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Silvia Margaria da Torino

La tua nuova ritualità quotidiana…
Il rito ha a che fare con l’ordine, la misura, il numero. Il mio quotidiano è fatto principalmente di disordine. Al momento. Procedo per tentativi con la volontà di creare una regola, ma la parola d’ordine resta “adattamento” e il mantra “no pretese”.
Il camminare, nella mia quotidianità, è sempre stata una presenza costante. Questo rituale che dava ordine e, tramite il ritmo dei passi, una misura, era un’attività per prendere le distanze e riuscire a pensare, proprio come si fa con un grande disegno: ci si deve allontanare per riuscire ad avere una visione equilibrata dell’insieme, per capire le proporzioni. In qualche modo la lettura sta sostituendo il camminare, ma la maggior parte delle volte il pensiero non fluisce e la concentrazione manca. I libri sono evasione e rifugio in un singhiozzo che sta diventando abitudine.
Ho sostituito gli elenchi quotidiani di lavori da fare con liste delle cose utili che mancano.
La lavastoviglie vince sulla lavatrice, il frigo sul computer.
Se per l’organizzazione del mio quotidiano posso accettare il disordine, nei confronti delle mie due figlie non posso permettere che ci sia troppa anarchia; con loro le regole sono necessarie e questo aiuta a restare con i piedi per terra.

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
La poltrona. Oggetto simbolo, per me ora, della solitudine e del pensiero. Essa non ammette sonnolenza e scomodità, ma mi accoglie in una sorta di torpore vigile. È questione di postura, esterna e interna. Ho sempre preferito la rigidità della scrivania o la condivisione del divano, ma ho necessità di cambiare posizione, per prendere posizione.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Non mi arrabbio più. O meglio, il mio rapporto con la rabbia – uno sfogo con parole concitate, talvolta urlate, che esplode in azioni esagerate e scomposte è cambiato: la sensazione d’irritazione sembra essere più greve e profonda ma contenuta, interna.
Il ricordo delle cose passate ha smesso di essere sinonimo di velatura, sfocatura e ha preso peso tanto da essere presente in quasi tutte le conversazioni in casa. È una fionda che prende potenza tirandosi indietro per lanciare avanti.

Stiamo capendo che si può vivere con meno mobilità?
Non penso sia necessario vivere con meno mobilità, spostarsi e muoversi è un impulso naturale e necessario dell’uomo che si concretizza nell’‘andare’ e nel ‘tornare’. Spero però che si possa attuare un cambiamento di mobilità, un rallentamento. Quando si rallenta, la percezione dello spazio e del tempo si modifica. Rallentare significa poter aumentare l’attenzione, concentrare informazioni ed esperienze, dare valore.
Velocità e lentezza, “C’è la stessa differenza che guardare un’acqua o saltarci dentro” (Cesare Pavese, Il diavolo sulle colline).

Silvia Margaria nasce a Savigliano (CN) nel 1985. Vive e lavora a Torino. Dopo aver conseguito la Laurea di II livello presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 2010, passa tre anni all’archivio film della Cineteca del Museo Nazionale del Cinema di Torino, nel settore ispezione e catalogazione pellicole. Il suo lavoro artistico prende ispirazione da quest’esperienza, nella quale le immagini erano fatte di luce, fissità, ferite e memoria.
Il danneggiamento o la dimenticanza di materiali quali fotografie, pellicole, libri, cartoline, disegni che l’artista colleziona, rappresentano un elogio alla resistenza, al sedimento e alla molteplicità. La sovrapposizione, l’accostamento e la coincidenza, intesi come metodologie di indagine, le permettono di selezionare, mantenere, sommare, registrare e conservare.
Tra le principali mostre: Segrete. Tracce di memoria, Palazzo Ducale, Genova (2020);  Arteam Cup, Villa Nobel, Sanremo (2019) – Vincitore Assoluto; Anthologìa, Opere Scelte Gallery, Torino (2019); Wheater Report, Galerie Hartwich, Sellin auf Rügen, Germania (2018); Wir nennen es arbeit, Botschaft, Berlino (2018); Punctum. Working Papers, Grattacielo Intesa San Paolo, Torino (2016); Dreamers, MEF Museo Ettore Fico Torino, (2016); [Rapidità], Villa Brivio, Nova Milanese (2016). È membro di Progetto Diogene dal 2018. Collabora con Opere Scelte. www.silviamargaria.it

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