Entre Siempre y Jamás (Fra Sempre e Mai)
Padiglione America Latina – IILA (Istituto Italo-Latino Americano)
4 giugno – 27 novembre 2011
Titolo: Entre Siempre y Jamás (Fra Sempre e Mai)
Artisti: Leticia El Halli Obeid (Argentina), Narda Alvarado (Bolivia), Neville D ́Almeida (Brasile), Sebastián Preece (Cile), Gianfranco Foschino (Cile/Italia), Juan Fernando Herrán (Colombia), Sila Chanto (Costa Rica), Reynier Leyva Novo (Cuba), María Rosa Jijón (Ecuador), Walterio Iraheta (El Salvador), Regina José Galindo (Guatemala), Adán Vallecillo (Honduras), Julieta Aranda (Messico), Rolando Castellón (Nicaragua), Humberto Vélez (Panama), ClaudiaCasarino (Paraguay), Fernando Gutiérrez (Perù), David Pérez Karmadavis (Repubblica Dominicana), Martín Sastre (Uruguay), Alexander Apóstol (Venezuela), Alberto De Agostini (Italia), Christine de la Garenne (Germania), Olaf Holzapfel con Teresa, Mirta, Dionisia, Noelia e Luisa Gutiérrez della comunità indigena Wichi (Germania/Argentina), Bjørn Melhus (Norvegia/Germania)
Commissario: Patricia Rivadeneira
Commissario aggiunto: Alessandra Bonanni
Curatore: Alfons Hug
Co-curatori: Paz Guevara Patricia Rivadeneira
Allestimento: Paola Pisanelli Nero | www.neroarchitecture.com
Partner: Goethe-Institut
Luogo: Isolotto, Arsenale – 30122 Venezia
Info: +39/06 68492.225/246 (Segreteria Culturale Istituto Italo-Latino Americano)
www.iila.org
L’indipendenza latinoamericana in Laguna
Intervista a Patricia Rivadeneira e Alessandra Bonanni
In dirittura d’arrivo della 54. Biennale di Venezia, l’IILA si sta preparando a Entre Siempre y Jamás (Fra Sempre e Mai). Una selezione di artisti, latinoamericani ed europei, invitati dall’’IILA su selezione di Alfons Hug ad esporre in Laguna celebrando una ricorrenza importante. Per avere qualche anticipazione in merito abbiamo posto due domande ad Alessandra Bonanni (Coordinatore Segreteria Culturale, Commissario Aggiunto Padiglione America Latina-IILA) e a Patricia Rivadeneira (Commissario Padiglione America Latina-IILA, Segretario Culturale IILA)
Ginevra Bria: Quest’anno com’è cambiato lo spazio dedicato all’IILA in Biennale? Quanti sono gli artisti chiamati a produrre le opere in loco?
Alessandra Bonanni: L’IILA per questa 54. Esposizione Internazionale d’Arte espone, per la prima volta, nello spazio dell’Isolotto, lo spazio più antico dell’Arsenale, che richiede un allestimento impegnativo vista la sua vetustà. Grazie al progetto curatoriale e al progetto di allestimento abbiamo esaltato la valenza storica dello spazio, creando un dialogo fra il luogo storico e le opere, fra la storia della città di Venezia e la storia del continente latino americano, vista la tematica affrontata della mostra Entre Siempre y Jamás, che ripercorre attraverso l’arte contemporanea le luci e le ombre di duecento anni di storia dell’America Latina.
Rispetto a due anni fa, i lavori degli artisti prescelti sottolineeranno maggiormente il Bicentenario dell’Indipendenza latinoamericana. Avete ricevuto, per questo motivo, maggiori disponibilità/sostegni economici e dunque una maggiore opportunità di visibilità, oppure la crisi ha comunque messo a dura prova il vostro impianto organizzativo?
A.B.: Gli spazi dell’Arsenale sono stati assegnati all’IILA nelle ultime edizioni della Biennale d’Arte grazie all’alto livello dei Padiglioni curati da Irma Arestizábal, unitamente alla qualità della produzione e dell’allestimento. Il Padiglione dell’IILA si è dunque affermato negli anni come un punto d’incontro del meglio della produzione artistica della regione latinoamericana. Allo stesso tempo, anche in virtù della natura e dello scopo istituzionale dell’IILA, il suo spazio alla Biennale è una vetrina e un terreno di scambio privilegiato che favorisce l’affermazione di artisti latinoamericani sulla scena dell’arte internazionale. Un esempio per tutti è quello di Wilfredo Prieto, che ha esposto nel Padiglione America Latina – IILA Territorios alla 52. Esposizione Internazionale d’Arte (2007), vincitore del Premio Cartier nel 2008. Per quanto riguarda gli impegni economici che l’IILA deve affrontare per la realizzazione del Padiglione America Latina, è da sottolineare che l’IILA, essendo un organismo internazionale senza scopo di lucro, deve necessariamente contare sulla partecipazione e sui contributi di diversi enti e imprese.
Nell’anno del Bicentenario dell’indipendenza latinoamericana, il passato e il contemporaneo si avvicinano; periferia e megalopoli si incontrano. In questa edizione dunque come emergono le dimensioni spaziali rispetto a quelle temporali? Potrebbe fare alcune anticipazioni al riguardo?
Patricia Rivadeneira: Il forte contrasto fra le metropoli, i territori e le comunità dei popoli nativi segna l’America Latina contemporanea. Nella mostra troviamo una metropoli come Città del Messico stranamente deserta (Bjørn Melhus, Hecho en México [Fatto in Messico]), le comunità indigene documentate da Neville D’Almeida e Alberto Maria De Agostini o il viaggio in treno dell’argentina Leticia El Halli Obeid attraverso una Buenos Aires di grattacieli che, a poco a poco, lascia il posto a una periferia abbandonata e rurale. Un altro esempio sono le case costruite dalle famiglie dei salvadoregni emigrati e ispirate a riviste di “case e decorazioni”, che modificano il paesaggio rurale nel quale s’inseriscono, trasformandone il profilo in maniera bizzarra (Walterio Iraheta, serie fotografica Faraway Brother Style [Stile Fratello Lontano]). Entre Siempre y Jamás è un atto di riconoscimento di questa sorprendente realtà temporale composta di sovrapposizioni, che offre un’immagine e una elaborazione del passato storico repubblicano che si può apprezzare solo attraverso lo sguardo critico del presente e del futuro
Il percorso espositivo disegnerà una cartografia che segue il filo di una drammaturgia geografica e consente a diversi Paesi del continente di sfilare davanti ai nostri occhi. Puoi fare qualche esempio di come il territorio latinoamericano verrà rievocato e rappresentato?
P.R.: La ricerca della maggior parte degli artisti ha come punto di partenza la lettura della Carta de Jamaica (Lettera di Giamaica) di Simón Bolivar. Entre Siempre y Jamás presenta una panoramica continentale che sposa il sogno bolivariano dell’unità della regione latinoamericana. Molti degli artisti partecipanti hanno attraversato il Continente esplorando i propri Paesi di origine o altri territori, per realizzare le opere della mostra, che risulta così organizzata secondo tre assi tematici: l’eredità indigena, la storia rivisitata e la precarietà del contemporaneo. In alcuni lavori gli artisti riflettono sui conflitti territoriali e socio politici, come il video Estructura completa (Struttura Completa) di David Pérez Karmadavis, che racconta la dipendenza reciproca fra Haiti e la Repubblica Dominicana. Un’isola con due nazioni che, per sopravvivere, devono camminare unite. L’ecuadoriana María Rosa Jijón nel suo video prende le parti degli indigeni del bacino del Rio delle Amazzoni di fronte al progetto multinazionale di un’idrovia che attraversa il fiume fra Manta e Manaus. In questo caso si evidenzia la precarietà del Continente che ancora non ha definito i limiti della politica sviluppista e che confonde il progresso con uno sviluppo non sostenibile. Un altro aspetto della mostra si riferisce a un Continente che non smette mai di essere colonizzato, nonostante i duecento anni di indipendenza. Abbiamo inserito nell’ambito dell’asse storico il lavoro Looting (Saccheggio) di Regina José Galindo, che torna sul tema di un corpo sociale che si lascia dominare, invadere, abusare. L’artista si fa applicare otturazioni di oro guatemalteco nei denti, oro che successivamente viene estratto da un dentista tedesco, evocando l’idea del saccheggio ai danni della civiltà pre-ispanica, che al giorno d’oggi continua a ripetersi attraverso il controllo delle multinazionali.
In alto, da sinistra:
Fernando Gutiérrez (Perù), “De Lima a Talcahuano”, 2009, fotografia digitale in formato video, courtesy l’artista e Gallería Lucía de la Puente, Lima
Alberto Maria De Agostini (Italy), “Donne Selk’nam”, 1915 circa, fotografia, lastra su vetro, courtesy Museo Salesiano Maggiorino Borgatello, Punta Arenas, Cile
In centro, da sinistra:
Narda Alvarado (Bolivia), “Politeísta Ecléctico Fiestero Eterno Cotidiano”, 200, video-animazione e disegni ritoccati in digitale, colore, audio 16:20 min, courtesy l’artista
Humberto Vélez (Panama), “La más Bella”, 2010, fotografie in formato video, documentazione di performance realizzata in collaborazione con la comunità Cristo del Consuelo, Cuenca e la comunità Ingapirca, Cañar, Ecuador, photocredit Byron Leiva, courtesy l’artista
In basso, da sinistra:
Regina José Galindo (Guatemala), “Looting”, 2010, video, prodotto da Haus der Kulturen der Welt, Berlino e prometeogallery di Ida Pisani, Milano/Lucca, photocredit Marlon García, Guatemala, courtesy l’artista e prometeogallery di Ida Pisani, Milano/Lucca
María Rosa Jijón (Ecuador), “Paradoja Manta Manaos”, 2009, video, colore, audio 5:38 min, courtesy l’artista