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URBINO | Casa Raffaello | 3 – 25 settembre 2022

Intervista a GIUSEPPE CIRACÌ di Tommaso Evangelista

Dal 3 settembre gli spazi di Casa Raffaello, Bottega Giovanni Santi di Urbino, ospitano la mostra Apotheca personale dell’artista Giuseppe Ciracì, a cura di Antonello Tolve e Luigi Bravi. L’esposizione è organizzata da Accademia Raffaello in collaborazione con Kyro Art Gallery di Pietrasanta.

Veduta della mostra, Bottega di Giovanni Santi, Casa Raffaello, Urbino

La mostra Apotheca, interamente dedicata alle opere nate negli ultimi anni, prende le mosse dal ciclo di carte intitolato Azzurro cielo e presenta una serie di dipinti, disegni polimaterici e collage molto coerenti per stile, tematiche e spirito creativo. Allestita negli spazi dell’antica bottega di Giovanni Santi, al piano terra della Casa natale di Raffaello, la mostra vuole indagare e riflettere sul valore della pittura oggi, attraverso la rilettura della storia dell’arte antica e moderna. Il frammento dialoga con l’azione casuale della natura, l’alterazione inconscia con la stratificazione personale, il disegno con la stampa, evocando un mondo della memoria e dell’azione estremamente affascinante, sebbene ermetico.

Apotheca, veduta della seconda sala, Bottega di Giovanni Santi, Casa natale di Raffaello, Urbino

Nella pittura di Ciracì ricorrono lo stile figurativo e la ricerca concettuale, espresso il primo nei disegni su carta e acetato, la seconda nelle pagine stracciate da vecchi manuali di storia dell’arte, sottoposte all’azione atmosferica che trasforma i supporti con le tonalità del ciano. “A queste prime due operazioni – come sottolinea Tolve – segue, infine, l’interferenza con il presente, con la pittura e il disegno, con le immagini che Ciracì articola sul supporto per creare interferenze costruttive tra passato e presente, per raggiungere un potente accavallamento narrativo (tra la storia dell’arte, la storia personale dell’artista, la storia della natura) fatto di leggerezze, di ombre e sembianze, di cose e parole, di collaborazioni metaforiche tra l’artista e gli agenti atmosferici”.

Quale è il rapporto tra originale e copia, disegno e riproduzione nel tuo lavoro di ricerca?
Da sempre, nella mia ricerca artistica, l’originale e la copia, il disegno e la riproduzione vivono reciprocamente, come in un rapporto d’amore, il tentativo armonico di una pacifica convivenza. Spesso sono proprio le riproduzioni di opere d’arte del passato, vecchie pagine di libri di storia dell’arte, trasformate e modificate dall’azione del tempo, ad essere il punto di partenza per la realizzazione di assemblaggi di immagini, figure e, a volte, parole che, come in un cortocircuito di rimandi, danno vita alle mie riflessioni pittoriche. Tuttavia, sappiamo molto bene che nell’epoca della riproducibilità tecnica, non ha senso mettere in contrapposizione l’autentico con il falso, o l’originale con la copia poiché, come in questo caso, il tentativo non è quello di riprodurre ma di proporre l’opera d’arte in un contesto diverso rispetto a quello tradizionale della sua fruizione. D’altronde è lo stesso Benjamin ad insegnarci che nell’epoca della sua riproducibilità l’opera d’arte rivoluziona le forme stesse della sua percezione e comunicazione.

Giuseppe Ciracì, Un’altra Primavera (marzo 2020), olio, pastello, due pagine del libro esposte alle intemperie per diverse settimane e incollate su tela cm 80,5×84 (dittico)

Nelle tue opere presenti spesso un’immagine-frammento che rispecchia molto la condizione attuale, dove memoria artistica e citazione sono elementi di destrutturazione della forma. È una ricerca esistenzialista la tua?
Le mie visioni pittoriche sono il frutto di una processualità più complessa: il progetto parte dallo studio della storia dell’arte, passa attraverso la documentazione archivistica delle persone a me vicine, continua nella collaborazione con gli agenti atmosferici (mi servo del tempo della natura) per arrivare, infine, al processo finale dell’opera che deve contenere, contemporaneamente, memoria e immaginazione, una visione altra della realtà e del mondo. L’impianto compositivo attraverso il quale convivono insieme ritagli di pagine di libri, brani di anatomia e liberi interventi pittorici, viene attentamente studiato e calibrato nell’insieme del tutto. La riflessione sul vuoto esistenziale e l’intrinseca incompiutezza dell’uomo concepiti da Sartre come “progetto gettato nell’esistenza” rappresentano il fulcro tematico di tutta la mia ricerca artistica fin dagli esordi, una ricerca che pone sempre il corpo al centro di tutto.

Giuseppe Ciracì, Col naso all’insù 2020, olio, pastello bianco, una pagina del libro esposta alle intemperie persettimane trasformata dal tempo e incollata su tela, cm 200×140 (part.)

L’ossessione per il colore azzurro, determinata in questo caso dall’azione atmosferica, la vedo come una scelta grammaticale per abbassare la temperatura emotiva dell’opera e far virare il frammento su una dimensione poetica e salvifica. La bellezza salva sempre?
Non so dirti se la bellezza salvi sempre, posso dirti però senza ombra di dubbio che senza bellezza è difficile vivere, credo impossibile salvarsi. E oggi più che mai abbiamo bisogno di bellezza. Il blu, l’azzurro, quella particolare tonalità che ricorre in modo ossessivo nelle opere degli ultimi anni non è voluta, studiata, ricercata. È il frutto casuale dell’esposizione agli agenti atmosferici di pagine risalenti a un vecchio libro di storia dell’arte “La natura e il paesaggio nella pittura italiana” (Silvana, 2002) ritrovato dopo anni ormai ammuffito e devastato dall’umidità, illeggibile a causa delle ingiurie del tempo ma trasformato in un generatore di emozioni e di ricordi. Queste pagine, solo tre mesi dopo essere state lasciate al sole, al vento, alla pioggia della Puglia, la terra in cui vivo, sono considerate pronte per essere utilizzate. Per qualche curiosa alchimia chimica, le pagine sono state tinte di infinite sfumature di azzurro, ed è come se il cielo si fosse riflesso sulle superfici e il tempo della natura fosse entrato in relazione con il tempo della storia evocato dai frammenti di immagini. In questo periodo la natura trasforma il supporto, infierisce sulla carta e fa virare i colori verso la tonalità del ciano, in modo naturale. Spesso i fogli vengono in parte strappati dal vento, macerati dal sole e sbiaditi dalla luce, come metafora tangibile della natura umana, fragile e precaria.

Noli me tàngere (Non mi toccare) 2020 olio, pastello bianco, due pagine del libro esposte alle intemperie per diverse settimane e incollate su tela, cm 86×85

Adoperi sovente un palinsesto non virtuale di immagini e storie che dialogano con dettagli anatomici. Mani e piedi sembrano indicare, così, con i loro gesti un’interpretazione nascosta, quasi un rebus visivo. Assistiamo così ad una sparizione del senso o meglio alla concretizzazione di quello che Calasso definiva “Innominabile attuale”. C’è una sorta di misticismo-ermetismo della forma nei tuoi lavori?
Mani e piedi all’interno delle mie composizioni, frammenti di arti, dettagli anatomici legati all’esistenza, intrecciandosi quasi a sostenersi vicendevolmente nello sforzo di uscire dalla bidimensionalità della tela che li costringe, enfatizzano e richiamano le immagini riprodotte nei fogli dei maestri del passato. Rappresentano, certamente, dei rebus visivi ma anche la volontà, nel loro toccarsi e sfiorarsi, afferrarsi e sfuggirsi, di pacificare il passato con il presente e ricordare, con delicatezza e grazia, l’ineluttabilità dello scorrere del tempo. In questo modo osservo l’uomo del presente con lo sguardo dell’esperienza storica, tento di fissare istanti capaci di trattenere espressioni corporee, in bilico tra dramma e desiderio, che appena si manifestano perdono la loro identità, diventando segno tra altri segni.

Giuseppe Ciracì | Apotheca
A cura di Antonello Tolve e Luigi Bravi
Testo critico di Antonello Tolve

3 – 25 settembre 2022

Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi
Via Raffaello 57, Urbino (PU)

Info: +39 0722320105
segreteria@accademiaraffaello.it
In collaborazione con Kyro Art Gallery, Pietrasanta (LU)
www.kyroartgallery.com
info@kyroartgallery.com 
+39 0584 300701

La mostra è visitabile ad ingresso libero negli orari di apertura della Casa di Raffaello www.casaraffaello.com

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