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FIRENZE | Riva dell’Arno – Le Murate | dall’8 giugno 2016

Intervista a STUDIO++ di Simone Rebora

Collocandosi idealmente nella tradizione tutta italiana degli “studi” per l’arte, Studio++ si è affermato negli ultimi anni come uno dei collettivi più attenti alle questioni calde della contemporaneità. Partendo dall’architettura e dalle nuove tecnologie, il gruppo fiorentino (composto da Fabio Ciaravella, Umberto Daina e Vincenzo Fiore) ha sviluppato una ricerca sempre più attenta alle tematiche sociali e ambientali, tramite un approccio peculiarmente processuale. Li abbiamo intervistati in occasione del rinnovo di un progetto (Terzo giardino) che riassume con efficacia questa vocazione.

Terzo giardino - Riva dell’Arno, Firenze, Intervento nello spazio pubblico, 2016

Terzo giardino – Riva dell’Arno, Firenze, Intervento nello spazio pubblico, 2016

Lo scorso 8 giugno, nell’ambito del Progetto RIVA a cura di Valentina Gensini, è stata inaugurata a Firenze la vostra opera Terzo Giardino. Uno spazio di 10.000 mq sulla riva sinistra dell’Arno, concepito come “un parco pubblico stagionale” aperto alla fruizione di tutti. Ci potreste raccontare quali obiettivi e quali ideali hanno dato vita al progetto?
Il nostro è un intervento che riqualifica una grande area sulla riva del fiume con un gesto simbolico: questo è l’obiettivo più immediato. Terzo Giardino ha due riferimenti fondamentali: uno teorico che richiama il Terzo Paesaggio di Clément e la sua relazione tra vegetazione spontanea e metafora politica; un altro formale ai Giardini dei Semplici ed al giardino all’italiana.
Poiché viene realizzato per sottrazione, ovvero tracciando dei percorsi nella vegetazione abbandonata della riva d’Arno, di fatto mette in evidenza la bellezza di quello che riteniamo nel senso comune “terzo” appunto, di minore valore. La diversità biologica che caratterizza la vegetazione spontanea viene valorizzata da un impianto architettonico che permette ai cittadini di osservarla. Questo rapporto diventa più forte a Firenze: la città della bellezza misurata. Di fatto è sì uno spazio pubblico della città, ma anche un luogo per riflettere attraverso il paesaggio su temi sociali e politici: rimane anche per questo un’opera d’arte.

Terzo giardino - Riva dell’Arno, Firenze, Intervento nello spazio pubblico, 2016

Terzo giardino – Riva dell’Arno, Firenze, Intervento nello spazio pubblico, 2016

Ma quello dell’8 giugno non è stato un vero e proprio vernissage, perché Terzo Giardino era già comparso per due volte sulla riva dell’Arno. In entrambi i casi, però, la vostra opera era andata incontro a una prematura “cancellazione”. In quali circostanze si è ripetuto l’inconveniente, e come lo avete interpretato?
Nelle due edizioni precedenti il giardino è stato raso al suolo per errori diversi: una prima volta per un allarme incendio inesistente, una seconda volta invece è stato falciato per un problema di comunicazione con chi gestisce la manutenzione ordinaria dell’area. Questi fatti ci hanno però portato a riflettere su alcuni problemi dell’arte nello spazio pubblico, come per esempio quelli del rapporto con le amministrazioni che hanno la competenza e responsabilità dei luoghi su cui poi le opere insistono. Abbiamo capito, ad esempio, che il nostro errore era stato di dialogare con una sola delle istituzioni che si occupano del fiume. Quest’anno quindi abbiamo creato una collaborazione più ampia con Regione, Comune, Autorità di Bacino ed altre realtà interessate al fiume e alle sue sponde per creare un riconoscimento graduale e una concreta fattibilità del lavoro anche in prospettiva futura. Su questo teniamo a dire che abbiamo incontrato grande disponibilità da parte di tutti e voglia di darci una mano, ma le leggi e la struttura amministrativa sono ancora un po’ pesanti e poco adatte a certi interventi. Crediamo ad ogni modo che in questo processo l’artista debba entrare con tutte le scarpe, per assumersi delle responsabilità concrete, superare i confini settoriali e lasciare al territorio il proprio lavoro, non solo nei termini concreti dell’opera d’arte, ma anche nella costruzione di una cultura dell’arte per lo spazio pubblico, dimostrando che l’arte contemporanea interessa e migliora le vite quotidiane e che in qualche modo è un servizio culturale e politico verso la società.

Come si evolverà il progetto nei prossimi mesi?
All’intervento sulla riva dell’Arno, quest’anno abbiamo aggiunto due parti che hanno luogo alle Murate a Firenze, dove siamo in residenza: un archivio aperto al pubblico che raccoglie riferimenti teorici, disegni, esperienze passate ed altre informazioni sul fiume visto attraverso il filtro del nostro lavoro; ed un ciclo di incontri con esperti che stanno affrontando nella loro ricerca temi che vorremmo approfondire per la nostra.
Tanto l’archivio quanto gli incontri sono uno strumento di studio e un’ulteriore apertura della nostra ricerca alla città. Abbiamo invitato biologi che condurranno workshop, abbiamo creato dei momenti di incontro interdisciplinare tra sociologi, studiosi d’arte e ancora biologi, politici e docenti universitari. L’idea è di affrontare il problema sotto molti punti di vista, almeno quelli che finora siamo riusciti a vedere.
Anche queste attività, come il Terzo Giardino, fanno parte di RIVA, il progetto focalizzato sulla riqualificazione e rivalorizzazione delle rive dell’Arno diretto da Valentina Gensini, grazie al quale tutto è iniziato.

Il giardino cancellato - Architettura elisa per Largo Annigoni, Firenze, Intervento d’arte nello spazio pubblico (reverse graffiti), 2015

Il giardino cancellato – Architettura elisa per Largo Annigoni, Firenze, Intervento d’arte nello spazio pubblico (reverse graffiti), 2015

L’immagine del giardino e il processo per sottrazione riportano direttamente a un altro vostro progetto, Il giardino cancellato, presentato lo scorso anno nell’ambito dell’Estate Fiorentina. Che cosa vi porta a interessarvi a queste modalità d’intervento e in quali forme le avete finora declinate?
Siamo interessati al dinamismo infinitesimo delle cose, anche di quelle che sembrano più inerti, e il contributo delle nostre esistenze in questo movimento inevitabile.
Il Giardino Cancellato è stato un intervento temporaneo all’interno di un grande vuoto urbano che noi abbiamo svuotato ancora un po’ di più con la tecnica dell’idropulitura. Era una sorta di spazio teorico, di segno che mostra il tempo; un segno che nella sua graduale scomparsa mostrava la stratificazione continua della vita negli spazi pubblici di cui anche i nostri gesti più distratti fanno parte.
Avevamo già lavorato sulla cancellazione, a partire dal 2012 quando su un muro, usando una gomma, abbiamo cancellato una data. Da quel momento l’accumulazione diventava di nuovo evidente fino a quando avrebbe raggiunto un climax con il resto della parete. Quell’accumulazione era una traccia, ineffabile ma provata, della vita che trascorreva in quelle case, in quegli spazi. Era paradossalmente una dimostrazione di vitalità.
Lo stesso accade con il Giardino Cancellato che riattiva l’accumulazione di uno spazio della città, lo rende evidente usando un archetipo formale e strumentali della vitalità: la relazione tra acqua e giardino arabo.

Il giardino cancellato - Architettura elisa per Largo Annigoni, Firenze, Intervento d’arte nello spazio pubblico (reverse graffiti), 2015

Il giardino cancellato – Architettura elisa per Largo Annigoni, Firenze, Intervento d’arte nello spazio pubblico (reverse graffiti), 2015

A fronte di questo percorso di ricerca, un problema con cui vi confrontate necessariamente è quello della “presentabilità” delle opere. Intendo: quanto queste risultino appetibili per i collezionisti, o facilmente gestibili per musei e gallerie. Come vi confrontate con questa problematica? Ci sono stati dei momenti in cui ha veramente pesato sul vostro modo di lavorare?
Certo, è una questione aperta nella nostra ricerca. La prima risposta a questa domanda è: sì, ha pesato sul nostro lavoro, ma è anche ovvio che per chi come noi non possiede una sola tecnica, ma un meta-strumento come il progetto, questo problema è quasi naturale. Di fatto da un po’ di tempo stiamo discutendo su come, tanto gli interventi nello spazio pubblico, quanto le opere web ad esempio, possano concretizzarsi in opere toccabili, possedibili e vendibili. Uno dei grandi temi è se il percorso dell’opera, la ricerca dietro ogni lavoro, sia parte dell’opera stessa e quindi esponibile, o solo una documentazione.

Studio++ nasce precisamente dieci anni fa a Firenze. Al di là di bilanci e consuntivi, quanto potete dire che sia cambiato (se è cambiato) il vostro approccio al “fare arte”? Vi sono aspetti (sul piano teorico, metodologico, o puramente processuale) nei quali avete meglio percepito un’evoluzione in corso?
Certo difficile fare autoanalisi e soprattutto evitare luoghi comuni. Se qualcosa è veramente cambiato è il tipo di lavoro di gruppo che con il tempo si è fatto meno “radicale”. Paradossalmente oggi sperimentiamo più che agli inizi, accettiamo di parlare con critici e curatori di ricerche in corso, vediamo un percorso di maturazione dell’opera nel tempo ed i passaggi formali e di contenuto come necessari.

Navigare - Installazione web, video live in streaming, 2012

Navigare – Installazione web, video live in streaming, 2012

Per chiudere come di consueto sui nuovi progetti, mi limito a chiedervi qualche anticipazione in rapporto ad alcune tematiche-chiave. In primo luogo, l’evoluzione tecnologica.
Una a cui teniamo molto è l’evoluzione del progetto web Navigare, su cui stiamo lavorando per capire come un’installazione web possa assumere una matericità che la renda unica e tangibile.
Un’altra direzione di ricerca che stiamo affrontando riguarda le cellule fotovoltaiche come materiale della contemporaneità in relazione ai simboli sacri. Come nel passato l’argento o l’oro sono stati materiali per i simboli sacri, così crediamo che oggi sia interessante usare le cellule fotovoltaiche come significante da articolare partendo dal suo rapporto con l’energia. Ne stiamo parlando con un museo e speriamo presto di iniziare la ricerca con un’applicazione concreta.

In secondo luogo (ma affatto secondario) viene il rapporto con il pubblico, in parallelo al vostro costante impegno nelle questioni socio-politiche dell’attualità.
Proprio in questa esperienza sulle cellule fotovoltaiche speriamo di coinvolgere anche la comunità di persone interessate dal lavoro. Sempre in relazione alle condizioni, crediamo che il rapporto con il pubblico debba essere onesto, e per fare questo l’artista debba accettare dei rischi, anche dei fallimenti.
Tuttavia dall’altra parte è assoluta demagogia per certi linguaggi delle arti visive, lasciare completamente il lavoro alla decisione collettiva. Ad un certo punto l’artista deve ritirarsi e trarre le proprie conclusioni. In questo momento scatta la responsabilità ed il rischio dell’opera: è davvero una condizione difficile da accettare, che però bisogna avere presente prima di iniziare dei percorsi poetici.

Studio++
Terzo Giardino

a cura di Valentina Gensini
Dall’8 giugno 2016

Riva dell’Arno

Lungarno Serristori, Firenze
Ingresso libero
Le Murate. Progetti Arte Contemporanea

Piazza delle Murate, Firenze

Aperto dal martedì al sabato 14.00-20.00,

Info: 055 2476873

info.pac@muse.comune.fi.it
www.studioplusplus.com

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