TORINO | Palazzo Madama | Fino al 28 giugno 2015
Intervista a MATILDE DOMESTICO di Francesca Di Giorgio
Il mondo in una tazza. Storie di porcellana a cura di Cristina Maritano, la mostra in corso a Palazzo Madama (Torino), racconta il “tema” della porcellana con il filo conduttore della tazza. La storia letta attraverso un oggetto d’uso quotidiano che per la ricerca dell’artista torinese Matilde Domestico ha un ruolo centrale… «La tazza è la protagonista della mostra allestita a Palazzo Madama, la scelta della curatrice è stata quella di raccontare la storia della porcellana attraverso un oggetto che è cambiato nel tempo, un oggetto che ha fotografato/descritto i fatti, gli eventi le tendenze nel ‘700 e ‘800 (attingendo dalle ricche collezioni di arte decorativa conservate in museo, ndr) sulla sua superficie lucida e panciuta. Nel mio percorso artistico è stata il punto di partenza, un mezzo per elaborare installazioni principalmente bianche in cui ricorrono forme costanti. Il prodotto porcellana rappresenta un momento evolutivo di un processo storico-artistico che ha origini antiche nella lavorazione dell’argilla. Il mio lavoro trae ispirazione dall’interesse per i materiali, per le figure della geometria euclidea e le forme archetipiche dell’arte classica». Racconta Matilde.
Una riflessione, quella dell’artista, che si inserisce a pieno nel dibattito contemporaneo sui molteplici aspetti e sviluppi del linguaggio ceramico in italia e rispecchia l’esigenza dell’artista stessa di esprimersi attraverso un linguaggio a lei congeniale, in cui il riuso consente di tradurre la reificazione seriale di un prodotto in processi trasfigurativi caratterizzati da strutture, forme spaziali dinamiche capaci di dialogare con l’ambiente.
Non sei nuova ad esposizioni in palazzi storici e a confrontare il tuo linguaggio con epoche differenti. Com’è nata l’installazione Esistenza di porcellana e come hai deciso di farla dialogare con il corpo centrale della mostra?
Ho avuto in passato la possibilità di confrontarmi con palazzi storici e Palazzo Madama è un edificio/museo che – racconta secoli di storia della città di Torino e continua a farlo con dinamismo e apertura al territorio.
Ho ricevuto l’invito da Cristina Maritano, conservatrice del Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama e curatrice della mostra “Il mondo in una tazza”, a sua volta parte di un progetto più ampio della città dedicato al tema della porcellana e che coinvolge anche la Fondazione Accorsi-Ometto.
Esistenza di porcellana, è un’installazione che volevo dialogasse con gli oggetti esposti in mostra e con lo spazio: una sala caratterizzata dalla presenza di grandi teche in vetro, un ambiente trasparente e circoscritto che si è idealmente trasformato, nella mia mente, in uno scrigno nel quale inserire le atmosfere della fabbrica – e quelle dell’abitazione di Emily Dickinson. Due diverse realtà unite dai versi della poetessa, personaggio su cui lavoro da alcuni anni.
Il titolo, Esistenza di porcellana, riprende le parole che Emily Dickinson scrisse in una lettera indirizzata all’amico Samuel Bowles. Questo suggerimento ha dato forma all’installazione composta da una dimensione sonora che si fonde e agisce con quella fisica, materica degli oggetti: una tazza e dei cocci di carta, lettere bianche e sottili di porcellana, adagiati su cumuli di materiale refrattario, carburo di silicio, polvere di marmo bianco di Carrara, caolino, calchi in gesso, elementi provenienti da una realtà industriale. Le parole di Emily si diffondono e occupano un’altra teca presente in sala. È stato molto interessante intervenire all’interno di un grande contenitore/involucro trasparente, è diventato per me un modo per evidenziare la sua decisione di isolarsi fisicamente dal contesto esterno, una scelta che tuttavia non l’ha mai privata della possibilità di osservare e analizzare la realtà/ambiente, intessere fittissime relazioni epistolari con amici e conoscenti in tutte le parti del mondo.
Di cosa si compone l’installazione?
Le opere sono state costruite principalmente con la carta bianca, e rappresentando oggetti a lei familiari, ci conducono idealmente nella casa di Emily: un lume, un leggerissimo abito bianco in carta cucito su misura per me, un cassetto aperto, i libri, i fogli di porcellana… Tutto bianco e costellato da punti in acciaio che si aggregano tra loro trasformandosi nelle parole dei suoi versi. L’indagine che ho condotto sulla poetessa americana si è arricchita in questi anni grazie al confronto e collaborazione con Daniela Fargione, autrice del saggio Ambiente Dickinson della casa editrice Prinp. Attraverso l’analisi dei vari ambienti in cui Emily aveva “consumato” la sua “esistenza di porcellana” il testo dimostra come la poesia fosse per lei uno strumento di sovversione della tradizionale ideologia della domesticità e della retorica del dominio. Donne e natura, infatti, sono state spesso svalutate e oppresse per via della loro presunta inferiorità: rispetto agli uomini nel primo caso, alla cultura nel secondo…
In una dimensione fortemente intima e poetica sei riuscita a portare in mostra i ritmi della produzione seriale dell’Industria Porcellane IPA con cui collabori a stretto contatto da anni…
Esistenza di porcellana include anche una dimensione sonora. Ormai è da alcuni anni che utilizzo il suono nei miei lavori, ma per questa occasione ho registrato il ritmo metallico dei numerosi macchinari, dei reparti produttivi della IPA, che è stato successivamente elaborato: il movimento e il suono del lavoro della fabbrica, i tempi dei processi di lavorazione si propagano nella sala di Palazzo Madama e sono intercalati a quelli di natura diversa.
Il suono sembra accomunare due epoche, quella delle manifatture europee e piemontesi di porcellana del Settecento e Ottocento (oggetto di ricerca dell’esposizione) e quella contemporanea, solida dell’Industria Porcellane I.P.A. che ha preso parte alla mostra.
Quando e come hai iniziato a lavorare con IPA e come si è evoluto il vostro rapporto negli anni?
Il legame che si è stabilito con la IPA è molto prezioso e importante un’esperienza che aggiunge sempre qualcosa di nuovo alla mia ricerca e che mi sollecita a un continuo confronto con la produzione seriale. La reificazione seriale che caratterizza il lavoro nella fabbrica, può tradursi in processi trasfigurativi di ispirazione poetica.
Sono entrata in contatto con la IPA tramite un art director di un’agenzia pubblicitaria. Ricordo quando ho visitato l’azienda per la prima volta, si è aperto un mondo che non mi aspettavo di trovare… Dietro un piccolo oggetto come la tazza c’è il lavoro di centinaia di persone, una accurata progettazione e macchinari innovativi, evoluti dal un punto di vista tecnologico.
Le mie opere nascono da un disegno su carta che poi si realizza grazie alla possibilità, davvero straordinaria, che i titolari dell’azienda mi hanno dato di utilizzare i loro materiali e di lavorare all’interno dei reparti produttivi.
Tutto questo mi ha permesso di conoscere l’organizzazione, i meccanismi e i ritmi di lavorazione; le opere che costruisco sono fortemente legate all’esperienza che vivo in fabbrica, ai suoi tempi, alle fasi di cottura del materiale, alla collaborazione con il personale.
Provi a raccontarci una tua giornata in fabbrica?
Solitamente inizio la giornata alla IPA nel reparto smalteria, il punto nevralgico/centrale dell’azienda dove sono presenti i grandi forni che cuociono ogni giorno migliaia di pezzi, è qui che avvengono i passaggi di trasformazione della materia: dai blocchi di porcellana si arriva al prodotto finito, smaltato pronto per essere trasferito nel reparto decorazione e magazzino.
Prelevo il materiale necessario spostandomi nel reparto con cautela, è un continuo movimento e slittamento di grandi carrelli alti circa due metri carichi di materiale crudo, biscottato, smaltato ordinato su piastre impilate. Procedo anch’io con ritmi serrati, occorrono diverse giornate per riuscire a terminare un’opera, in queste settimane ad esempio sto realizzando d’ORO e ORObianco, la Galleria Melesi mi ha coinvolta nel progetto “Corporate Art” organizzato dalla PptArt e dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma, sede dell’esposizione, e la scadenza è molto vicina!
La tua sarà un’estate fitta di impegni e progetti importanti…
Oltre al progetto alla GNAM di Roma di cui ti ho parlato poco fa poi, sarò presente con alcune opere al Museo Bernareggi di Bergamo all’interno di un progetto espositivo collegato anche ad attività di laboratorio per un pubblico giovanissimo; dal 12 al 14 giugno invece AccaAtelier – Studi Aperti a Torino e poi a luglio Installazioni per le città d’Europa. MI-TO.
Il mondo in una tazza. Storie di porcellana
a cura di Cristina Maritano
con un’installazione di Matilde Domestico
30 gennaio – 28 giugno 2015
Palazzo Madama
Piazza Castello, Torino
Orari: martedì – sabato 10.00 – 18.00 domenica 10.00 – 19.00
Info: +39 011 4433501
www.palazzomadamatorino.it