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Scultura e Memoria. Leoncillo, i Caduti e i Sopravvissuti | Mimesis Edizioni

Intervista a LUCA BOCHICCHIO di Livia Savorelli

Un saggio dedicato ad un “pezzo” della storia di Albissola, mio paese adottivo, non poteva che destare in me grande attenzione ed entusiasmo, un po’ per l’immediata familiarità di un monumento che rifugge dalla consueta austerità e un po’ per l’eccezionale sintesi plastica di un grande scultore quale è stato Leoncillo.
Entriamo, quindi, con l’autore Luca Bochicchio nella «fenomenologia di questa innovativa scultura pubblica, antiretorica e antimonumentale, traslata su un piano di stringente attualità: il ciclo di morte e rinascita ingenerato dalle guerre passate e presenti, la memoria privata e collettiva, i problemi di conservazione delle opere d’arte all’aperto»…

Cover volume Scultura e memoria. Leoncillo, i Caduti e i Sopravvissuti di Luca Bochicchio. Mimesis Edizioni, 2016

Cover volume Scultura e memoria. Leoncillo, i Caduti e i Sopravvissuti di Luca Bochicchio. Mimesis Edizioni, 2016

Come nasce il tuo interesse da studioso nei confronti della figura e dell’opera di Leoncillo e l’idea di dedicare un saggio al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, sito sul lungomare di Albissola Marina (SV), indubbiamente un importantissimo esempio di opera pubblica nell’Italia del secondo dopoguerra?
Bisogna tornare al 2011, quando ho iniziato a occuparmi del progetto Museo Diffuso Albisola. Ad ogni tappa di sviluppo è stato studiato in modo più approfondito un particolare aspetto dell’incredibile patrimonio artistico di Albissola Marina, a cominciare dal Lungomare degli Artisti e proseguendo con Casa Jorn, fino ad arrivare al Monumento ai Caduti. Non si tratta soltanto dell’unica opera pubblica di Leoncillo ancora conservata ma anche del segno tangibile che testimonia il momento di passaggio dell’artista al linguaggio informale. Le inedite valenze ambientali, oltre che plastiche, ne fanno un’opera di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’arte pubblica. Inoltre, nel contesto di rivalutazione critica che la ceramica sta ottenendo in questi anni in Italia, la figura di Leoncillo assume nuovo rilievo per gli artisti e per gli storici dell’arte.

Per comprendere la novità del linguaggio di Leoncillo, occorre contestualizzare – anche in materia di scultura monumentale – quelli che erano gli stili della statuaria in essere nel secondo dopoguerra. Ricordiamo che già nel 1943, il grande Arturo Martini metteva mano allo scritto La scultura lingua morta (pubblicato nel ’45), inneggiando alla necessità di un profondo rinnovamento… Come Leoncillo approda alla ceramica e come concepisce il rapporto con questo medium?
Leoncillo è tra i pochi scultori consacrati alla storia dell’arte che hanno utilizzato la ceramica in modo esclusivo. Se pensiamo o parliamo di monumentalità non ci viene di certo in mente la ceramica, quanto il bronzo e il marmo. Anche per questo il suo approccio al monumento pubblico è stato innovativo: si pensi al Monumento alla Partigiana Veneta per i Giardini di Venezia (1957, distrutto da un attentato neofascista nel 1961) e allo stesso Monumento ai Caduti di Albissola (dello stesso anno). Leoncillo ha sempre ragionato e modellato in termini di colore, luce e spazio. Aveva ben presente la lezione di Arturo Martini ma anche gli interventi di Mirko nel Monumento alle vittime delle Fosse Ardeatine di Roma (1947), così come l’esempio di Lucio Fontana, al fianco del quale si ritrova alla Biennale di Venezia del 1954 con una sala personale. Fino al 1956 Leoncillo era riuscito, a volte con fatica, a condurre con la ceramica un lavoro di analisi e costruzione della figura: prima per masse e tensioni, poi per piani e per volumi, ma sempre sperimentando il rapporto tra colore, forma e spazio. Con il monumento di Albissola, ed è egli stesso a scriverlo nel suo diario, cambia il rapporto tra scultore e medium: sulla terra Leoncillo trasferisce ormai sofferenze e passioni sue, interiori. Nasce così la sua scultura informale, dove la ceramica effettivamente afferma il suo massimo valore plastico, poetico, espressivo.

Lucio Fontana e Leoncillo (Biblioteca comunale Carducci di Spoleto - Fondo Leoncillo)

Lucio Fontana e Leoncillo (Biblioteca comunale Carducci di Spoleto – Fondo Leoncillo)

Mi ha molto colpito, nella tua introduzione, il parallelismo  – nelle varie tappe della stesura del libro – con i drammatici attentati che si sono succeduti dal novembre 2015. Questi moderni “caduti” di una guerra invisibile, così come gli stessi sopravvissuti, appaiono così vicini ai Caduti e Superstiti di Leoncillo… Da qui la prima domanda: quanto è ancora attuale la visione di Leoncillo e del suo Monumento ai Caduti di tutte le guerre?
Tendiamo a dimenticare facilmente e a non considerare la storia, soprattutto quella recente, in termini di continuità col presente. Mentre scrivevo l’introduzione accadde la tragedia del camion sulla Promenade des Anglais a Nizza. Il monumento di Leoncillo, che ricorda appunto i caduti e i sopravvissuti di tutte le guerre, sta sullo stesso arco di costa che ha visto morire tante persone a Nizza la scorsa estate. Un artista come Leoncillo non realizza un’opera pubblica di questo genere pensando solo al passato; naturalmente è orientato al presente e al futuro, come visione, come sensazione, come illuminazione. Ricordo che quando ho iniziato a scrivere questo libro avevo sotto gli occhi le immagini della strage del Bataclan a Parigi, pochi mesi dopo è arrivata quella di Bruxelles. Naturalmente (e stupidamente forse) questi attentati mi colpiscono più di altri perché avvengono in città che tutti noi visitiamo abitualmente; ma ammetto che quando, da ligure adottato, mi avvicino alla riva del Mediterraneo non posso non pensare che su altre sponde dello stesso mare le stragi di civili sono quotidiane. Così la riflessione sui caduti e i superstiti del monumento si è fusa a quella sugli attuali sopravvissuti delle stragi in Europa e Medio Oriente, sulle vittime di questa guerra diffusa e imprevedibile. Non so se dopo le stragi naziste di Roma Leoncillo pensasse le stesse cose che oggi proviamo noi quando avvertiamo la guerra così vicina, di certo il mio pensiero sul suo lavoro è cambiato a causa di ciò che viviamo oggi: così l’opera d’arte è profondamente contemporanea.

Leoncillo, Monumento ai Caduti di tutte le guerre (part. Caduti), 1957. Lungomare di Albissola Marina (SV). Foto Gianluca Anselmo, Albisola

Leoncillo, Monumento ai Caduti di tutte le guerre (part. Caduti), 1957. Lungomare di Albissola Marina (SV). Foto Gianluca Anselmo, Albisola

Quanto è stato innovativo il modo di Leoncillo di concepire questa scultura commemorativa?

Leoncillo, Monumento ai caduti di tutte le guerre (part. Superstiti), 1957. Lungomare di Albissola Marina

Leoncillo, Monumento ai caduti di tutte le guerre (part. Superstiti), 1957. Lungomare di Albissola Marina

Invece che una struttura retorica, magari verticale e in bronzo, Leoncillo ha pensato una composizione allineata al flusso pedonale del lungomare di Albissola, priva di barriere tra spettatore e scultura, perfettamente aderente al paesaggio circostante, caratterizzato dall’orizzonte marino da un lato e dal profilo basso del paese dall’altro.
Ha poi realizzato due opere in ceramica ancorandole a un semplice (e per questo purissimo e durissimo in termini simbolici e visivi) blocco di cemento scalpellato. Così affermata, la ceramica esprime in maniera totalizzante la sua organicità, il suo essere medium caldo e tattile: interagisce con la luce e con lo spazio, vibra e restituisce sensazioni ed emozioni allo sguardo.
Il fregio orizzontale (cupo, violento e opaco) dei Caduti sconfina oltre il limite del basamento e ci porta a girare intorno, fino a scoprire il gruppo dei Superstiti (luminoso, aperto, dinamico, ma non privo di ombre) rivolto verso il mare. Nella sua stupenda recensione del 1958, Argan coglie pienamente il valore di questa inedita struttura commemorativa: nella continuità tra la vita e la morte, nell’inesorabile trasformazione della natura, nel nostro volgerci spontaneamente al futuro sta la vera alternanza del ricordo, il valore della memoria di chi non c’è più.

Particolare dei Caduti

Particolare dei Caduti

Come per ogni monumento, uno degli aspetti più importanti è la sua conservazione e la sua tutela. Quali sono le effettive problematiche riscontrate e come è possibile intervenire?
La conoscenza e quindi lo studio sono il primo passo per la tutela: soltanto rendendosi conto del significato e del valore (storico e presente) di un bene si può agire correttamente per conservarlo. La ceramica all’aperto si conserva in buono stato e anche a lungo nel tempo quando è greificata, che significa avere cotto ad altissime temperature particolari tipi di terre. Insomma oggi, rispetto agli anni ‘50, questi accorgimenti vengono presi più facilmente. All’epoca, invece, Leoncillo sceglieva ed utilizzava tecniche che egli sperimentava per il nobile scopo della sua ricerca e che non necessariamente rispondevano alle esigenze di conservazione: per quanto fosse un maestro nell’uso della terra era un artista, uno scultore, non un artigiano che anteponeva il risultato tecnico a quello espressivo. Tuttavia va detto che dai documenti inediti che ho studiato e pubblicato in questo libro si capisce come egli si ponesse anche il problema della conservazione a lungo termine della ceramica esposta all’aperto, per di più nel clima “nordico”, come diceva lui che lavorava a Roma.
Quindi i due fattori principali che da sempre hanno afflitto lo stato di salute di questo monumento sono la sua conformazione materiale originaria e il luogo di esposizione: in riva al mare e con la trafficata via Aurelia a pochi passi. Dopo un eccellente e lungo restauro condotto a Umbertide nel 2001, le sculture ceramiche sono state riposizionate nello stesso luogo senza però attuare i minimi accorgimenti per una buona conservazione a lungo termine: la manutenzione (interventi cadenzati di pulizia e consolidamento), un adattamento dell’ambiente circostante (penso alla palma che cresce a ridosso del monumento) e lo studio di strutture anche minime, di basso impatto visivo, a protezione soprattutto dalla pioggia e dal guano.
Oggi intervenire è senz’altro più complicato e costoso proprio a causa dell’assenza di una strategia di manutenzione, lacuna che purtroppo affligge buona parte del patrimonio artistico italiano all’aperto per ragioni contingenti ma anche di cultura amministrativa e gestionale.

Titolo: Scultura e Memoria. Leoncillo, i Caduti e i Sopravvissuti

Autore: Luca Bochicchio

Prefazione di: Stefania Petrillo

Editore: Mimesis

Collana: Archeologia, Arte e Società

Anno: 2016

Pagine: 190

Prezzo: Euro 18,00

Info: http://mimesisedizioni.it

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