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MILANO | GAM, Galleria d’Arte Moderna di Milano | Fino al 14 febbraio 2016

di CRISTINA CASERO

Allo scultore Adolfo Wildt (1868-1931), milanese per nascita e per formazione, attore protagonista della scena artistica del capoluogo lombardo tra gli Anni Dieci e Venti del secolo scorso, è dedicata una ricca e suggestiva rassegna, allestita negli spazi della Villa Reale di Milano e realizzata dalla Galleria d’Arte Moderna in collaborazione con i Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi, dove la scorsa primavera Wildt è stato celebrato con una grande mostra.

Adolfo Wildt (1868 – 1931). L’ultimo simbolista, veduta dell'allestimento, GAM, Galleria d’Arte Moderna di Milano, Milano

Più di cinquanta sculture – in gesso, marmo e bronzo, tutti i materiali con cui ha lavorato l’artista –, insieme a bellissimi e meno noti inchiostri su pergamena di chiara inflessione simbolista, restituiscono un quadro approfondito dei modi dell’autore. Essi mettono in chiara evidenza l’originalità del suo fare, in un continuo gioco di rimandi e paralleli, di richiami iconografici e linguistici, ben sottolineati anche dall’allestimento, decisamente fitto, ma dinamico. La mostra, per altro, costituisce non soltanto l’occasione per ammirare compiutamente il lavoro dell’artista, ma offre anche la possibilità di vedere opere abitualmente conservate nei depositi del museo milanese: esse, infatti, costituiscono il nucleo principale dell’esposizione, la cui ricchezza è garantita anche dalla presenza di interessanti pezzi, provenienti da importanti istituzioni museali italiane e da prestigiose collezioni private.
Sin dalla prima sala, però, ci si accorge che non si tratta semplicemente di una raccolta di capolavori, bensì di una mostra che vuole offrire una visione approfondita della ricerca di Wildt, puntando su nuclei tematici coerenti e raffronti puntuali. Si possono ammirare le sculture più famose di uno dei maestri assoluti dell’arte statuaria in Italia, apprezzando la sua personale maniera, non senza cogliere  – procedendo nel serrato percorso – i nessi, i caratteri ricorrenti, in taluni casi gli scarti anche minimi, intorno ai quali si stringe in rara coerenza il corpus dell’artista, “l’ultimo simbolista”.

Adolfo Wildt, Vir temporis acti, GAM, Milano (archivio GAM)

La mostra si chiude con una sala dedicata agli amici dell’autore e ai suoi allievi dell’Accademia di Brera, dove Wildt insegnò scultura per molti anni, assumendo pure per questa via un ruolo centrale nella cultura visiva meneghina, tanto che intere generazioni di scultori si sono formati sotto il suo magistero; tra questi spiccano due figure del calibro di Lucio Fontana (1899-1968) e Fausto Melotti (1901-1986), che sempre hanno riconosciuto al maestro grandi meriti, anche sul piano didattico ed educativo. Lo stretto rapporto che legava Wildt a Milano è ribadito anche dalle opere dell’autore che sono disseminate in città, da via Serbelloni a via Cappuccini, e in alcuni importanti luoghi di cultura meneghina, dall’Università (Statale e Cattolica) al Teatro alla Scala, senza contare le sepolture firmate dall’artista in quel museo di scultura a cielo aperto che è il Cimitero Monumentale.

Adolfo Wildt (1868 – 1931). L’ultimo simbolista
a cura di Beatrice Avanzi, Ophélie Ferlier, Fernando Mazzocca e Paola Zatti
con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie, Parigi
partner UBS
in collaborazione con Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, FAI Fondo Ambiente Italiano, Touring Club Italiano
catalogo Skira

Fino al 14 febbraio 2016

GAM, Galleria d’Arte Moderna di Milano
via Palestro 16, Milano

Orari: da martedì a domenica 9.00-17.30; lunedì chiuso; giovedì apertura prolungata alle 22.30 in occasione di conferenze, visite guidate e iniziative
Ingresso incluso nel biglietto alla GAM intero €5.00; ridotto €3.00

Info: +39 02 45487400 – 88445947
galleriadartemoderna@operadartemilano.it

www.gam-milano.com

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