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Ortisei (BZ) | Vijion Art Gallery | Fino al 4 settembre 2021

Intervista a MONA LISA TINA di Francesca Di Giorgio

L’estate di Mona Lisa Tina è nel segno della nascita ed evoluzione di progetti complementari. La mostra Georitmie, in corso fino al 4 settembre, in Val Gardena, negli spazi di Vijion Art Gallery e a cura di Livia Savorelli, ha aperto poco dopo l’uscita di una nuova monografia d’artista che attraversa gli ultimi dieci anni del lavoro di Mona Lisa Tina, performer ed arte terapeuta, dal titolo Mona Lisa Tina. Dalla poetica del dolore alla politica dell’amore (Vanillaedizioni, 2021). Ed è proprio dallo spunto dato dal titolo del volume che inizia il nostro dialogo con l’artista che mette al centro della sua ricerca il Corpo come il più determinato tra gli strumenti di interazione con l’altro e che raccoglie, come racconta Mona Lisa, «riflessioni sui temi universali dell’identità, dell’incontro profondo con il prossimo e della fiducia positiva nel cambiamento».
Mona Lisa Tina con Georitmie è come se desse vita ad altri cicli paralleli oltre al conosciuto bioritmo, fondati sulla sfera fisica, emotiva e intellettiva della specie umana correlate proprio in base ad una ciclicità fatta di condivisione emotiva tra la propria biografia e quella dell’Altro…

Amore dolore politica poetica. Non metto volutamente le virgole perché di fatto con la tua pratica artistica riesci a creare come un flusso che accoglie tutti questi termini rimettendoli in dialogo. Un processo inclusivo che si sviluppa anche a partire dalla parola e dal linguaggio…
Sono completamente d’accordo con la tua interpretazione e aggiungo che non potrebbe essere diversamente: le personali scelte professionali e del vivere quotidiano, sono orientate e incentrate verso un processo di inclusione ed accoglienza del prossimo profondamente radicate nella mia sensibilità. Sono altresì convinta che l’artista, attraverso il proprio operato culturale, al di là del mezzo espressivo utilizzato, sia in grado di ricordare e offrire agli individui, valori importanti come la fiducia e la speranza auspicando così una visione di serenità e armonia nella relazione con il mondo. In una dimensione generale di grande incertezza, amplificata ancor di più dall’esperienza della pandemia tuttora in corso, è evidente quanto grande sia questa esigenza. Come certamente saprai, per necessità lavorative della mia professione di artista e di arte terapeuta, sono sempre a contatto con i vissuti emotivi e a volte estremamente dolorosi dell’Altro dove è imprescindibile una comunicazione efficace non solo attraverso la delicatezza nell’uso del linguaggio verbale ma, anche e soprattutto, attraverso un’apertura interiore che disponga di un cuore gonfio di tenerezza e compassione. È in questa dimensione, priva di giudizio, che alberga la poesia del dolore.

Mona Lisa Tina, Georitmie, 2021, exhibition view, Vijion Art Gallery. Ph Vanis Dondi

Hai fondato la tua ricerca verso e per l’Altro. Oggi che il concetto di alterità appare così vicino e così lontano, a volte addirittura estraneo, puoi tracciare le linee del tuo avvicinamento all’altro come accade nell’arte e nella vita?
È per me un approccio comunicativo con l’esterno e gli altri estremamente semplice e naturale: tutta la mia indagine artistica nasce dall’urgenza espressiva di condividere qualcosa con il mondo: il punto di partenza è la mia biografia, il filo conduttore le biografie e le esperienze personali degli altri. Questa modalità di relazione accoglie al suo interno due direzioni: quella della vita e quella dell’arte che sono profondamente integrate tra di loro, alimentandosi ed arricchendosi perciò vicendevolmente.

L’avvicinamento è spesso ricerca di qualcosa che sembra scomparso. Quando parli di poesia dentro alla vita a cosa pensi?
Sono fermamente convinta che la poesia, nella sua accezione etimologica, sia una istanza insita alla vita stessa, e contribuisca a darle senso e profondità. Non importa quanti dolori e gioie attraverseremo nel nostro breve transitare sulla terra, ciò che conta è avere quella capacità di interpretare le tracce che specifiche esperienze, nel bene e nel male, hanno lasciato nel nostro mondo interno, e di avviare successivamente, un processo di trasformazione emotiva; una trasformazione che, necessariamente, ricreerà un nuovo equilibrio psichico. E a proposito di significato delle parole, il termine “poesia” deriva dal verbo greco “poiein” che significa infatti: creare, comporre.

Mona Lisa Tina, Nero 1, 2020, stampa lambda su dibond, cm 45×30

La performance Georitmie, ideata per gli spazi della galleria Vijion, è dedicata al colore rosso. Cosa è accaduto durante l’opening della mostra?
Nella seconda sala della galleria ha avuto inizio Georitmie. Con indosso un abito rosso e una struttura di acciaio che rimandava per fattezze a un ex voto, ho interagito individualmente con ogni presente sotto lo sguardo attento di tutti. Un gesto della mano invitava ogni persona a raggiungermi, in modo individuale e alternato. Così facendo ho avviato un dialogo silenzioso solo ed esclusivamente attraverso frasi scritte su due fogli di piccole dimensioni (rossi) senza mai utilizzare il linguaggio verbale. Sul primo foglio ho chiesto di scrivere l’emozione più bella che la persona di fronte a me avesse mai vissuto nella propria vita e di riporlo nel vaso di vetro sul tavolo; sul secondo foglio di scrivere, invece, il dolore più grande che avesse mai provato, poi di collocarlo in una zona qualsiasi del planisfero proiettato nella parete di fondo. Questa interazione è stata ripetuta con tutti quanti i presenti.

Mona Lisa Tina, Georitmie, performance, Vijion Art Gallery, Ortisei, 6 agosto 2021. Ph Vanis Dondi

La dinamica della prima parte della performance ha fatto in modo che il planisfero venisse riempito e abitato da tante sofferenze interscambiabili, in cui ciascuno potesse rivedersi e rispecchiarsi a prescindere dal luogo di collocazione geografica assegnato. Sul tavolo il vaso di vetro è stato riempito di intense e belle emozioni.
Durante la parte finale dell’azione, mi sono avvicinata ad ogni persona donando a ciascuno un’emozione per volta. Non potendo interagire fisicamente con i presenti, nel rispetto delle norme da Covid 19, sia gli interventi audio, sia i video sono stati elementi di grande suggestione e coinvolgimento, amplificando così una dimensione di grande intensità emotiva. Il video proiettato ha alternato l’immagine ardente di una fiamma a quella di un planisfero; in alcuni momenti della performance le due proiezioni hanno conciso perfettamente tra di esse fino a ricreare visivamente l’incendio simbolico di tutte quelle emozioni (negative) collocate sul planisfero stesso.
Il suono di un fuoco ardente è stato mixato con quello del mio battito cardiaco e con quello di un elettrocardiogramma, restituendo nei presenti, stimolanti suggestioni auditive.

Mona Lisa Tina, Georitmie, 2021, exhibition view, Vijion Art Gallery. Ph Vanis Dondi

Georitmie è stato un pretesto per invitare i presenti alla riflessione, all’ascolto profondo nei confronti del prossimo, alla responsabilità morale che ciascuno deve avere verso le persone sofferenti, non solo dei propri cari. È uno stimolo alla presa in cura dell’altro, soprattutto in un momento delicato come quello attuale; presa in cura che è possibile solo se ci rendiamo disponibili all’incontro autentico con il prossimo magari anche semplicemente per la durata di un intervento performativo che può essere un modo stimolante per avviare tramite il processo artistico – ciascuno come può – un percorso di evoluzione collettiva.

Mona Lisa Tina, Georitmie, performance, Vijion Art Gallery, Ortisei, 6 agosto 2021. Ph Vanis Dondi

In Primario, serie ancora in progress, è come se sviluppassi una nuova narrazione attraverso il mezzo fotografico che si integra sempre di più con il resto della tua ricerca. Nell’ambito della performance la fotografia ha avuto un ruolo documentale ma in questo caso fai un scatto ulteriore…
Eccetto pochissime esperienze pregresse ed utilizzata nella maggior parte dei casi come strumento di documentazione dei progetti performativi, la fotografia dei nuovi progetti assume un ruolo autonomo di narrazione estetica. Questo scatto ulteriore ha avuto origine dai cicli “Rosso” e “Nero” nel 2020, periodo che ha coinciso in termini di tempo con la fase iniziale prima e di sprofondamento poi nella pandemia. Per ragioni importantissime e serie ho dovuto allora, se non temporaneamente mettere da parte, rimodulare il mio approccio alla performance, pur mantenendo una linearità generale e coerente con la poetica della mia ricerca. Devo confessarti che è stato per certi versi spiacevole e molto complesso. Tuttavia, grazie al linguaggio della fotografia ho potuto sperimentarmi e riscoprirmi in altre vesti con piacere e curiosità. Infatti, la nuova produzione dei cicli fotografici successivi, “Blu” e “Bianco” del 2021, pensati e tutt’ora esposti in Vijion Arte Gallery, ne è una conferma decisiva.

Mona Lisa Tina, Rosso 1, 2020, stampa lambda su dibond, cm 50×70

Nelle foto ci sono tre elementi principali: il corpo, la natura, il colore. Il fatto che quest’ultimo sia presente solo sui tuoi abiti che valore assume?
In tutta la mia indagine performativa, il Corpo rappresenta uno strumento di interazione forte e diretto con l’altro che accoglie, fin dall’inizio del mio percorso artistico, riflessioni sui temi universali dell’identità, dell’incontro profondo con il prossimo e della fiducia positiva nel cambiamento: un cambiamento che è possibile solo attraverso il dialogo e il confronto autentico tra le persone, al di là di qualunque tipo di differenza legata alla cultura di appartenenza, all’etnia, all’orientamento sessuale, all’età e al credo religioso. Nei progetti fotografici, seppur in modo differente, alcuni di questi elementi sono ugualmente presenti, oltre ad accogliere riflessioni che riguardano la necessità di recuperare e preservare il rapporto con la Natura e il bisogno intimo di tessere in modo più autentico la relazione con il mondo. Il fatto che ogni ciclo fotografico sia dedicato a un colore e che questo sia presente solo su un elemento che indosso, nel caso specifico sulla gonna, è un bisogno di voler sottolineare l’ambiguità di genere del soggetto rappresentato. Nelle foto infatti, il volto e qualunque altra parte del mio corpo che potrebbero svelarne l’identità, sono volutamente celati.
Inoltre e per concludere, sarà proprio a partire dai cinque colori primari (il nero e il bianco si definiscono non colori) che avvierò una ricerca più approfondita sul significato culturale e antropologico che le tradizioni dei sette Paesi del mondo che coinvolgono il mio albero genealogico gli attribuiscono; infine questa ricerca si comporrà di altrettante performance inedite.

Mona Lisa Tina, Bianco 1, 2021, stampa lambda su dibond, cm 100×150

Georitmie è in corso alla galleria Vijion in Val Gardena fino al 4 settembre ma è in programma l’appuntamento per la presentazione della tua monografia edita da Vanillaedizioni, venerdì 17 settembre, al Museo Carlo Zauli di Faenza. In quell’occasione è come se si ricongiungessero tutte le riflessioni che ti hanno accompagnato nella genesi dei tuoi ultimi lavori performativi e fotografici. Racchiudere in un volume immagini e parole che momento rappresenta per te?
È una bella domanda! Effettivamente è proprio come sostieni. Racchiudere in un volume le tappe più rappresentative di tanti anni di ricerca e di carriera artistica è per me un grande traguardo.
Un traguardo che lascia intravedere possibili e futuri orizzonti professionali da “conquistare” con costante rigore nello studio, passione, curiosità e soprattutto con tanta, tanta umiltà; ingrediente, quest’ultimo necessario per chi desidera lavorare nel contesto dell’Arte.

Mona Lisa Tina, Blu 1, 2021, stampa lambda su dibond, cm 20×13


Mona Lisa Tina. Georitmie

a cura di Livia Savorelli

Fino al 4 settembre 2021

Vijion Art Gallery, Pontives 26, Ortisei (BZ)

Orari: da lunedì a sabato ore 16.00 – 19.00

Info: info@vijion.it
www.vijion.it

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