MILANO | Fondazione ICA Milano | 28 ottobre – 23 dicembre 2022
di MATTEO GALBIATI
La Fondazione ICA di Milano chiude l’anno espositivo con tre progetti che, presentati simultaneamente nei suoi suggestivi spazi, restituiscono una lettura identitaria di aspetti diversi non solo delle estetiche artistiche contemporanee, ma anche come queste siano in grado di restituire il senso e la riflessione su temi strettamente connessi all’oggi e alla nostra esperienza diretta delle vicende del mondo e dell’uomo. Ci concedono, unitariamente e nella loro diversità di contenuti e approcci sia uno spaccato interessante sull’arte del presente e sulla qualità di talune visioni, sia la singolarità di letture che possono connettersi in un appassionante flusso narrativo-esperienziale.
Tre situazioni indipendenti e connesse, tre spunti di sensibile visione che sanno coordinare tra loro linguaggi artistici differenti che qui sono sempre osservati alla luce della peculiarità della propria trascrizione e che rendono la visita momento non solo di meditazione estetica, ma anche di corrispondenze con un proprio vissuto esistenziale.
Il primo progetto che incontriamo, affidato alla curatela di Chiara Nuzzi, è la collettiva Small Fixations che porta ad un aperto confronto la dialettica pittorica di Chiara Enzo, Jennifer J. Lee, Marta Naturale, Alexandra Noel e Yui Yaegashi, artiste impegnate in una pratica pittorica che si rivolge spesso a opere di piccolo formato. Una scelta non casuale questa che in ciascuna sottolinea e rafforza l’attenzione riservata al dettaglio che, svelando le piccole maniacalità di ciascuno, attiva un procedimento che obbliga lo sguardo ad impegnarsi, a rivelare e “spiare” il frammento per ricostruire una verità compiuta. Questa raccolta di opere, 23 piccoli lavori realizzati tra il 2017 e il 2022, seguendo l’orientamento sempre promosso da Fondazione ICA Milano, ci introducono, con una certa e insistita fissazione, su quel dovere analitico rispetto alla consapevolezza che deriva da una valutazione introspettiva e attenta, quasi microscopica diremmo, della realtà che ci sta attorno.
Il secondo progetto (sempre al piano terra) si struttura con un allestimento in cui sono protagonisti 13 dipinti che – anche in questo caso si ricorre al piccolo formato – portano, nella mostra intitolata Reenactments (Bacchus) curata da Alberto Salvadori, l’immaginario di Polys Peslikas. Il tema che l’artista tocca e che riguarda tutte le opere è quello legato alla figura del dio romano Bacco, il Dioniso per il culto dei greci: questa divinità, legata al vino, al piacere dei sensi, al divertimento, nei baccanali lasciava che ci si concedesse alla possessione estatica senza freni inibitori. La pittura di raffinata qualità di Peslikas si presenta fluida nei soggetti, liberando la caoticità delle immagini in un divenire aperto che è processo sia disgregativo che di nuova creazione della forma con la sua precedente, riconquistata, libertà. La riproduzione carica di ossessione ripetitiva per il soggetto apre una prospettiva di attualità che ci porta a individuare un approccio differente sul tema dell’identità sessuale. Il riscontro delle figure dipinte abbatte la distinzione di genere e, senza immergersi in modo scontato e sfacciato su prese di posizione gender, porta a rimarcare unicamente la complessità dell’animo e della psiche umana che sei traduce poi nella sua vera identità, oltre ogni altro condizionamento esterno.
Al piano superiore la collettiva How Far Should We Go?, curata da Rossella Farinotti, vive della complessità eterogenea degli approcci degli artisti, dei loro linguaggi e della varietà delle opere qui raccolte le quali aprono nuovi orizzonti sul tema del paesaggio e la sua interpretazione artistica. Il paesaggio non è semplicemente descritto, quanto piuttosto riletto in un ampio repertorio di interpretazioni diverse i cui scenari si spostano dalla realtà all’onirico e, disponendosi in una precisa relazione con gli ambienti dello spazio espositivo, ritrovano le premesse di un dialogo effettivo i cui risvolti possono apparire 8o essere) imprevedibili. Le opere di Linda Carrara, Lucia Cristiani, Cleo Fariselli, Ettore Favini, Irene Fenara, Silvia Mariotti, Giovanni Oberti e Alice Ronchi si modulano ciascuna secondo il carattere espressivo e la ricerca del singolo autore, ma è cercata e ammessa la reciproca connessione che è il fattore agente anche per la sensibilità del pubblico stesso che percorre l’ambiente in cui le opere paiono affiorare come “naturalmente” determinate per questa circostanza. Il paesaggio diviene motivo ed essenza dell’osservazione che lascia transitare il singolo sguardo oltre i territori dell’abitudine, ben distante da ogni convinzione e convenzione che la società, politicamente, culturalmente, socialmente, etc., oggi pare imporre e da cui ogni tanto è il caso di prendere coscientemente le distanze. L’azione delle opere è quella di liberare l’orizzonte e definire un inedito (forse insperato?) ecosistema sensibile ed autonomo.
Small Fixations
a cura di Chiara Nuzzi
artisti: Chiara Enzo, Jennifer J. Lee, Marta Naturale, Alexandra Noel, Yui Yaegashi
Polys Peslikas. Reenactments (Bacchus)
a cura di Alberto Salvadori
How Far Should We Go?
a cura di Rossella Farinotti
artisti: Linda Carrara, Lucia Cristiani, Cleo Fariselli, Ettore Favini, Irene Fenara, Silvia Mariotti, Giovanni Oberti, Alice Ronchi
28 ottobre – 23 dicembre 2022
Fondazione ICA Milano
via Orobia 26, Milano
Orari: da giovedì a sabato 12.00-19.00
Ingresso libero
Info: www.icamilano.it