infinito, tra naturale e artificiale, tra presente e passato. Collocati con precisione, le forme, i colori, i soggetti e le texture della pittura di Boero trovano sempre rimando diretto con quanto sta qui loro attorno (ma funzionerebbe anche altrove), che non può non essere letto in modo transitorio e cui, ora, non si può più restare stancamente indifferenti. Da una sala all’altra l’indagine visiva cerca quel compimento cui subito ci si abitua: si scrutano le pareti, si cercano i lavori di Boero che, così, costringe anche ad una lettura non sommaria delle opere conservate in questo luogo. Contamina ma unisce e la sua poetica si fa attivatore di sensibilità destinate altrimenti a restare inespresse o superficialmente percepite.
L’impronta dei suoi colori sono una teofania avvincentemente silenziosa che trasforma il nostro modo di leggere quanto viene dipinto: la superficie filtra il tempo della visione e delle cose aprendo la profondità di una cosmologia nuova, dove la spiritualità – in un valore semantico allargato ed esteso – fa parte di quello stupore affascinante che non ha mai bisogno di farsi chiassoso nel clamore, ma che deve essere assorbito silenziosamente dentro nell’animo. Ci porge una bellezza che trova altrove il proprio giovamento e il proprio nutrimento.
Tra l’Annunciazione di Peterzano e Il Furto sacrilego del Magnasco, tra la Crocifissione di Hayez e il Paolo VI di Bodini, Renata Boero intercetta quel peso trasfigurante dell’immagine che palesa e fa emergere, nella sintesi di un fare pittura quasi struggente, la sua potente, sacrale ed eterna compostezza. Una contaminazione che ci piace davvero pensarla come senza tempo.
Renata Boero. Contaminazioni
a cura di Paolo Biscottini
catalogo con testi di Arturo Carlo Quintavalle, Giuseppe Marcenaro, Maria Concetta Sala, Francesco Tedeschi, Elio Carmi e Giacomo Agosti
12 febbraio – 6 aprile 2014
presentazione del catalogo 3 aprile ore 18.00
Museo Diocesano di Milano
Corso Porta Ticinese 95, Milano
Orari: da martedì a domenica 10.00-18.00; la biglietteria chiude alle ore 17.30
Ingresso: intero €8.00, ridotto €5.00, scolaresche €2.00; martedì €4.00; gruppi (da 15 a 25 persone) €6.00
Info: + 02 89420019
info.biglietteria@museodiocesano.it
www.museodiocesano.it