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Enrico Tealdi da Cuneo

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Sostanzialmente non è cambiato, poiché ho la fortuna di continuare a frequentare lo studio dove lavoro. In realtà sono cambiati i tempi di concentrazione ed esecuzione. Sono diventati lenti, faccio molta fatica a concentrarmi. È curioso avere molto tempo davanti a sé, ma è un tempo indefinito, incerto, che cambia la percezione di tutto, anche il modo in cui guardo al mio lavoro. Sono molto critico, più del solito. Vivo questo tempo come una risorsa, non mi piace sprecarla, ma non sono soddisfatto, pienamente, di ciò che faccio. Probabilmente guarderò al lavoro di questi giorni, con un altro spirito, prossimamente.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Ho scoperto che vivere in questo modo: chiusi in casa, con i ritmi scanditi dai pasti e qualche telefonata, è una sorta di “assaggio” di quella che è la vecchiaia… Ho fatto questa riflessione e ho capito che in futuro, vorrei essere intelligente da poter organizzarmi con le persone che amo, e poterle avere vicine a me. Anche la casa più bella, con i migliori mobili, libri e quadri, se si è soli, è solamente uno spazio tristemente vuoto.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Il volto delle persone a cui voglio bene, vederlo dal vivo. Mi manca l’assenza delle scadenze di lavoro, i riti semplici di ogni giorno, tutto questo mi fa paura. E poi mi manca la persona che amo, che è lontana da qui… e non so quando la rivedrò…

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Mi auguro che sia un mondo diverso, dopo tanti giorni in casa, molti hanno scoperto il piacere di usare le mani, molti cucinando. Ho sentito amici che desideravano imparare a cucire, ricamare, desideravano un giardino da curare. Tornare alla manualità è un ottimo segno. Sapere usare le mani per un buon lavoro. Dopo tanti lavori virtuali, sapere bello che molti tornassero a un lavoro artigianale, possibilmente aiutati da una nuova consapevolezza della burocrazia. Specialmente in Italia, dove un vero artigiano è spesso un artista.

Stiamo capendo che si può vivere con meno mobilità?
Penso che la mobilità sia importantissima, forse ne avremo una coscienza più consapevole e meno egoista.

Enrico Tealdi nasce a Cuneo nel 1976. Dopo essersi diplomato in pittura nel 1998, perfeziona la propria formazione attraverso diversi workshop con tutor di fama internazionale come Massimo Bartolini, Stefano Arienti, Lorenza Boisi, il tedesco Tobias Rehberger. Il lavoro di Enrico Tealdi è stato descritto come una poesia che si esprime utilizzando più tecniche: pittura, disegno, ceramica, creando opere e installazioni che raccontano storie di affetti, legami, abbandoni e solitudini. Le sue opere parlano della nostalgia che si appropria degli oggetti, dei luoghi; della non curanza che ha l’uomo verso se stesso e il suo destino, in un’atmosfera di sospensione e mistero. In Italia è rappresentato da Galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea, Roma e Galleria Societé Interludio, Torino. www.enricotealdi.it

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