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Milano | PARAVENTI GIAPPONESI – GALLERIA NOBILI | 20 ottobre – 2 dicembre 2017

“Ci sono colori che rendono ciechi gli occhi degli uomini”
Lao Tse

La Galleria Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili avvia la sua stagione espositiva con la mostra La misura dell’inespresso 沈黙の尺度, occasione in cui il lavoro del celebre fotografo giapponese Yamamoto Masao (Aichi, 1957) incontra la suggestiva pittura dell’artista italiano Ettore Frani (Termoli, 1978). La mostra nasce per l’assegnazione a Frani di uno Special Project in occasione del Premio Arteam Cup 2016, di cui la galleria è stata partner, secondo l’espressa volontà dei galleristi di avvicinare, nel rispetto delle ricerche da loro condotte nei propri programmi espositivi, due universi artistici possibilmente commensurabili, come quelli dell’arte occidentale e orientale, giapponese nello specifico mandato della galleria stessa.

Yamamoto Masao presenta sei fotografie dalla magnifica serie Shizuka, esposta in varie occasioni in diverse parti del mondo a partire dal 2012; Frani propone una serie di oli su tavola laccata, di varia dimensione, che, pur rispettando la matrice del proprio linguaggio pittorico, ha appositamente concepito per l’incontro con la fotografia del maestro giapponese.
Inedito appare dunque il contatto tra due artisti che vivono presupposti culturali e abitano dimore dell’essere (parafrasando Heidegger), a partire dall’idioma, dalla tecnica fino alla metodologia espressiva, molto differenti tra loro; sebbene, infatti, l’origine natia dei due tradisca un’adesione culturale a valori e visioni evidentemente diversi, l’accostamento non appare improprio, anzi risulta altresì avvalorato dal desiderio di uscire dalle abituali convenzioni e logiche espositive e, senza vincolarsi a criteri di giudizio più rigidi e schematici, di stabilire un colloquio fecondo e inusuale tra due artisti che, incontrandosi per la prima volta in questa occasione, mostrano una sorprendente affinità nonostante la distanza, condividendo approcci, fascinazioni e suggestioni visive frutto di una silente, ma profonda connessione nella percezione e resa della realtà sensibile.

Yamamoto Masao, #3037 Dance E, 2012, stampa alla gelatina d'argento incorniciata, 71x60 cm

Yamamoto Masao, #3037 Dance E, 2012, stampa alla gelatina d’argento incorniciata, 71×60 cm

A prescindere infatti dall’utilizzo di un medium differente – per Masao la fotografia (intesa nella sua accezione più tradizionale come processo artigianale che prevede lo sviluppo di ogni singolo fotogramma) e per Frani la pittura ad olio – è possibile ravvisare in entrambi una peculiare atmosfera poetica di sospensione del tempo e dello spazio raggiunta attraverso l’evidente assenza di colore e attraverso l’equilibrio precario tra pieni e vuoti. La scelta di operare nel registro del bianco e nero, seppur data quasi per assodata in certa fotografia artistica, non è scontata per Masao e a maggior ragione per Frani che si esprime attraverso un genere di tradizione secolare come quello pittorico. In Masao questa attitudine risponde a una sensibilità tipicamente orientale che ha fondamenta e specifiche radici di riferimento; l’a-cromatismo così come l’a-simmetria non vengono, infatti, percepiti negativamente come assenza di colore o di squilibrio, al contrario, come espedienti espressivi più efficaci e risonanti nella trasmissione dell’incanto artistico. Analogamente per Frani l’avvalersi della monocromia nel processo creativo ridefinisce il consueto rapporto tra pittura, fotografia, istante visivo e fruitore, rinvigorendo e conferendo nuova capacità espressiva al mezzo pittorico.

Il sentore di vago, l’inespresso, il senso di mistero inspiegabile presente nei lavori, sono note percepite, ma non spiegabili razionalmente: esse rimandano alle infinite sfumature del possibile che abitano la Natura, evocando un ideale di bellezza sobrio e pacato, percepibile solo nel raccoglimento della contemplazione, in quello stato emotivo che i giapponesi chiamano seijuku, ovvero di profonda calma nel mezzo dell’attività.
Più nello specifico sembra che Masao e Frani partano da antipodi geografici per incontrarsi a metà del cammino: le tavole dell’artista italiano colgono appieno la contingenza insita nel tempo quotidiano sotto cui risiede l’eterna ciclicità che è legge fondamentale della Natura. Opere come Via Lattea o Ideogramma esemplificano visivamente ciò che è in continuo cambiamento nonostante, in apparenza, sembri rimanere immutabile e di cui l’ambiente conserva sempre traccia tangibile; il pensiero corre in questo caso alle linee che circoscrivono un significato attraverso i segni severi dei pittogrammi orientali a cui Frani sembra, implicitamente, far riferimento. In modo analogo – e opposto – il fotografo giapponese definisce volumetricamente la fissità di spazi in cui porre quei ritrovamenti fortuiti che, raccolti durante le sue passeggiate mattutine nei boschi e risparmiati al consueto, sono resi eterni attraverso un uso magistrale delle luci e delle sensazioni da esse evocate.

Ettore Frani, Il dono, 2017, olio su tavola laccata, 70x110 cm Foto di Paola Feraiorni

Ettore Frani, Il dono, 2017, olio su tavola laccata, 70×110 cm Foto di Paola Feraiorni

Il silenzio che affiora è ottenuto da entrambi grazie ai vuoti abbacinanti dei bianchi, all’infinita gamma di semitoni grigi in tensione lirica con gli sfondi cupi da cui, i due artisti, plasmando lo spazio, fanno emergere l’essere sottraendolo all’oblio dell’ombra. Non a caso risulta secondaria per loro la ricerca di tematiche predominanti, poiché l’attore assoluto non è tanto il soggetto rappresentato, quanto l’inconsistenza del tempo di una realtà che non permane.

Yamamoto Masao è nato in Giappone nella Prefettura di Aichi nel 1957, studia pittura prima di scegliere la fotografia come specializzazione definitiva. Partecipa alla sua prima mostra nel 1994 alla Shapiro’s Gallery di San Francisco; la prima personale alla Yancey Richardson Gallery a New York, nel 1996, lo porta a molte altre mostre negli Stati Uniti.
Dal 2006 espone regolarmente il suo lavoro in gallerie e musei in Europa, Giappone, Russia e Brazile. La copertura mediatica comprende pubblicazioni quali il New York Times e svariate altre testate specializzate. Masao vive attualmente in Giappone a Yatsugatake Nanroku, nella prefettura di Yamanashi, dove lavora a stretto contatto con la natura.

Ettore Frani è nato a Termoli (CB) nel 1978. Nel 2002 si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e nel 2007 consegue la specializzazione in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1998 comincia ad esporre in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Nel 2010 vince il Premio Artivisive San Fedele. Il segreto dello sguardo ed è finalista al LXI Premio Michetti. Nel 2011 vince la 1a edizione del Premio Ciaccio Broker per la Giovane Pittura Italiana. Nel 2013 vince l’Espoarte Award (stagione espositiva 2012/2013) come Artista under 45 dell’anno. Nel 2015 è finalista al 16° Premio Cairo. Nel 2016, ad Arteam Cup 2016, vince i premi Special Project Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili, Milano e il Premio Speciale Fabbrica Eos, Milano di Arteam Cup. Vive e lavora a Lido di Ostia (RM).

La misura dell’inespresso 沈黙の尺度
Yamamoto Masao | Ettore Frani
a cura di Matteo Galbiati

con il Patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano

Ettore Frani Special Project Arteam Cup 2016
in collaborazione con Arteam | Associazione Culturale

20 ottobre – 2 dicembre 2017
Inaugurazione giovedì 19 ottobre ore 18.00

PARAVENTI GIAPPONESI – GALLERIA NOBILI
Via Marsala 4, Milano

Orari: lunedì 15.00-19.00; da martedì a sabato 11.00-13.00 e 14.00-19.00

Catalogo digitale bilingue italiano inglese Vanillaedizioni
con testo critico di Matteo Galbiati

Info:
info@paraventigiapponesi.it
www.paraventigiapponesi.it
Telefono +39026551681

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