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MILANO | La Triennale di Milano | Fino al 20 agosto 2017

di MATTEO GALBIATI

Spetta a settanta artisti provenienti da quaranta paesi del mondo il compito di raccontare, attraverso la complessità e la varietà delle loro opere, la tensione interculturale che attanaglia il nostro presente nella grande – complessa seppur intensa – mostra che occupa due piani del palazzo della Triennale di Milano. L’abile regia del curatore Massimiliano Gioni riesce a tessere un percorso immersivo ed emotivamente stimolante che non si limita mai ad essere resoconto di una cronaca scomoda, ma prova a suscitare riflessioni, critiche nel visitatore che, percorrendo gli spazi della mostra, viene spinto ad analizzare diversamente le urgenze dei temi proposti e suscitati, senza mai restarne indifferente.

Runo Lagomarsino, Mare Nostrum, 2016, neon sign, 26.50x250 cm Courtesy Francesca Minini, Milan and Collection Agovino, Naples

Runo Lagomarsino, Mare Nostrum, 2016, neon sign, 26.50×250 cm Courtesy Francesca Minini, Milan and Collection Agovino, Naples

Storie diverse di fughe e di disperazioni, di migrazioni cercate e forzate, dell’aspirazione dei sogni e delle sconfitte delle attese, s’intrecciano in modo indissolubile dimostrando quel ripetersi di vicende che, in tempi e latitudini divise, con motivazioni differenti, hanno sempre connotato la storia dei popoli.
Lo scenario del mondo attuale viene dominato dallo scontro di culture, dalla crisi globale e dalle spinte migratorie che – economiche o politiche non importa – ci devono costringere a riconsiderare l’insieme dei nostri valori che non devono soccombere davanti alle dure prove che il presente ci impone. Questa mostra ci mette nella condizione di un’esule che peregrina attraverso i principali scenari delle diverse latitudini geopolitiche delle cronache attuali, spingendo l’animo di chi osserva a superare l’inquadramento metaforico offerto dalle opere, per diventare uditore di quegli vicende di cui spesso ha una lettura distorta o viziata.

Terra inquieta, veduta della mostra (Francis Alÿs, Untitled (Studio per / Study for Don't Cross the Bridge Before You Get to the River), 2006-2009, installation composed of thirty shoe-boats and one mirror: glass, leather, wood, foam, thread, plastic, corrugated plastic, fabric and steel, 120x100x325.4 cm Courtesy Francis Alÿs and David Zwirner, New York/London), La Triennale, Milano © Foto Gianluca Di Ioia

Terra inquieta, veduta della mostra (Francis Alÿs, Untitled (Studio per / Study for Don’t Cross the Bridge Before You Get to the River), 2006-2009, installation composed of thirty shoe-boats and one mirror: glass, leather, wood, foam, thread, plastic, corrugated plastic, fabric and steel, 120x100x325.4 cm
Courtesy Francis Alÿs and David Zwirner, New York/London), La Triennale, Milano © Foto Gianluca Di Ioia

La Terra Inquieta assolve una missione importante che, proprio grazie alla sincerità orientata dell’arte, rende una nuova interpretazione a quei dati che ciascuno sente in modo singolare: il merito è quello di fornire altri punti di vista, altre prospettive d’analisi di questi fenomeni complessi e strutturali che non possono essere banalizzati con le retoriche di comodo.
L’artista si fa il vero testimone oculare di queste storie umane che, in molti casi, sono espressione di esperienze dirette, immediate, di prima mano, reali e tangibili, proprio perché vissute in prima persona. Non ci sono fatti visti da lontano, vissuti con la logica giornalistica dell’inviato sul campo, le vicende sono sentite vicine. Ecco allora che sull’arte puo’ tronare a ricadere quell’impegno non solo descrittivo, ma anche umanamente emotivo di interpretare i fatti del mondo e non di spegnersi nell’edulcorazione di estetiche intellettuali. Le opere provengono dal campo, dal luogo dei fatti e l’arte diventa una necessaria e urgente esigenza di testimoniare, di documentare e di immaginare altri confini.

John Akomfrah, Vertigo Sea, 2015, three channel HD colour video installation, 7.1 sound, 48'30'’, installation view, 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 2015 © Smoking Dogs Films Courtesy Lisson Gallery

John Akomfrah, Vertigo Sea, 2015, three channel HD colour video installation, 7.1 sound, 48’30’’, installation view, 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 2015 © Smoking Dogs Films Courtesy Lisson Gallery

Merito della mostra è anche quello di incorporare al suo interno una serie di documenti reali, storici, oggetti concreti che legano le opere e gli altri materiali in modo indelebile e diretto alla verità dei fatti, alla tangibilità delle storie e delle esistenze. Alle urgenze che muovono le esistenze di altri uomini.
Questa mostra guida lo sguardo e lo spinge, quindi, a non farsi refrattario all’apertura all’altro, aiuta – credo sia un nobilissimo risultato – a non sentire solo la grande storia, ma ci sensibilizza a coglierne le sue voci particolari, quella dei singoli uomini che la scrivono con le loro esistenze particolari. Altri uomini che incontrano altri uomini, culture diverse che si confrontano e integrano, che si dovrebbero scoprire rispettandosi. Dove l’accoglienza, prima che materiale, debba poter essere un fattore culturale, soprattutto per chi riceve chi fugge, e non la pretesa del contrario.

La terra inquieta
a cura di Massimiliano Gioni
promossa da Fondazione Nicola Trussardi e Fondazione La Triennale di Milano
direzione Artistica Settore Arti Visive Triennale Edoardo Bonaspetti

28 aprile – 20 agosto 2017

La Triennale di Milano
Viale Alemagna 6, Milano

Orari: da martedì a domenica 10.30-20.30; lunedì chiuso

Info e biglietti: +39 02 724341
info@triennale.org
www.triennale.org
www.fondazionenicolatrussardi.com

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