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PIETRASANTA | GALLERIA GIOVANNI BONELLI | 7 maggio – 12 giugno 2022

Intervista a BEATRICE AUDRITO di Livia Savorelli

Per lo spazio più centrale della Galleria Giovanni Bonelli a Pietrasanta, che si affaccia sulla frequentatissima Piazza Duomo, la curatrice Beatrice Audrito ha ideato un format, dal titolo BACK AND FORTH che coniuga le due anime della galleria, attenta ad accogliere le varie progettualità dell’arte contemporanea così come a valorizzare quegli artisti che hanno rappresentato delle pietre miliari del Novecento.
Mentre è in corso il secondo episodio, incentrato sul dialogo tra Piero Dorazio e Matteo Montani, raggiungiamo Beatrice Audrito per approfondire con lei i contenuti del progetto…

Come nasce il format BACK AND FORTH ideato per la sede centrale a Pietrasanta, in piazza Duomo, della Galleria Giovanni Bonelli? Quali criteri e finalità costituiscono il fil rouge di questo “dialogo a posteriori” tra figure di spicco del panorama artistico italiano del secolo scorso e una generazione di artisti contemporanei (con particolare attenzione ai nati negli Anni ’70)?
Il progetto nasce dall’esigenza di dare a questo spazio – che si affaccia sulla piazza principale di Pietrasanta – una progettualità nuova, capace di coniugare la ricerca svolta in questi anni dalla Galleria Giovanni Bonelli nel campo dell’arte contemporanea con l’attenzione rivolta da sempre al Novecento Italiano. BACK AND FORTH propone un nuovo format espositivo che, di volta in volta, pone in dialogo un artista storico con un artista contemporaneo, mettendone in luce la visione comune, le affinità e le peculiarità della ricerca. La finalità di questo ciclo di mostre è quella di approfondire, attraverso la formula del dialogo, il lavoro di alcuni artisti contemporanei che, ponendosi in continuità con certe esperienze passate come quella dell’astrattismo, portano avanti una ricerca interessante aprendo la strada a nuovi esiti e possibilità estetiche.

BACK AND FORTH. Giulio Turcato Vincenzo Marsiglia, Galleria Giovanni Bonelli, Pietrasanta, Exhibition view, Ph Federico Gherardi

In questo percorrere “avanti ed indietro” il tempo, hai avviato il format nel marzo scorso con la doppia personale di Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma 1995) e Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo, Cosenza, 1972). A partire da una comune ricerca legata all’astrazione, quali caratteristiche estetiche e metodologiche ti hanno spinta a metterli in dialogo?
Il primo appuntamento poneva in dialogo Giulio Turcato, uno dei pittori più importanti dell’arte italiana del secondo dopoguerra e tra i principali esponenti dell’astrattismo informale, con Vincenzo Marsiglia, un artista contemporaneo appartenente alla nuova generazione astratta. Due artisti di generazioni diverse, accomunati però dalla stessa attitudine multidisciplinare e da un forte dinamismo progettuale che si esprime con assoluta libertà per giungere alla costruzione coerente di un proprio codice formale, rimanendo sempre aperti al nuovo. Un atteggiamento molto simile che, già alla fine degli anni Cinquanta, fa avvicinare Giulio Turcato al mondo della scienza e dell’industria sperimentando e introducendo nella pratica pittorica materiali nuovi: dalla sabbia ai colori fluorescenti per ottenere le superfici luminose dei Cangianti, alla gommapiuma utilizzata nella creazione delle Superfici Lunari fino all’uso della carta copiativa nelle Acropoli. Un modus operandi che si rintraccia anche nella produzione di Vincenzo Marsiglia, a cominciare dalle prime opere in feltro, realizzate ritagliando e applicando la stella a quattro punte – suo segno distintivo – sulla superficie del quadro per creare sentieri e itinerari che somigliano a mappe cromatiche dalla cosmologia giocosa. Un escamotage con il quale l’artista si libera dalla pratica pittorica per “fare pittura” con altri mezzi: dalla scultura all’installazione digitale, ricercando rapporti ed equilibri sempre nuovi che cambiano con il variare della luce e stimolano l’interazione del fruitore. Ricorrendo a una grande varietà di supporti e mezzi espressivi, i due artisti danno vita ad un mondo astratto dove forme, colori, luce e movimento non sono più meri strumenti narrativi ma divengono il contenuto stesso della loro arte.

BACK AND FORTH. Piero Dorazio / Matteo Montani, Galleria Giovanni Bonelli, Pietrasanta, Exhibition view, Ph Federico Gherardi

In questo nuovo episodio di BACK AND FORTH, protagonisti sono Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) e Matteo Montani (Roma, 1972). Nel loro dialogo, hai individuato come elemento unificatore una comune attitudine a trattare la superficie del quadro per “restituire una vibrazione profonda per risvegliare i sensi di chi guarda”? Puoi approfondire questo aspetto per noi?
Mentre in Piero Dorazio l’astrattismo si struttura in senso geometrico, organizzando rigorosamente lo spazio con linee o bande sovrapposte che attraversano la superficie pittorica, in Matteo Montani la pratica pittorica si risolve in un astrattismo più libero, ispirato al suo universo interiore. Pur muovendosi all’interno di due universi astratti molto diversi, Dorazio e Montani possiedono la stessa attitudine a trattare la superficie del quadro come un diaframma, una sorta di soglia percettiva capace di risvegliare i sensi di chi guarda. Una missione tanto cara a Dorazio, che nei suoi scritti del 1984 afferma che il quadro moderno deve rivolgersi ai sensi e trasmettere un’emozione primordiale, sottolineando come la funzione dell’arte sia proprio quella di risvegliare e mantenere vigili i sensi utilizzando i linguaggi più aggiornati. In Dorazio come in Montani, questa “ricettività dei sensi” è perennemente stimolata: nelle loro opere vi soggiace un’idea del “tutto scorre”, di una pittura che sembra muoversi nel tempo come nello spazio, un invito a guardare oltre la superficie per entrare in una dimensione altra.

Matteo Montani, Stazionari altrove, 2021, olio, polvere di bronzo e alluminio emulsionate su carta abrasiva montata su tela, cm 54×58. Ph Federico Gherardi

Ci puoi dare qualche anticipazione sui futuri sviluppi del format?
Il format riprenderà dopo l’estate. Se questi due primi appuntamenti hanno messo in evidenza la relazione tra due artisti appartenenti alla nuova generazione astratta con alcuni dei maestri dell’astrattismo del Novecento italiano ed europeo come Giulio Turcato e Piero Dorazio, il prossimo ciclo di mostre sposterà il focus sulla pittura figurativa contemporanea.

Matteo Montani, La Casa del pittore (prima e dopo), pigmenti e calce su calco in resina, 2022, Galleria Giovanni Bonelli, Pietrasanta, Ph Federico Gherardi.

BACK AND FORTH
Piero Dorazio / Matteo Montani

a cura di Beatrice Audrito

7 maggio – 12 giugno 2022

Galleria Giovanni Bonelli
P.zza Duomo 1, Pietrasanta

Info: pietrasanta@galleriagiovannibonelli.it
www.galleriagiovannibonelli.com

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