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VERONA | La Giarina Arte Contemporanea | 9 ottobre 2021 – 15 gennaio 2022

Non sai che non si esce vivi dagli Anni ’80 cantavano gli Afterhours, una sorta di monito legato ad un preciso periodo storico che ha fatto da vero spartiacque per i linguaggi dell’arte e non solo, apripista e fonte di ispirazione per le generazioni future. Diario Pubblico – la nuova personale di Francesco Garbelli, a cura di Francesca Di Giorgio, che inaugura sabato 9 ottobre, negli spazi de La Giarina Arte Contemporanea a Verona – prende le mosse da uno dei decenni che oggi, a distanza, può essere guardato con lucidità attraverso il filtro e la lente d’ingrandimento del presente.

Francesco Garbelli, Senza Titolo”, 1989, vernice spray, pellicole, adesive, cartelli stradali, palo e sostegno circolare in ferro zincato, 210x82x50 cm. Courtesy La Giarina Arte Contemporanea

Per molti storici gli Anni ’80, nel loro mix di nuovo e di vecchio, di continuità e di rottura, furono «l’ultimo vero decennio del Novecento e il primo del XXI secolo: il punto di passaggio e di transizione tra due universi socio-culturali molto diversi, in cui si sovrapposero fenomeni novecenteschi in dissoluzione con stimoli del secolo che stava per aprirsi». L’arte non si sottrae al confronto con la storia e si inserisce pienamente nel flusso degli eventi. Ecco perché l’indicazione temporale del sottotitolo è fondamentale per comprendere l’evoluzione di una intera ricerca, senza prescindere dal contesto storico di partenza e di arrivo e per costruire quel ponte ideale che collega la produzione di Francesco Garbelli, dalle prime incursioni nello spazio urbano, con interventi di street art e public art, sulla toponomastica e sulla segnaletica stradale, agli ultimi esiti che spaziano tra media differenti recuperando l’uso della parola significante: forma e contenuto mai disgiunti.

Francesco Garbelli, Le lettere vi guardano, 1985, Milano

Lo spunto per Diario Pubblico è dato da un corposo nucleo di opere della collezione della gallerista Cristina Morato, riconducibile ai primi anni di ricerca dell’artista e che, in mostra, è messo in relazione a lavori più recenti attraverso tematiche sociali, ecologiche, geopolitiche… Temi estremamente attuali e dibattuti, oggi, ma che Garbelli ha sondato in anni in cui non si erano affatto imposti all’attenzione pubblica e che fa di lui un vero pioniere dell’arte pubblica e relazionale italiana.

Francesco Garbelli, Il Paradosso del Pedone, 1992
Vernice spray, pellicola adesiva su Rotor Logicam
cm 70×50 cornice inclusa
Courtesy La Giarina Arte Contemporanea

In mostra, una dozzina di opere, da Il Paradosso del Pedone, dei primi Anni ’90 a Non sono razzista ma… La rivolta delle parole, installazione non autorizzata di cinque targhe applicate su un muro lungo l’Alzaia Naviglio Grande a Milano, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale, il 21 marzo 2021. La prima è un’opera su cui Garbelli torna a riflettere diverse volte negli anni e a declinarla con tecniche differenti: un cartello stradale che veicola un concetto filosofico. Il paradosso, infatti, ci spinge a ragionare sulla contraddittorietà della nostra esistenza e delle nostre azioni e sulla possibilità di analizzare la nostra condizione da altri punti di vista: «noi siamo il ruolo che ci attribuisce la società, recitiamo a parti inverse ruoli diversi che, troppo spesso, non incontrano le regole del vivere civile» racconta l’artista.

Francesco Garbelli, Non sono razzista ma… La rivolta delle parole, 2021. Installazione, Milano, Alzaia Naviglio Grande
In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Discriminazione Razziale (Particolare, 2 di 5 targhe)

Il lavoro di Francesco Garbelli può anche essere definito Pop, nel senso più pieno del termine. Opere che portano messaggi recepibili da tutti ma tanto stratificate da poter essere lette su più livelli. Opere come appunti visivi, fermi immagine di una società che forse non ha ancora elaborato il suo passato e sembra vivere in un continuo presente che le impedisce di riappropriarsi del proprio tempo e del proprio spazio.

Francesco Garbelli, Obsolescenza programmata, della razza umana?, 2019
Zona Barona, Milano

Francesco Garbelli si laurea alla Facoltà d’Architettura del Politecnico di Milano nel 1990 e vive e lavora a Milano. È stato tra i promotori e protagonisti della mostra-evento degli Anni ’80, a Milano, nell’ex fabbrica Brown Boveri. In seguito – confermando la sua attenzione al contesto urbano – compie i suoi primi interventi di public art concentrando il proprio interesse sulla toponomastica e la segnaletica stradale. Tra la seconda metà degli Anni ’80 e la prima metà dei ’90 realizza una serie d’interventi in varie città in Italia ed Europa – inventando nuovi cartelli con sottile ironia – grazie ai quali viene oggi considerato come un vero e proprio precursore della street e urban art. Negli anni ’90 fa parte del gruppo “Concettualismo Ironico Italiano” con il quale partecipa a una serie di mostre in Musei e Gallerie in Italia e Germania. Alcune sue opere entrano a far parte della collezione VAF- Stiftung, oggi custodita al MART di Trento e Rovereto. Ha inoltre insegnato alla N.A.B.A., Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e collaborato con L.UN.A., Libera Università delle Arti di Bologna.

 

Francesco Garbelli. DIARIO PUBBLICO. Dagli Anni 80 agli Anni 2000
a cura di Francesca Di Giorgio

Monografia Vanillaedizioni disponibile in galleria con testi di Francesca Di Giorgio e Manuela Gandini

9 ottobre 2021 – 15 gennaio 2022
Inaugurazione sabato 9 ottobre 2021 16.00 – 20.00

Orari: da martedì a sabato 15.30 – 19.30. Accesso con Green Pass

Info: info@lagiarina.it
www.lagiarina.it

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