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Thomas Scalco da Vicenza

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Inizialmente la situazione mi ha preso un po’ in contropiede, come per molti del resto.
Quando è iniziata la quarantena avevo da poco terminato di trasferire quasi tutti i materiali da casa al nuovo studio, sito in un altro paese e, quindi, improvvisamente irraggiungibile. La mia fortuna è stata nell’aver deciso di tenere a casa qualche colore e dei pennelli, ma soprattutto carte, matite e tutto il materiale grafico, cosa che mi ha permesso di sopravvivere tramite la pratica del disegno.
Questa costrizione, poi unita al blocco dei progetti in corso e quindi senza scopi nell’immediato, senza distrazioni esterne, mi ha permesso paradossalmente di disegnare con un’intensità che non vivevo da tempo, priva di progettualità, in silenzio e concentrazione quasi come se si trattasse di una forma di “meditazione”. Curiosamente ora mentre scrivo mi è tornata alla mente l’immagine di Jung in ritiro nella torre di Bollingen.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
In primo luogo più silenzio, un silenzio intenso e vivo che dalla notte si è esteso al giorno.
Poi un nuovo rapporto con gli spazi, poiché viaggiando molto sono spesso fuori città.
È interessante come questa chiusura, imponendoci uno stop, ci abbia portato a riaprirci verso il nostro luogo di appartenenza, il paese o il quartiere, obbligandoci a fare riferimento a quanto ci è prossimo, quelle cose sotto gli occhi a cui vuoi per fretta, vuoi per noncuranza prima non facevamo caso: torna agli occhi l’essenziale… ma, al contempo, dobbiamo sopportare gli strilli dei figli dei vicini, pause nel silenzio di cui parlavo poco fa.
Sto leggendo molto.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Per quanto il disegno e la lettura mi abbiano permesso di evadere, mi mancano tremendamente gli spazi ampi, i boschi, la montagna. Le escursioni, il poter uscire e vagare senza meta.
La mancanza, e questo credo valga per chiunque, mi ha sicuramente portato a rivalutare tutto, attribuendo valori diversi a situazioni che prima avrei posto sullo stesso piano. Il pregio di queste occasioni di “distacco dal mondo” è che desideri e obbiettivi si riformulano gradualmente, il superfluo delle nostre vite tende a riemergere in quanto tale e ad essere messo da parte.

Come immagini il mondo quando ripartirà?
Questa crisi viene descritta come l’occasione di cui avevamo bisogno per cambiare tutto, rimettere in discussione la nostra società, il nostro rapporto con il mondo e potrebbe davvero essere la doccia fredda che ci farà riaprire gli occhi. Vorrei davvero che fosse così ma, se devo essere sincero, non ho grandi aspettative, trovo che il cambiamento di opinioni e i vari ripensamenti di cui si parla ormai da due mesi siano strettamente legati al qui e ora e che, qualora ce ne venisse data l’occasione, ritorneremmo a fare quanto facevamo prima.
Sicuramente appena potremo ricominciare a muoverci, la distanza, con cui dovremo convivere a lungo, sarà uno dei risvolti più evidenti.

Thomas Scalco è nato a Vicenza, dove vive e lavora, nel 1987. Dopo aver conseguito il diploma di secondo livello in pittura presso l’Accademia di Belle arti di Venezia nel 2014, è stato tra i finalisti al Premio Lissone dello stesso anno, vincitore del primo premio Under30 ad Arteam Cup nel 2015, invitato al 57° Premio Bugatti-Segantini, finalista al Premio Arti Visive San Fedele nel 2017. In seguito è stato selezionato per il premio Level 0 da parte della G.A.M. di Verona ad Art Verona 2018 e vincitore del Premio miglior artista under35 a Setup Art Fair nel 2019.
Tra le esposizioni recenti, sospese temporaneamente a causa della pandemia, l’intervento installativo Frammenti presso la G.A.M. di Verona e la personale Silēre presso Villa Contemporanea a Monza.
Le sue gallerie di riferimento sono: Villa Contemporanea, Monza; Luisa Catucci Gallery, Berlino; Superstudiolo, Bergamo. www.scalcothomas.com

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