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#LAPRIMAVOLTA*

di GIORGIA BERGANTIN

L’ultimo viaggio in mare, l’ultima luna riflessa sull’acqua scura.
Era sceso al molo, aveva liberato la sua barca ed era partito, con la parola addio già tra le labbra.
Un pescatore rimane tale per sempre, anche quando l’età avanzata lo costringe a ritirarsi, a dormire fissando una parete bianca e non più un cielo luccicante. Quella notte il vento era a suo favore e la sua imbarcazione scivolava liscia senza meta. Il suo corpo sulla prua, la sua mente lontana, immersa nei ricordi di una vita di silenzi e attese, di buone e cattive giornate, di temporali e soli torridi, di digiuni e feste in paese.
Aveva immerso la sua canna; quella notte non voleva tornare a casa con il secchio pieno di pesci, ma solo ascoltare il rumore delle onde. L’amo della sua canna si era impigliato, aveva afferrato qualcosa. Con forza provò a sollevarlo; era pesante. Con un tonfo lo appoggiò a fianco a sé; impossibile riconoscere che cosa fosse. Iniziò a girarci intorno, ma dopo una prima perlustrazione la forma gli appariva ancora confusa, il materiale un agglomerato indistinto. In questi istanti, in quel misterioso incontro, gli parve di sentire il mare respirare. Solo allora quell’oggetto ritrovato gli sembrò assomigliare ad un cuore.
L’abitudine di svegliarsi prima dell’alba ancora non era scomparsa. Ogni nuovo giorno trascorso sulla terra ferma iniziava con un caffè corretto e con uno sguardo alla sua reliquia a forma di cuore.

* Fermarsi alle impressioni provate/provocate dalla prima visione di un’opera d’arte. Accogliere il primo istinto e tentare di trascriverlo soffocando la necessità di addobbarlo con troppe parole.
Pacare le interpretazioni più complesse, che si potrebbero generare interrogando ripetutamente l’immagine e l’autore della stessa, a favore di una lettura rapida basata sulla personale pulsione nei confronti della specifica visione.
Qui, veloce non è sinonimo di superficiale ma di «prossimo all’impulso»: accorciando i tempi di riflessione, studio e confronto, si emancipa la spontaneità.
Questa è La Prima Volta di Giorgia Bergantin che chiede ad artist* da lei scelti di inviarle una foto di una propria opera inedita (non ancora esposta o pubblicata su cataloghi, articoli, social…) e che si consegna anche a noi, alla nostra visione, per la prima volta, attraverso i canali web e social di Espoarte, per due sabati al mese.


Ilaria Cuccagna, classe ‘81, laureata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Urbino nel 2005. Le sue opere sono testimonianze reali (spesso in gesso, gomma siliconica o bronzo) di una o più mutazioni (causate da condizioni naturali ed interventi fisici), il cui processo rimane irrisolto allo spettatore, che per questo ne resta affascinato. Dal 2008 inizia ad esporre il proprio lavoro: nel 2017 realizza la sua prima personale nella Galleria Riccardo Crespi di Milano, nel 2019 un’altra personale, a Como, negli spazi di Galleria Ramo la quale, dal 2020, rappresenta il suo lavoro. Prossimamente la sua ricerca sarà visibile all’interno della Fondazione Mecrì, a Minusio/Locarno in Ticino. https://www.ilariacuccagna.com/

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