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EDITORIA | La nave di Teseo

Intervista a LORENZO CANOVA di Tommaso Evangelista

Il recente saggio Il grande ritorno. Giorgio de Chirico e la Neometafisica, di Lorenzo Canova, edito da La nave di Teseo, è sicuramente tra gli studi più interessanti pubblicati in questi mesi in quanto operazione di approfondimento ma anche, e soprattutto, di scoperta e, come ogni azione di analisi, diventa prezioso strumento critico di lettura. Sdoganata definitivamente la fase della Neometafisica era necessario puntualizzare il percorso ultimo di de Chirico il quale, dagli anni Sessanta in poi, riflette su molti suoi temi e ne introduce di nuovi, ermetici, enigmatici, estremamente affascinanti. Il testo di Canova è strutturato per stanze, ognuna dedicata ad uno di questi temi (La stanza del viaggio e del ritorno, La stanza della fatalità, La stanza dell’autoritratto cieco, La stanza del sole nero, La stanza della consolazione, etc.), e colpisce la complessità degli intrecci e le infinite implicazioni di simboli e immagini che ritornano progressivamente verso un’idea mediterranea di confine: «Dai ricchi fondali di quel mare – scrive l’autore – le immagini rinascono mutate, rinnovate dallo spirito di quel nuovo viaggio, è finalmente giunto il tempo del grande ritorno, Giorgio de Chirico può comporre il suo ultimo, grande e misterioso spettacolo, la pittura neometafisica è pronta a essere messa in scena, estrema e magnifica rappresentazione di un grande maestro pronto a stupire ancora il pubblico con le magie del suo talento». Ecco l’intervista.

Giorgio de Chirico, Orfeo Trovatore stanco, 1970, olio su tela, cm 149×147, Roma, courtesy Fondazione Giorgio e Isa de Chirico

La Neometafisica, che sviluppa e arricchisce molti temi del primo periodo della Metafisica, fino a qualche anno fa era ancora vista con sospetto, se non con sarcasmo, eppure molti artisti del Novecento hanno riproposto all’infinito i loro soggetti e i loro temi di poetica. Perché a Giorgio de Chirico non si perdonava questo suo volersi ripetere?
Credo che ci siano artisti che parlano solo al proprio presente e altri che parlano anche alla posterità, come de Chirico era destinato a fare secondo una famosa profezia di Marcel Duchamp, suo noto estimatore.
Nonostante i molti stereotipi decrepiti e falsanti che in passato si sono sovrapposti sulla sua opera, oggi il valore del percorso artistico di de Chirico è finalmente riconosciuto nella sua completezza e nell’ottica di quella che Maurizio Calvesi ha felicemente chiamato la “Metafisica continua”.
Non a caso la Neometafisica è stata ben presto apprezzata dalla critica più innovativa (ad esempio dallo stesso Calvesi, ma anche da Renato Barilli, Jole de Sanna, Maurizio Fagiolo o Franco Simongini) e da molte personalità artistiche come Philip Guston o come quelle delle generazioni legate alla Pop, all’arte concettuale e al ritorno alla pittura. Così, anche grazie al decisivo apporto scientifico della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, la Neometafisica oggi è finalmente e giustamente stimata nella sua reale importanza. Questo apprezzamento si deve anche a una serie di mostre italiane e internazionali culminate nella grande retrospettiva Giorgio de Chirico. La fabrique des rêves al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris di Parigi nel 2009, in cui la Neometafisica aveva un grande risalto ottenendo un importante successo tra le giovani generazioni.

Giorgio de Chirico, Il figliuol prodigo, 1973, olio su tela, cm 100×80, courtesy Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma

Oltre a tematiche classiche, rielaborate ed ampliate, ci sono dettagli, sfumature, oggetti ed eventi nuovi in quest’ultima produzione. Emerge forse un de Chirico più misterico ed esoterico, più attento ad una costruzione aperta e polisemantica. Quali reputi siano i soggetti più significativi di quest’ultima fase e quali quelli che andrebbero ulteriormente approfonditi?
Nella sua Neometafisica, che nasce intorno al 1968, de Chirico non replica le opere dei periodi precedenti, ma dà vita a quella che lo stesso pittore ha definito «una evoluzione di visioni, apparenze e sensi reconditi di quei soggetti che ha eseguito prima, per molti anni, e che sono i “manichini seduti”, tipo “Gli Archeologi” e i “manichini in piedi”, tipo “Il Trovatore” ed “Ettore ed Andromaca”».
Così nel mio libro ho studiato con attenzione i quadri che contengono i nuovi interni metafisici, gli archeologi e i nuovi manichini umanizzati, i gladiatori, i trofei, i soli gialli e neri, i ritorni del cavaliere al castello avito, di Orfeo Trovatore stanco, di Ulisse che rema nella sua stanza e del Figliol Prodigo, di Oreste consolato da Elettra e Pilade, fino alle nuove visioni di Venezia e New York e dei Bagni Misteriosi.
Sono tutti soggetti che de Chirico tratta in modo nuovo e affascinante, variando e arricchendo le opere degli anni precedenti.
Per me è stato un viaggio ricco di scoperte e spero che, da questo mio contributo, possano partire nuovi studi: de Chirico è un artista complesso e ricco di stratificazioni che non smette mai di sorprendere, anche per quadri e periodi che crediamo di conoscere benissimo.
Uno degli scopi di questo libro è proprio quello di aprire nuove riflessioni sulla Neometafisica.

Giorgio de Chirico, Ritorno al castello avito, 1969, olio su tela, cm. 80 x 60, courtesy Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma

Gli artisti offrono sempre molteplici spunti di approfondimento ma la tua operazione letteraria si pone come una vera e propria riscoperta di un’intera produzione. Quanto è stato importante un approccio da critico e quanto da storico per la costruzione del libro?
Ho cercato di fondare il mio studio su rigorose basi filologiche, usando tutti gli strumenti scientifici che il mio maestro Maurizio Calvesi insegnava ad usare alle sue allieve e ai suoi allievi: dalla lettura stilistica dei dipinti a una serie di interpretazioni iconologiche sul loro significato e le loro allusioni, fondate su contesti e riferimenti il più possibile esatti e circostanziati.
La mia esperienza di critico d’arte (che per me è sempre innestata su quella di storico dell’arte) mi ha aiutato forse nello stile della scrittura, a cui tengo molto e che spero possa aiutare la lettura del libro, senza intaccare il necessario rigore scientifico della ricerca.

Giorgio de Chirico, Ritorno di Ulisse, 1968, olio su tela, cm. 59,5 x 80, courtesy Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma

Quali sono le influenze e quali le suggestioni che la Neometafisica ha lasciato sugli artisti delle generazioni successive?
De Chirico ha influenzato moltissimi artiste e artisti come, con Riccardo Passoni, abbiamo cercato di dimostrare due anni fa nella mostra Ritorno al Futuro alla GAM di Torino dedicata proprio al rapporto tra la Neometafisica e l’arte contemporanea. Moltissimi cicli e temi della pittura de Chirico sono stati recepiti dalle generazioni successive, dalle Piazze d’Italia ai manichini, fino agli interni metafisici, ai Gladiatori, ai Mobili nella Valle e ai Bagni Misteriosi. Tuttavia, uno dei cicli che ha avuto un’influenza maggiore è stato quello dei soli gialli e neri negli interni, sul palcoscenico e sul cavalletto, ripreso anche da Luigi Ontani in un’erma bifronte dedicata a de Chirico e Savinio e in recenti progetti di Francesco Vezzoli, che è forse l’artista contemporaneo in maggiore dialogo con l’opera di de Chirico.

Il Sole sul cavalletto mi ha sempre affascinato per quel senso di presenza di un demone meridiano, quasi profetico e tu lo hai inserito, giustamente, anche nella copertina del tuo libro. Ci puoi spiegare meglio i suoi significati?
Questo nuovo, affascinante e originale ciclo di quadri dedicato ai soli e alle lune, gialli e neri, rappresenta bene il nuovo stato d’animo della Neometafisica.
In questi lavori de Chirico riprende le litografie che aveva realizzato per illustrare i Calligrammes di Apollinaire nel 1930 e dipinge opere in cui il sole torna a risplendere sul cavalletto del suo studio, mentre il sole nero, simbolo alchemico della malinconia giovanile, tramonta all’orizzonte di un paesaggio di rovine, probabilmente in un’ulteriore memoria della Grecia dell’infanzia.
Una sorta di metaforico oro ermetico, alluso dal sole sul cavalletto, rischiara così tutta la pittura degli ultimi anni di de Chirico, come il segno simbolico di uno stato quasi ascetico di beatitudine.
Questi quadri sono basati su una complessa trama di rimandi ad Apollinaire e, non a caso, sappiamo che era stato proprio Apollinaire a scrivere che gli enigmi di de Chirico «guadagnerebbero a essere presentati sotto colori più ridenti».
In questo modo tutta la Neometafisica, inondata da una nuova luminosità, come un riflesso splendido dell’eterno ritorno, getta, a ritroso sulla curva del tempo, il suo nuovo chiarore su tutta l’opera di de Chirico e sugli enigmi delle molte stagioni della sua pittura.

Lorenzo Canova. Il grande ritorno. Giorgio de Chirico e la Neometafisica, cover del volume edito da La nave di Teseo.

 

Titolo: Il grande ritorno. Giorgio de Chirico e la Neometafisica.
Autore: Lorenzo Canova
Editore: La nave di Teseo
Collana: I libri di Giorgio de Chirico
Anno edizione: 2021
Prezzo: 28 euro

 

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